Il bisogno di comunicare nella pittura di De Chirico

Il bisogno di comunicare nella pittura di De Chirico

Pierluigi Siclari

Il bisogno di comunicare nella pittura di De Chirico

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giovedì 20 Giugno 2019 - 07:55

Nato a Genova trentacinque anni fa da genitori messinesi, e trasferitosi sullo Stretto nel 2006, Antonello Pizzimenti è da sempre appassionato d’arte, e seguendo tale passione ha scritto un saggio su Giorgio De Chirico, intitolato La metafisica dell’anima, di recente premiato dall’Accademia internazionale Il Convivio.

Avevo studiato De Chirico sia alle medie che alle superiori, sui testi scolastici” ci racconta Antonello Pizzimenti, “E quando, anni dopo, mi sono trovato di nuovo davanti alle opere dell’autore, ho avuto una vera e propria fulminazione, che mi ha portato a approfondire l’argomento”.

Antonello Pizzimenti aveva alle spalle esperienze di cronaca sportiva, maturate sia a Genova che a Messina, ma non si era mai cimentato con un testo lungo: In precedenza avevo scritto solo articoli, che naturalmente hanno una dimensione molto più breve rispetto a un saggio. Ho scritto la prefazione nel 2015, per poi tornare sul testo solo un anno dopo. A quel punto però mi ci sono impegnato davvero con anima e corpo, completandolo in circa due mesi. Pensavo di tenerlo per sempre nel cassetto, solo in un secondo momento ho deciso di partecipare al concorso letterario bandito dall’Accademia Il Convivio, che naturalmente ringrazio per il premio che mi è stato assegnato”.

“Nelle opere di De Chirico ho sempre trovato un richiamo alla mia stessa infanzia” continua Antonello Pizzimenti, “probabilmente perché nei suoi quadri troviamo spesso palazzi tipici dell’architettura fascista, presenti in numerose città italiane e soprattutto anche a Genova, dove sono cresciuto e dove ogni mattina passavo per Piazza della Vittoria. Giorgio De Chirico, che aveva sia origini siciliane – il nonno paterno era un barone palermitano – che liguri – la madre proveniva da una nobile famiglia genovese – unisce la cultura greca e quella italiana. Ho analizzato le opere con cui l’artista ha guardato alla sua infanzia, come Il viaggio angoscioso, in cui l’elemento del treno gioca un ruolo fondamentale – al padre, ingegnere, il Primo Ministro greco Trikoupis chiese di progettare la stazione di Volo -, quelle del periodo parigino e naturalmente quelle successive allo sviluppo della corrente metafisica. Ciò che caratterizza la produzione di De Chirico è l’enigma – abbiamo, tra le altre, L’enigma dell’ora, Enigma di un pomeriggio d’autunno -, il mistero dell’incertezza, perché l’uomo non sa mai cosa gli potrebbe capitare. Personalmente, leggo in De Chirico soprattutto la necessità di ritrovarsi, di riunirsi – sia con l’altro che col proprio Io – in momenti di solitudine per dare vita a una vera riunione morale. Volendo fare un’estrema sintesi, potremmo dire che l’uomo ha bisogno dell’uomo.

Nella sinossi del saggio di Antonello Pizzimenti leggiamo della ricerca di un significato che ognuno di noi, prima o poi, si trova a fare davanti a un’opera d’arte: Osservando un quadro dobbiamo metterci nella condizione di capire cosa il pittore provava in quel momento della sua vita. Se, ad esempio, Magritte dipinge una donna con una camicia bianca stesa per terra, è probabilmente perché ha assistito al suicidio della madre. Nella stragrande maggioranza degli artisti c’è un richiamo alle sofferenze e agli stenti che la vita ha fatto provare loro. Personalmente credo che le risposte alle domande che ci suggeriscono le opere si trovino nelle opere stesse. Se penso ai raggi di sole che De Chirico fa battere sulle sue piazze, ecco una risposta all’incertezza del vivere. L’arte, per come la vedo io, fornisce un riempimento al nostro vuoto esistenziale.

La metafisica dell’anima non si concentra solo sulla produzione di De Chirico: “Nell’ultima parte del saggio cerco di ripercorrere la storia del nostro Paese, concentrandomi su otto piazze, tra cui Piazza Prato della Valle di Padova, Piazza del Plebiscito di Napoli, Piazza Navona di Roma, sottolineandone gli elementi caratteristici. L’Italia è ricchissima di tesori, e non tutti li conoscono. A proposito di ciò, in un capitolo dell’opera mi occupo anche della civiltà romana e dei suoi lasciti, dalle strade al modo di calcolare il tempo”.

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