Giovani messinesi mettetevi in cammino

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Giovani messinesi mettetevi in cammino

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martedì 02 Luglio 2019 - 09:02

Domenico Mazza racconta la sua esperienza nel cammino sulla via Francigena

È facile per chi vive nei grandi centri trovarsi presto nella monotonia: sapere addirittura che una giornata, soleggiata o piovosa che sia, andrà a finire in un modo e non in un altro. Per me, che svolgo nella mia città numerose ma poco faticose iniziative culturali o politiche, la percezione della monotonia si avverte poco o per nulla. Può accadere, all’improvviso, d’estate di un martedì qualunque, di un torrido pomeriggio d’agosto, giungere un messaggio che mai nessuno si sarebbe aspettato per il coraggio e la sorpresa che emanava: “Ciao Mimmo, ti chiamo per avvisarti, per correttezza di una cosa, visto che ti ho riempito la testa di Cammino e cammini. Alla fine ci sono andato, anzi ci sono venuto… sono arrivato oggi in Spagna e domani comincerò a camminare. Ci sentiamo presto!” Era Renzo, un mio carissimo amico, uno di quei tanti studenti che ho conosciuto durante la mia attività politico-universitaria alla facoltà di Giurisprudenza di Messina. Renzo si era convinto di dover intraprendere il Cammino di Santiago, il lungo percorso che i pellegrini del Medioevo intrapresero, attraverso la Francia e la Spagna, per giungere al santuario di Santiago di Compostela, presso cui ci sarebbe la tomba dell’Apostolo Giacomo il Maggiore. Nei mesi precedenti la sua partenza, mi parlò tanto di questa sua volontà, di intraprendere questo Cammino, di arricchire la propria vita, di uscire dalla routine fatta di studio e carrierismo. Per noi messinesi possono essere concetti duri o privi addirittura di sostanza. Ho sempre percepito in me e tra i miei concittadini, un attaccamento particolare alla comunità, alle “solite amicizie e compagnie” e accade, tra di noi, che giunto il week end, invece di sperimentare un fine settimana lontano e alternativo, magari in solitaria, si decide di raggiungere tutti insieme gli stessi luoghi, per ritrovarsi faccia a faccia, ancora una volta, come dal lunedì al venerdì.

Per me, da sempre consideratomi un “messinese doc”, l’alternativa propostami dal mio giovane amico mi ha invece davvero incuriosito e nel trascorrere delle settimane e dei mesi successivi sempre più forte si è fatta in me la voglia di intraprendere un cammino… in solitaria. Alla ricerche di risposte, di se stessi! Esistono numerosi cammini che riprendono quelli tracciati nei secoli precedenti dai milioni di pellegrini, i quali, per motivi religiosi e espiativi, intraprendevano viaggi a volte pericolosi, in giro per l’Europa, per raggiungere i luoghi simbolo della Cristianità: Santiago de Compostela, Canterbury, Roma e giù fino in Terra Santa con destinazione finale Gerusalemme, sulle orme dello storico pellegrinaggio di San Francesco nel 1220.

In Italia sono due i cammini che meglio rispecchiano questa ricerca intima nello spirito e nel tempo: la Magna Via Francigena di Sicilia e la Via Francigena. Dopo settimane dubbiose decisi: Via Francigena sia! E il 6 giugno sono partito alla volta di Siena. *** Sono oltre mille i chilometri da percorrere in territorio italiano, dal Passo del Gran San Bernardo a Roma, passo dopo passo. Facili sentieri di montagna, mulattiere di pietra, vie campestri e viabilità minore, senza traffico, strade bianche tra i cipressi, oppure ombreggiati da solenni pini domestici. Sotto i tuoi piedi scorrono le più antiche strade del Bel Paese, le vie carraie con i ciottoli di fiume, lastre consunte dal passaggio, i “sanpietrini” di Roma. Affiorano selciati medievali e il basolato della via Cassia. I segnavia guidano attraverso il paese dove tutte le strade portano a Roma: il percorso ufficiale della Via Francigena è quello più sicuro, facile, privo di difficoltà tecniche, accuratamente studiato per essere percorso da tutti e a tutte le età.

