Il caporalato nella Rsa, nomi e dettagli

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Alessandra Serio

Il caporalato nella Rsa, nomi e dettagli

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mercoledì 12 Ottobre 2022 - 21:36

Ai domiciliari la famiglia che gestisce una coop e diverse Rsa tra Messina, Gaggi e la provincia di Catania

MESSINA – “Ci tiriamo il sugo ai dipendenti. E se la fanno f…nel c…tutti Tutti! Che ne pensi?” Così ragionavano i titolari della struttura assistenziale di Gaggi, parlando della prossima apertura di una ulteriore Rsa a Messina, in una conversazione intercettata dalla Guardia di Finanza nel 2021.

Queste e altre frasi relative al trattamento dei dipendenti hanno convinto i finanzieri e la Procura di Messina a chiedere ed ottenere dal giudice per le indagini preliminari Claudia Misale gli arresti domiciliari per Nunziato Parisi, i figli Mauro Francesco, Rosario e Federico e la moglie Rosa Arcidiacono.

Complessivamente gli indagati sono 13, e tra loro ci sono anche le due consulenti del lavoro dello studio di Taormina che hanno il solo obbligo di firma. Insieme al sequestro sono scattati anche il “congelamento” della gestione de La Reggia dei nonni Srl di Gaggi e della Multiservice Parisi società cooperativa, affidati all’avvocato Salvatore Arlotta.

A dare il via all’inchiesta condotta dai finanzieri di Taormina sono state le dichiarazioni dei lavoratori, che hanno raccontato di essere stati costretti a firmare buste paga fittizie, “gonfiate” mentre una parte del salario tornava ai titolari, e in molti casi di aver lavorato per giorni senza ferie né permessi di riposo. Altri lamentano di essersi licenziati perché non reggevano più i turni massacranti, il cattivo rapporto con i capi che impedivano loro di fare pause, vietavano rapporti tra loro, anche la semplice chiacchierata tra colleghi diventava un problema. I lavoratori che secondo gli inquirenti sono stati “sfruttati” erano impiegati nella struttura del Messinese e in altre due sedi in provincia di Catania.

Al vaglio il ruolo dello studio di consulenza del lavoro, chiamato in concausa formalmente perché predisponeva le buste paga e per le conversazioni dei Parisi, che in qualche caso riferivano di aver avuto proprio dai professionisti le “dritte” per effettuare alcune operazioni, come le variazioni societarie.

Le operazioni sotto la lente dei finanzieri, secondo le ipotesi dell’Accusa, servivano anche a evitare controlli.

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