I musei ecclesiastici: tra memoria e funzione pastorale

I musei ecclesiastici: tra memoria e funzione pastorale

Vittorio Tumeo

I musei ecclesiastici: tra memoria e funzione pastorale

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domenica 26 Settembre 2021 - 06:50

Convegno al Museo del Novecento della Prof. Tigano in occasione dell’intitolazione della sala a Mons. Pajno

Straordinario successo per la cerimonia di intitolazione della sala del Museo del Novecento a Monsignor Angelo Paino, «Arcivescovo ricostruttore», «Muratore di Cristo», grande mecenate e committente di importantissime opere fruibili ancora oggi, promotore della rinascita di Messina in seguito alle due distruzioni occorse in seguito al terremoto del 1908 e al Secondo Conflitto Mondiale. Un debito, quello che la città dello Stretto ha con la figura di Mons. Paino, dalla memoria collettiva mai sopita e cui le istituzioni cittadine hanno voluto tributare un giusto riconoscimento. A scoprire la targa sono stati Mons. Cesare Di Pietro, Vescovo ausiliare della diocesi Messina, e la Prof.ssa Marta Tigano, ordinario di Diritto canonico presso il dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Messina, che ha brillantemente relazionato sul tema dei “Musei ecclesiastici, tra salvaguardia della memoria e funzione pastorale”.

Prosegue quindi la fortunata sinergia tra l’Ateneo peloritano, guidato dal Magnifico Rettore Prof. Salvatore Cuzzocrea, e il Museo del Novecento, diretto dal Prof. Angelo Caristi. Già infatti a giugno dello scorso anno il tema aveva formato oggetto di un convegno molto apprezzato dal pubblico, in occasione appunto della serata dedicata al «Museo come custode permanente delle identità», durante la quale, a conclusione del suo intervento sui beni culturali religiosi, la professoressa Tigano aveva fatto cenno ad una particolare tipologia di musei, quelli diocesani, e ad un bene religioso che per il suo altissimo valore artistico e, al tempo stesso, profondo significato devozionale, può dirsi rappresentativo della identità storica e religiosa messinese, la Manta d’oro della Madonna della Lettera.

La Prof.ssa Marta Tigano espone la sua relazione

Il convegno dei giorni scorsi si pone quindi in continuità nel solco delle precedenti riflessioni che l’istituzione di Viale Boccetta ha ospitato; in questa occasione, la studiosa e docente di diritto canonico ha avuto modo di approfondire la peculiare funzione dei musei ecclesiastici, culturale e pastorale al tempo stesso. Fin dall’antichità, infatti, la Chiesa ha custodito i propri tesori presso le cattedrali e i luoghi di culto, invitando a percepire nella bellezza artistica il valore sacro. Nel corso dei secoli, i pontefici hanno affidato alle opere di pittura e scultura il compito di comunicare e diffondere il messaggio cristiano, così che tali opere, mentre abbellivano gli edifici sacri, al tempo stesso istruivano ed educavano. Con i cambiamenti liturgici e pastorali, alcuni manufatti sono divenuti inutilizzabili per il culto e, non a caso, il sorgere dei primi musei diocesani tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento risponde proprio ad una precisa esigenza, e cioè quella di salvare dalla dispersione i tesori provenienti dalle varie chiese della diocesi e non più rispondenti alle nuove esigenze liturgiche, concentrandoli in un’unica sede. Soltanto in seguito i musei diocesani sarebbero stati concepiti come strutture atte a fornire una rappresentazione, attraverso l’arte, dell’eredità spirituale del territorio; prospettiva, questa, che verrà consacrata con l’intesa tra il Ministero dei beni culturali e la Conferenza Episcopale Italiana del 26 gennaio 2005.

Interni del Museo del Novecento

In realtà – afferma la prof.ssa Tigano – il tema dei musei ecclesiastici è stato poco esplorato fino a poco tempo fa a causa della carenza di riferimenti normativi espressi e della convinzione che tali musei non rientrassero nel novero dei beni culturali di interesse religioso in senso stretto. Fino alla sottoscrizione dell’International Council of Museum infatti, i musei, compresi quelli ecclesiastici, erano considerati solo come “insieme di beni” o quali luoghi di conservazione ed esposizione di collezioni e raccolte, con la conseguenza di venire qualificati come beni culturali solo per le caratteristiche proprie dell’edificio che le conteneva e non, piuttosto, per i beni in essi conservati, né, tantomeno, per le attività da essi svolte”. Era inevitabile che tale visione, riduttiva ça va sans dire, ha impedito per lungo tempo di riconoscere ai musei un ruolo propulsivo autonomo e, con specifico riferimento a quelli ecclesiastici, anche la configurazione di “strumento pastorale”, come la Costituzione Apostolica Pastor bonus del 28 giugno 1988 lascia intendere. Se è vero, infatti, che la Chiesa ha come missione l’evangelizzazione dell’uomo in vista della sua salvezza, è altrettanto vero che la cura del patrimonio storico ed artistico e la sua valorizzazione sono funzionali anche alla “promozione umana” e all’elevazione spirituale dell’uomo.

Vittorio Tumeo

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