Delude "La guerra di Giovanni Marangoni"

Delude “La guerra di Giovanni Marangoni”

Gigi Giacobbe

Delude “La guerra di Giovanni Marangoni”

sabato 23 Febbraio 2013 - 19:13

Alla Sala Laudamo sino a domani pomeriggio. Questa guerra del '14-'18 è troppo lontana nel tempo

Sappiamo da Wikipedia che Piero Pieri (nato a Sondrio nel 1893 e deceduto a Pecetto Torinese nel 1979) è stato uno storico italiano, docente della sua materia in varie università italiane compresa la nostra, d’aver partecipato alla prima guerra mondiale come volontario nel battaglione degli alpini di Belluno, d’aver scritto vari libri sulla storia del Risorgimento e d’aver fatto tante altre cose nella sua travagliata vita che potrete trovare in qualunque motore di ricerca. Un suo testo mai rappresentato, titolato “La Guerra di Giovanni Marangoni”, messo in scena adesso alla Sala Laudamo da Paolo Merlini, è stato adattato per il teatro da Mirella Mastronardi dando voce lei stessa a vari episodi drammatici riguardanti il personaggio del titolo. Lo spettacolo arricchito dalla partecipazione di Stefano Incudine, qui pure in veste di attore, nonché autore di musiche e canzoni eseguite dal vivo nello stile dei nostri cantastorie Franco Trincale o Ciccio Busacca (così come abbiamo scritto un paio d’anni fa in occasione di un altro spettacolo andato in scena al Festival di Spoleto e Taormina Arte, scritto da Andrea Camilleri, titolato “Cannibardo e la Sicilia”, e interpretato fra gli altri anche da Massimo Ghini), ha avuto i suoi momenti più attraenti quando Stefania Bruno eseguiva su una superficie illuminata le sue performances di Sand-art, che venivano poi proiettate su uno schermo evidenziando in pochi attimi con la sabbia immagini attinenti la vita di Marangoni contadino diventato fante nella prima guerra mondiale e di sua moglie Cesira madre di tanti pargoli. Più che un’interpretazione quella della Mastronardi, seduta sul proscenio, è stata una lettura, non d’una serie di lettere ma d’un vero e proprio copione sulle nefandezze della guerra, con i sogni che svaniscono e con una realtà molto diversa da quella immaginata, costellata da trincee insanguinate, da generali Cadorna che ripetono gli slogan di “Avanti Savoia”, dalla sonante disfatta di Caporetto che metterà fine ad un conflitto, tra il 1914 e il 1918, di cui si conteranno, fra i soli italiani, 600 mila morti e un milione di feriti e il cui esito segnerà la nascita del regime fascista e vedrà quel poveraccio di Giovanni Marangoni finire in galera facendolo dissetare con bottiglie fresche di olio di ricino. Certamente chi ha proposto questo spettacolo è andato troppo indietro nel tempo. Bastarebbe solo vedere cosa sta succedendo in questi giorni in Siria e in tanti paesi dell’Africa. Farebbero bene tutti a disertare come ha fatto “Il disertore” di Boris Vian in quella sua lettera indirizzata all’Egregio Presidente da un uomo chiamato alle armi al quale dichiarerà “sia detto senza offesa/la decisione presa/ certo diserterò”. O quella canzone di De Andrè del 1961, “La ballata dell’eroe”, cantata da Luigi Tenco, quando il protagonista morto in guerra sarà atteso da chi lo amava e “aspettava il ritorno d’un soldato vivo/ d’un eroe morto che ne farà?/ Se accanto nel letto, le è rimasta la gloria d’una medaglia alla memoria”. Il pubblico della Laudamo è educato e applaude sempre e comunque anche questo spettacolo in scena sino a domani pomeriggio. – Gigi Giacobbe

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