Messina, operaio travolto da treno nel 2011: non ci furono colpe

Messina, operaio travolto da treno nel 2011: non ci furono colpe

Messina, operaio travolto da treno nel 2011: non ci furono colpe

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sabato 30 Settembre 2017 - 18:42

Antonino Micali stava lavorando alla rete elettrica della linea ferrata, a Camaro, e precipitò da un camminamento, finendo sui binari mentre passava un treno merci. Il giudice ha scagionato i 4 responsabili di Rfi chiamati in causa per un parapetto mancante.

Assolti perché il fatto non costituisce reato. Si chiude così il processo per i dirigenti di Rfi Salvatore Privitera e Alfio Spina. Stessa sentenza assolutoria per Francesco Ingemi e Roberto La Rocca, capo impianti della tratta Messina-Milazzo, finiti sotto processo dopo la morte di Antonino Micali, nel 2011, operaio della rete elettrica travolto da un treno mentre lavorava

Era il 17 gennaio: l'uomo stava operando sulla linea ferrata, all'altezza della zona di San Cosimo e sarebbe scivolato, finendo nella massiciata sottostante, quasi due metro più giù, proprio mentre arrivava un treno in corsa che lo ha travolto, falcidiandolo. Il treno merci era partito da Messina ed era diretto a Pace del Mela. Il macchinista non si era neppure accorto di nulla, è stato avvisato successivamente.

I rilievi della Polizia ferroviaria rilevarono che Micali era caduto perché mancava una parte del parapetto che avrebbe dovuto proteggere il corrimano posto a tre metri di altezza.

La Procura imputò la morte ai responsabili di settore e a quelli della sicurezza.

Il processo ha però messo in luce, anche attraverso l'esame dei filmati delle video camere poste in zona ed altri rilievi tecnici, che l'operaio non aveva operato esattamente come avrebbe dovuto, utilizzando ad esempio un camminamento non idoneo. Insomma, Micali non avrebbe dovuto essere lì,

Per il giudice monocratico Scolaro, quindi, i quattro imputati c'entrerebbo poco con la morte dell'operaio, così come la mancanza della parte di parapetto.

Ma per comprendere esattamente le ragioni dell'assoluzione bisognerà attendere le motivazioni, che il giudice depositerà tra 3 mesi.

Hanno difeso gli avvocati Giovanni Calamoneri, Filippo Pagano, Giuseppe Carrabba e Vincenzo Di Mauro.

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