Gestione mafiosa dei beni confiscati, la Cassazione sugli Ofria

Gestione mafiosa dei beni confiscati, la Cassazione sugli Ofria

Alessandra Serio

Gestione mafiosa dei beni confiscati, la Cassazione sugli Ofria

sabato 05 Luglio 2025 - 07:30

Il blitz della Polizia lo scorso 14 febbraio, poi ad aprile il 41 bis per il boss Salvatore Ofria

Roma – Ci sono alcune novità nell’inchiesta sulla gestione mafiosa dei beni confiscati alla famiglia Ofria dopo il passaggio davanti alla Corte di Cassazione, che ha aperto uno spiraglio per la posizione, sotto il profilo cautelare, di due indagati. Si tratta dell’inchiesta sulla gestione in particolare dello “sfascio” Bellinvia, gestito dai familiari del boss del clan del Longano e messo sotto chiave dai giudici già dall’inizio del decennio scorso.

Riesame da rifare per Ofria e Munafò

Secondo la Suprema Corte infatti il Tribunale della Libertà deve riesaminare la misura cautelare decisa per il boss Salvatore Ofria e per Angelo Munafò a gennaio scorso, quando scattò il blitz. La Cassazione ha accolto il ricorso dei suoi legali, gli avvocati Salvatore Silvestro e Giuseppe Lo Presti, e annullato con rinvio il provvedimento del Riesame che aveva confermato l’arresto della Polizia alla fine dell’inchiesta sulla gestione dell’azienda. Annullamento con rinvio anche per Angelo Munafò, difeso dall’avvocato Silvestro.

“Blindate” le altre misure cautelari

Sono stati invece rigettati gli appelli di Domenico e Giuseppe Ofria, Luisella Alesci, Fabio e Paolo Fabio, mentre nei giorni scorsi la Cassazione aveva già detto no anche al ricorso di Tiziana Foti. Per tutti loro resta ferma la decisione del Riesame che aveva confermato tutti gli arresti effettuati dalla Polizia col blitz del 14 gennaio scorso.

Resta ai domiciliari l’amministratore giudiziario

Resta ai domiciliari anche Salvatore Virgilitto, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Catania e amministratore giudiziario della ditta Bellinvia-Ofria. Proprio il suo rapporto con gli Ofria e ill suo ruolo nella gestione è al centro dell’inchiesta della Direzione distrettuale anti mafia di Messina.

L’inchiesta

Secondo i magistrati il professionista nominato dal Tribunale si era messo a disposizione della famiglia che malgrado i provvedimenti giudiziari continuava ad operare in ditta tenendo una “cassa nera” degli incassi e facendo sì che il boss Salvatore Ofria potesse avere l’ultima parola sugli affari, malgrado fosse in carcere. L’uomo dallo scorso aprile è al 41 bis. Il carcere duro è stato disposto dal Ministro della Giustizia proprio dopo gli sviluppi dell’indagine.

Impegnati nelle difese anche gli avvocati Tino Celi, Francesco Scattareggia, Fabio Catania e Vittorio Manes.

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