Addio alle cooperative, il futuro dei servizi sociali è "Messina Social City"

Addio alle cooperative, il futuro dei servizi sociali è “Messina Social City”

Francesca Stornante

Addio alle cooperative, il futuro dei servizi sociali è “Messina Social City”

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lunedì 29 Ottobre 2018 - 07:59

L'amministrazione De Luca ha le idee chiarissime: chiudere con il sistema delle cooperative e gestione diretta dei servizi sociali da parte del Comune. Per farlo sarà costituita una nuova azienda speciale

Si chiamerà “Messina Social City”, sarà un’azienda speciale, inizierà a lavorare con una previsione di 506 operatori e dal 1 gennaio 2019 dovrà essere pronta per gestire tutti i servizi sociali del Comune. Ecco come l’amministrazione De Luca internalizzeràuno dei settori più discussi e complicati di ogni stagione politica. Stop alle cooperative, ai bandi, alle gare d’appalto, agli affidamenti con il 100% di ribasso, stop alle incursioni esterne nei servizi sociali. L’obiettivo sarà inaugurare il 2019 con un modello di gestione totalmente nuovo che punta a chiudere una pagina lunghissima dei servizi sociali messinesi.

Il “braccio armato” di questa gestione diretta sarà la nuova azienda speciale che l’amministrazione ha deciso di costituire: una sorta di ritorno a quell’Istituzione dei servizi sociali di qualche anno fa, una sorella minore dell’Arisme nata sotto l’amministrazione De Luca per il risanamento. Ovviamente dovrà essere di nuovo il consiglio comunale ad avallare questa scelta. Le idee però sono chiarissime e sono state enunciate dal sindaco durante le riunioni di questo tour de force che si è chiuso ieri sera. Il progetto di Messina Social City c’è già e, come si legge nella relazione, è la soluzione scelta da questa amministrazione per «soddisfare i reali e nuovi bisogni sociali e restituire credibilità ad un settore che ha sempre rappresentato il bancomat della politica e delle clientele anche sindacali».

Questo percorso prevede la garanzia di tutti i lavoratori che sono stati impiegati in questi anni nelle cooperative. E saranno anche valutare le posizioni di «coloro che negli anni sono stati pretestuosamente espulsi dal sistema per dare spazio ai raccomandati della politica e di qualche organizzazione sindacale».

Quindi stabilizzazione per tutti gli operatori, una nuova possibilità per chi negli anni è stato tagliato fuori, poi immediatamente mappatura dei servizi, revisione dei criteri di compartecipazione degli utenti, nuovo piano finanziario, riduzione del 35% dei costi attualmente sostenuti nel bilancio ma che saranno compensati con fondi extra- bilancio. «Si proverà a comprendere ed analizzare la natura di “nuovi bisogni” per dare vita ad un sistema sociale innovativo che non sacrifichi posti di lavoro» si legge ancora nella relazione. Sono questi i punti chiavec he porteranno alla nuova azienda speciale e alla nuova gestione dei servizi sociali.

Come cambieranno le spese dal sistema degli appalti alla nuova Azienda speciale? Anche questi aspetti sono stati inseriti nella relazione che presenta la Messina Social City. La previsione è di un risparmio del 20% sulla spesa destinata ai servizi sociali. I calcoli riportati dicono che il costo degli appalti per 12 e 18 mesi affidati dalla precedentemente amministrazione è stato di 18,2 milioni di euro, mentre internalizzando il servizio si avrà un costo di circa 15 milioni di euro, con una differenza quindi oltre 3 milioni, «generando un’economia di oltre 2 milioni l’anno a beneficio degli altri servizi comunali».

Messina Social City sarà sotto la forma giuridica di ente pubblico non economico, esattamente con l’Arisme, l’Agenzia per il risanamento. Quindi avrà un presidente, un Cda, un collegio sindacale, ma avrà un costo annuo che non supererà i 200 mila euro, così prevede l’amministrazione De Luca.

Scorrendo le azioni che si intendono mettere in atto nell’offerta dei nuovi servizi sociali gestiti direttamente dal Comune non spariscono i servizi tradizionali e, a differenza di quanto paventato in queste settimane, si punta a salvare tutto, anche la tanto discussa Casa Serena, per la quale si prevede la “riconversione dopo un’attenta analisi dei costi per la messa in sicurezza e dei bisogni della collettività”.

Tra le attività si parla di sportelli antiviolenza in ogni quartiere, più centri di aggregazione giovanile, potenziamento degli asili nido, doposcuola o sostegno nei compiti, attività educativa domiciliare dei minori, centri estivi per i ragazzi, assistenza domiciliare anziani limitata però a coloro che non sono in grado di soddisfare in modo autonomo le esigenze di vita quotidiana, centro diurno, servizio trasporto anziani, servizio pasti caldi a domicilio, assistenza domiciliare disabili, trasporto nei centri riabilitativi, gestione diretta del servizio mensa scolastica.

E’ questa la ricetta per i servizi sociali dell’amministrazione De Luca. La soluzione per «scardinare un sistema fatto di “mele marce” che negli anni hanno avvelenato il mondo dei servizi sociali».

Francesca Stornante

Un commento

  1. Ora leggendo quanto sopra, cari signori che c’erano prima e che ancora parlano ed arringano dal pulpito del giusto ( fossi picchi hannu u cabbuni bagnato), spiegatemi cosa c’è che non va’.

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