Giustizia ko, riforma prescrizione ma personale langue: protesta il CIAG

Giustizia ko, riforma prescrizione ma personale langue: protesta il CIAG

Alessandra Serio

Giustizia ko, riforma prescrizione ma personale langue: protesta il CIAG

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venerdì 10 Gennaio 2020 - 07:30

Gli assistenti giudiziari idonei non ancora assunti richiamano la necessità di far scorrere le graduatorie, in vista della riforma

La riforma della prescrizione varata dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, malgrado le proteste di quasi tutti gli operatori della giustizia è del diritto, sarà la questione che terrà banco nel settore anche nel 2020.

Per tutti il nodo è l’inadeguatezza dell’apparato dell’amministrazione della giustizia, già alle prese con lungaggini mostruose dovute alle carenze di risorse materiali e umane.

Una situazione che l’allungamento della prescrizione non può che peggiorare, visto che non sono stati previsti i “correttivi” promessi. Tra questi, le assunzioni di personale e lo scorrimento delle graduatorie potrebbero apportare una prima boccata d’ossigeno.
Eppure anche per gli assistenti giudiziari giudiziari idonei con concorso la situazione è ancora bloccata.

Nel giorno del vertice tra le forze di maggioranza sulla prescrizione, quindi, torna a farsi sentire il CIAG, la sigla nazionale che raccoglie i vincitori di concorso. Di seguito, l’intervento dell’associazione, a Messina rappresentata dall’avvocato Patrizia Caccioppo.

Non è tanto la riforma ad essere non attuabile nel nostro Paese, ma il fatto che da noi manchino le misure in grado di ridurre i tempi dei processi e soprattutto le risorse umane e mezzi. Occorre, insomma, potenziare tutte le Corti d’Appello anche perché, nonostante le dichiarazioni di un implemento di personale senza precedenti, che va molto a rilento, la situazione continua ad essere precaria e ormai al collasso.

Nel Piano Triennale del Fabbisogno del Personale adottato nel giugno dell’anno scorso si sono previste varie assunzioni ma ribadiamo fatte con il contagocce e con lunghi tempi morti fra una convocazione e l’altra, circa sei mesi.

Il riferimento è allo scorrimento della graduatoria degli idonei assistenti giudiziari che, nello scorso anno ha previsto un primo gruppo di 213 unità che va ascritto all’ex Guardasigilli, e poi due successivi scorrimenti, uno a luglio e l’altro a dicembre per complessive 903 unità, come disposto dalla legge di bilancio 2019.

Rimangono meno di 838 idonei assistenti giudiziari in graduatoria che dovranno attendere i numeri dei pensionamenti di quest’anno per entrare in servizio, possibilmente entro settembre 2020, visto l’assurdo emendamento che ne riduce la durata prima della naturale scadenza (novembre 2019) e nonostante la proroga al 31.03.2021 fatta nella scorsa Legge di Bilancio.

Considerata l’iniquità del provvedimento e la grave situazione in cui versano gli uffici giudiziari italiani è giusto e quanto meno doveroso che la politica si faccia carico di modificare con il Milleproroghe questa misura che danneggia non solo tutti gli idonei del 2017 ma che in particolare condiziona pesantemente tutte quelle iniziative che vengono messe in atto per migliorare l’efficienza della giustizia.

Sarebbe un segnale importante della consapevolezza da parte delle istituzioni che è indispensabile, e non più rinviabile, intervenire con celerità sugli organici, prima ancora che discutere di riforme dei riti, di riduzione dei tempi dei processi e della nuova prescrizione, una riforma funziona solo con un sistema efficiente, altrimenti è solo sulla carta.

La giustizia è fatta di persone, di braccia che vanno in udienza, di braccia che prendono fascicoli, le stesse che con le loro competenze, tra mille criticità, ogni giorno mandano avanti il nostro sistema giudiziario e che, in futuro, saranno chiamate ad attuare le riforme con le quali si intende rendere la nostra giustizia più efficiente e giusta.

Occorre che finalmente i Governi capiscano che ridare slancio e lustro al nostro sistema giudiziario significa ridar lustro alla patria del diritto e al tessuto economico e sociale del nostro Paese.

Occorre assumere e occorre farlo nel più breve tempo possibile, prima che si arrivi al collasso del sistema, lo chiedono i dirigenti dei tribunali, lo chiedono i magistrati, lo dicono ogni giorno tutte le testate giornalistiche, lo attendono 838 idonei che sono l’espressione di una generazione di persone preparate e qualificate che per troppi anni questo paese ha relegato ai margini del mondo del lavoro, 838 persone che vogliono servire il proprio paese e che sono espressione della rinascita dello stesso evitando quello che per anni è stata la migrazione di cervelli all’estero per mancanza di lavoro.

L’edificio giustizia, per restare in piedi, ha bisogno di fondamenta, di fondamenta solide, le fondamenta sono le risorse umane, il personale, senza il quale tutte le riforme sono inutili e inattuabili.

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