Hikikomori e Platone: pressione sociale vs realtà metafisica

Hikikomori e Platone: pressione sociale vs realtà metafisica

Giacomo Maria Arrigo

Hikikomori e Platone: pressione sociale vs realtà metafisica

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lunedì 10 Giugno 2019 - 18:47

Il giovane hikikomoro Frederick Allen è uscito dal disagio esistenziale grazie alla lettura di Platone.

Esistono nel mondo persone che preferiscono non avere contatti sociali e che si rinchiudono in loro stesse per mesi, anni o addirittura decenni. Non escono di casa, abbandonano qualsiasi tipo di attività sociale, si eclissano. Si fanno dimenticare e si dimenticano, trascinate in un vortice di solitudine, paralizzate dalle loro difficoltà e debolezze. Sono gli hikikomori, un termine giapponese che significa “stare in disparte”. Ad esserne coinvolti sono principalmente ragazzi tra i 14 e i 30 anni. Si accertano oltre 500.000 casi in Giappone e almeno 100.000 casi in Italia, secondo la stima dell’Associazione Hikikomori Italia.

Frederick Allen, 22 anni, ha attraversato quasi un decennio in una condizione di autoesclusione. Adesso ne è uscito dopo una faticosa battaglia contro se stesso. Una delusione amorosa a scuola lo aveva portato a non avere più fiducia nel prossimo, fino alla “convinzione di essere assolutamente soli al mondo anche di fronte a dimostrazioni del contrario”, come ha affermato nel dicembre del 2008.

Di recente ha dichiarato ad HuffingtonPost Italia che ad averlo aiutato ad uscire dalla condizione di isolamento è stata la filosofia. “Ho cominciato ad avere una serie di vere e proprie epifanie che mi hanno portato a comprendere a pieno il mondo delle idee [l’Iperuranio di Platone]”, ha detto. È stato il succedersi di queste epifanie ad averlo tirato fuori da una situazione insostenibile.

Depressione, incomunicabilità, volontà di annullamento e solitudine sono stati vinti (lentamente ma gradualmente) dalla passione per la filosofia e sotto la costante consulenza specialistica dell’Associazione Hikikomori Italia. Interessante notare come per Frederick Allen la consolazione sia giunta non solo dal mondo esterno, quello cioè fatto di effettive relazioni sociali, ma soprattutto da una realtà più ampia – e cioè dal mondo dell’Iperuranio, che etimologicamente significa “oltre il cielo”, “oltre la volta celeste”. In parole povere, si tratta di una realtà metafisica.

Cercando di spiegare le origini del fenomeno degli Hikikomori, la psicologa Rosanna D’Onofrio sostiene che “la causa madre è sicuramente la pressione di realizzazione sociale. Viviamo in una società molto competitiva, narcisista, in cui dobbiamo sempre essere al meglio di noi. Alcune persone non riescono a sostenere tutte queste pressioni, e scelgono di ritirarsi”. Sul sito hikikomoriitalia.it, poi, la definizione che viene data del fenomeno è la seguente: “un disagio sociale che riguarda tutti i paesi economicamente sviluppati del mondo”.

Ma allora gli hikikomori appaiono come l’altra faccia della medaglia del benessere diffuso – un monito al nostro mondo, un oscuro presagio alla pretesa di vivere nel migliore dei mondi possibili. Il caso di Frederick Allen sembra mostrare che narcisismo e competizione, vale a dire il “centramento” su di sé, debbano lasciare spazio al loro opposto, al “decentramento” totale di cui si fa esperienza in pensieri alti e in contemplazioni metafisiche. “Perciò il filosofo”, scrive Platone nel testo La Repubblica, “avendo dimestichezza con ciò che è divino e ordinato, diviene egli pure ordinato e divino, per quanto è possibile a un uomo”.

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