Motivi di studio e impegni di ogni tipo, mi impedirono di fare la via completa che dalle Alpi discende sino alla Città Eterna ma la tappa breve che ho scelto è decisamente la più suggestiva, è la via che ti catapulta nella stupenda Tuscia, l’antica Terra degli Etruschi, con le sue morbide e dolci colline, i prati e gli orti di ogni colore e le rocce con incastonato un castello o un paesino.

Lo dissi a pochi amici, fu un viaggio quasi in incognito.

Dove si dorme? Ecco, è anzitutto importante munirsi della Credenziale, o “passaporto del pellegrino”, che è il documento fondamentale del viandante che consente di avere accesso, con agevolazioni, alle strutture di accoglienza lungo l’itinerario. Lungo il cammino, il pellegrino riceverà un timbro presso uffici turistici, parrocchie, strutture ricettive e di ristoro. Ogni luogo sulla tappa permette l’acquisto del passaporto. Io la acquistai in un bookshop a Siena.

Negli ostelli, molti dei quali gestiti proprio in favore dei pellegrini. Gli elenchi circa l’ospitalità si trovano sul sito. Non è indispensabile ma è preferibile avvisarli del proprio arrivo nonostante il numero di viandanti sia modesto. A Siena personalmente ho preferito alloggiare presso le suore dell’accoglienza di Santa Luisa, guidate da suor Ginetta. Una bella esperienza.

Non spiegherò tutte le tappe, perché è un viaggio profondo con se stessi, e sarò volontariamente riduttivo accennandovi che ho ascoltato il silenzio delle campagne senesi e il rumore del vento proveniente dal Lago di Bolsena. La tratta è divisa in tappe. I luoghi più suggestivi sono rappresentati da piccoli centri come Radicofani e san Quirico che ti accompagnano sino alla provincia di Viterbo (inaspettatamente bellissima) nella quale capisci di essere giunto per via dei vari paeselli che formano i cosiddetti Castelli romani. Poi i comuni intorno al Lago di Bolsena con Montefiascone (inaspettatamente degradata) luogo della Basilica di santa Margherita e la sua cupola seconda per grandezza a quella di San Pietro. Per giungere Roma si percorre la Cassia, e l’arrivo nella capitale va salutato con un silenzioso arrivo a Piazza San Pietro, la quale, per quanto mi riguarda, il 14 mattino, giorno del mio arrivo, era fin troppo piena di turisti!

Trovando un giorno in più e decidendo di non sprecarlo, decisi di raggiungere nuovamente Siena e muovermi verso san Gimignano e Chiusi, non presenti nella tappa Siena-Roma. Non potevo lasciarmi alle spalle questi luoghi famosi e suggestivi.

La vera essenza di questo viaggio, oltre scoprire luoghi mai visti prima, è rappresentata dagli incontri e dalle conoscenze. La gran parte dei pellegrini sono tutti uomini e donne perlopiù pensionati e che decidono di vivere questa esperienza. Sicuramente l’incontro più importante che ho fatto è stato con Andrea, un ragazzo di Vibo Valentia, conosciuto sulla Cassia in uscita da Montefiascone. Discutendo con lui, la vita mi ha ricordato che la realtà, soprattutto per noi giovani del Sud, è quella di una perenne angoscia per il futuro rappresentato dal lavoro, dalla fortuna di avere un posto fisso e ben retribuito… ma ecco perché ci si mette in cammino! Perché ciò ti ricorda che ogni tappa è il raggiungimento di un obiettivo, il coronamento di un sogno, è il bocciolo che si fa fiore senza dover dimostrare forza o superbia a nessuno. Questo è uscire dalla zona di confort, questo è ciò che arricchisce, anche una futura carriera e la vita che sarà. Con Andrea è nata una bella amicizia, è un giovane avvocato che esercita a Roma e ben presto andrò a trovarlo a Vibo.

Quindi, come mi ha insegnato Renzo, Buen Camino!

Domenico Mazza

Un commento

  1. Il racconto accurato di un’esperienza particolare ed innovativa, senza perdere il contatto con l’esistenza dei giovani meridionali; la descrizione di un momento avventuroso e spirituale, poi incastonato nello spaccato della monotona e materiale realtà di ogni giorno. Un po’ come l’essere sospesi tra le pagine di un best seller di Dan Brown, per poi ripiombare, sebbene orgogliosamente, in un romanzo di Ammaniti.

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