Messinambiente e la liquidazione “fantasma”. Dal 2012 ad oggi è rimasto tutto fermo

Messinambiente e la liquidazione “fantasma”. Dal 2012 ad oggi è rimasto tutto fermo

Danila La Torre

Messinambiente e la liquidazione “fantasma”. Dal 2012 ad oggi è rimasto tutto fermo

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lunedì 17 Febbraio 2014 - 19:30

Adesso la palla è nelle mani dell’Amministrazione Accorinti che, per poter costituire una nuova società, dovrà necessariamente accompagnare Messinambiente alla liquidazione ed al definitivo scioglimento. L’ostacolo maggiore è rappresentato dal contenzioso con l’Ato3 e da quei crediti mai incassati

L’amministrazione Accorinti guarda avanti e programma la futura gestione dei rifiuti,che passerà dal Piano Aro e dalla società che , è ormai certo, prenderà il posto di Messinambiente.

Nelle ultime settimane, l’esecutivo di Palazzo Zanca ha più volte detto di voler definitivamente voltare pagine e scrivere una nuova storia per rendere efficiente ed economicizzare al massimo il ciclo dei rifiuti. Tuttavia, per programmare il futuro e chiudere definitivamente col passato è necessario portare a compimento la fase di liquidazione di Messinambiente, formalmente sancita nel febbraio 2012 ma mai realmente iniziata,come conferma il commissario liquidatore della società di via Dogali, Armando Di Maria, il quale attende adesso un input dalla giunta Accorinti.

Era il 3 Febbraio del 2012 quando il socio di maggioranza, il Comune, rappresentato dall’allora sindaco Giuseppe Buzzanca ed il maggior rappresentante di Messinambiente Spa, Armando di Maria, a quel tempo amministratore unico, deliberarono in Assemblea dei soci la liquidazione della azienda che dal 1999 si era occupata della raccolta rifiuti.

Come si legge dai verbali di quell’assemblea, fu Buzzanca a ritenere «indispensabile provvedere alla messa liquidazione della società» sia «sulla scorta della grave situazione patrimoniale», sia per le «rilevanti perdite d’esercizio» e in ultimo, ma non meno importante aspetto, per il «possibile esito negativo del giudizio in corso tra Messinambiente ed Ato Me3».

L’ex sindaco propose, quindi, «di sciogliere e mettere in liquidazione» la società di via Dogali, che, nelle more, avrebbe comunque continuato «l’attività ,nei limiti delle condizioni previste dalla legge e ciò in considerazione del fatto che la stessa fornisce… un servizio pubblico essenziale» . In quell’occasione Buzzanca rassicurò Di Maria anche sul mantenimento dei livelli occupazionali.

Posto che Messinambiente avrebbe potuto continuare la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti senza dover tagliare neanche un posto di lavoro, furono fissati dei paletti per la continuazione del servizio pubblico essenziale: innanzitutto, venne prevista la copertura dei costi da parte del Comune ed inoltre venne sottolineata «la necessità di effettuare il pagamento dei debiti relativi a fornitori abituali (carburante, gas, assicurazioni, officina, ricambi etc, all’Erario ed all’Inps per il pagamento rateale del debito concordato , necessari per l’ottenimento del DURC ed evitare il blocco dei pagamenti da parte di Equitalia) e soprattutto di quelli verso i lavoratori dipendenti per mensilità pregresse».

A tal proposito, l’ex sindaco Buzzanca si lanciò in una previsione/promessa che poi sarebbe stata smentita dai fatti e cioè che tali debiti avrebbero potuto essere « onorati con le disponibilità che la società avrebbe acquisito dall’incasso dei precedenti crediti per servizi prestati». Crediti che , per la cronaca, Messinambiente vantava , nello specifico, da Ato3 – con cui era già in corso un contenzioso per il riconoscimento di oltre 20milioni di euro – ed il Comune.

Da quel febbraio 2012, come spiega Di Maria, la società di via Dogali aspetta ancora quelle somme e nel frattempo ha dovuto coprire i debiti pregressi con i trasferimenti “ordinari”, producendo nuove perdite ed alimentando quel circolo vizioso che la liquidazione avrebbe dovuto interrompere per inaugurare una nuova stagione. Buzzanca non disse mai cosa ci sarebbe stato dopo Messinambiente, non ne ebbe il tempo perché il 31 agosto si dimise per correre alle elezioni regionali e lasciò tutto nelle mani del commissario straordinario Luigi Croce che, affiancato dall’esperto Nino Dalmazio, già amministratore giudiziario e poi amministratore unico di Messinambiente, non impresse alcuna novità .

Da giugno scorso, la palla è nelle mani dell’Amministrazione Accorinti, che –per poter costituire una nuova società – dovrà necessariamente accompagnare Messinambiente alla liquidazione ed al definitivo scioglimento. L’ostacolo maggiore è rappresentato ancora oggi dal contenzioso con l’Ato3 ,che resta in piedi insieme a tutte le diffidenze reciproche. Svanita praticamente nel nulla l’ipotesi di una transazione tra le due società che fanno capo al Comune, inizialmente perseguita dalla giunta Accorinti, un importante contributo poteva arrivare dall’approvazione della famigerata delibera di rientro dei debiti con l’Ato, che avrebbe consentito l’accesso al prestito della Regione. Dopo il “viaggio” ferragostano di andata e ritorno dal Consiglio comunale, del provvedimento però non c’è più traccia. E senza liquidità, anche la liquidazione di Messinambiente diventa un problema. (Danila La Torre)

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