Processo d'appello per la gestione degli appalti nel comune sciolto per mafia. Ma l'accusa al processo non ha retto
Messina – Si è aperto il secondo grado del processo Affari di Famiglia, l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia e la Guardia di Finanza di Messina sulla gestione di alcuni appalti tra Mojo Alcantara e Malvagna. La Corte d’Appello di Messina (presidente Tripodi) dovrà valutare la coerenza della sentenza di primo grado che lo scorso anno ha disposto una sola assoluzione e le condanne di tutti gli altri imputati. Tra loro l’ex sindaco Bruno Pennisi.
Alla prima udienza il Procuratore Generale ha chiesto la conferma del verdetto emesso dal Tribunale nel 2024, poi la parola è passata alle difese, che completeranno i loro interventi alla fine di luglio, poi a settembre è prevista la sentenza. Uno dei legali ha però chiesto la riapertura del dibattimento per portare all’attenzione dei giudici nuove prove e la Corte di è riservata di decidere. Se la richiesta sarà rigettata, il calendario sarà rispettato, altrimenti i tempi si allungheranno e anche in secondo grado si tornerà a battagliare tra Accusa e avvocati.
La sentenza
A luglio dello scorso anno alla fine del processo abbreviato il verdetto era stato: 10 anni e 9 mesi per Giuseppe Pennisi, 6 anni per Antonio D’Amico, 4 anni per Santo Rosario Ferraro, 10 anni e 4 mesi in continuazione Luca Giuseppe Orlando, 3 anni per Carmelo Pennisi, 6 anni di reclusione per Bruno Pennisi. L’Accusa, rappresentata dai pubblici ministeri Liliana Todaro e Antonella Fradà, aveva sollecitato condanne leggermente più severe per tutti.
La mafia a Mojo non c’era
Il primo cittadino era stato scagionato dall’aggravante dell’associazione mafiosa. “La sentenza riconosce la totale estraneità del sindaco Bruno Pennisi dalla grave accusa di mafia che lo ha condotto all’arresto. Il tribunale ha anche riconosciuto che nel comune di Mojo non c’è stato alcun condizionamento dell’attività politico amministrativa da parte della mafia e le accuse ipotizzate dagli investigatori si sono rivelate del tutto inconsistenti e prive di riscontro come dimostrato anche dall’assoluzione del vice sindaco Clelia Pennisi oggi assolta e finalmente scarcerata. Sarà certamente appellata la condanna per l’ipotesi di corruzione che a giudizio di questa difesa non è condivisibile”, avevano commentano gli avvocati Nunzio Rosso e Franco Rosso che lo assistono, annunciando l’appello.
Le infiltrazioni dei Laudani a Mojo e Malvagna
L’indagine della Guardia di Finanza ha portato alla sospensione del sindaco di Mojo nella primavera del 2022. In seguito la Prefettura di Messina aveva commissariato il Comune per infiltrazioni mafiose. Agli atti del processo anche le rivelazioni del pentito Carmelo Porto, che ha confermato che il clan catanese Laudani gestiva i lavori e i cantieri nella zona jonica del messinese. Ma il Tribunale nel 2024 ha ritenuto non del tutto provata l’accusa di mafia, che quindi non c’è al vaglio neppure in questo secondo grado processuale.
