Il Censis dà il voto alle Università, Messina resta al 12° posto tra i grandi atenei

Il Censis dà il voto alle Università, Messina resta al 12° posto tra i grandi atenei

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Il Censis dà il voto alle Università, Messina resta al 12° posto tra i grandi atenei

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martedì 09 Luglio 2019 - 07:40

La graduatoria è guidata dall’univiersità di Perugia (media 91,2), seguita dall’Ateneo della Calabria (90,2). Parma al terzo posto

MESSINA – Migliora la percentuale nel punteggio complessivo (dal 77,2 all’80,5) ma non la posizione. Messina riconferma quella dello scorso anno tra i grandi atenei statali (da 20mila a 40mila iscritti).

Resta al dodicesimo posto nella classifica delle università italiane elaborate dal Censis. Un appuntamento annuale a supporto dell’orientamento di migliaia di studenti pronti a intraprendere la carriera universitaria.

I punteggi ottenuti

Il risultato finale è la media dei singoli punteggi. Nel caso dell’università di Messina sono i seguenti: servizi 69, borse 99, strutture 86, comunicazione e servizi digitali 88, internazionalizzazione 69, occupabilità 72. Media: 80,5.

La graduatoria dei grandi atenei statali è guidata dall’univiersità di Perugia (media 91,2), seguita dall’Ateneo della Calabria (90,2) e da quello di Parma (89,7). E poi Pavia, Modena e Reggio Emilia, Salerno, Verona, Milano Bicocca, Cagliari, Genova e Roma Tor Vergata. Quindi, al dodicesimo posto, l’Università di Messina. Sotto ci sono quattro atenei: Palermo, Roma Tre, Campania Vanvitelli e Chieti e Pescara.

Incremento immatricolazioni non omogeneo sul territorio nazionale

Per il quarto anno consecutivo, nell’anno accademico 2017-2018 si è registrato un incremento delle immatricolazioni: +1,3% rispetto all’anno accademico precedente. Sono 47 su 100 i diciannovenni che hanno deciso di intraprendere un corso di studi di livello terziario, preferibilmente appartenente al gruppo disciplinare economico e a ingegneria industriale e dell’informazione, che hanno assorbito le quote più elevate di immatricolati (rispettivamente, il 15,5% e il 12,5% del totale).

La distribuzione delle immatricolazioni non è però omogenea sul territorio nazionale. Sono cresciuti, rispetto all’anno precedente, gli immatricolati negli atenei del Nord (Nord-Ovest +3,2% e Nord-Est +4,1%), mentre sono diminuiti negli atenei del Centro (-1,2%) e del Sud (-0,1%).

La flessione negli atenei del Mezzogiorno si inquadra all’interno di un fenomeno tradizionale: la elevata percentuale di studenti meridionali in mobilità extra-regionale. Nell’ultimo anno più del 23% di essi è andato a studiare in una

regione diversa da quella di residenza, a fronte dell’8,5% dei colleghi settentrionali e del 10,8% di quelli residenti nelle regioni centrali.

La scelta dell’ateneo

La scelta dell’ateneo in cui andare a studiare implica una valutazione anche del contesto più generale in cui l’università opera. nonché delle opportunità che La classifica Censis delle Università italiane (edizione 2019/2020) essa può offrire. Ed è proprio la dimensione dell’occupabilità dei laureati, associata all’offerta formativa delle singole università statali, una delle novità introdotte nell’edizione 2019/2020 della Classifica Censis. A questa si aggiunge il grado di soddisfazione per i servizi (aule, biblioteche, postazioni informatiche) di chi ha già frequentato l’ateneo.

I risultati del ranking

Tra i mega atenei statali (con oltre 40.000 iscritti) mantiene la prima posizione in graduatoria l’Università di Bologna, con un punteggio complessivo pari a 90,8. Segue, come l’anno scorso, l’Università di Padova, con un punteggio pari a 88,7. Al terzo posto l’Università di Firenze, che, pur incrementando di 3 punti l’indicatore relativo alla dotazione di strutture per gli studenti, scende di una posizione (con un punteggio complessivo di 86,3).

La Sapienza di Roma è stabile al quarto posto, con un punteggio pari a 84,3, inseguita dall’Università di Torino (83,0), che sale dal settimo al quinto posto in classifica, superando Pisa (82,5), che retrocede al sesto, perdendo così una posizione. Ultima tra i mega atenei statali è l’Università di Napoli Federico II, preceduta dall’Università di Catania. L’Università di Bari si colloca in terzultima posizione, sostituendo la Statale di Milano, che guadagna una posizione.

È l’Università di Trento quest’anno a guidare la classifica dei medi atenei statali (da 10.000 a 20.000 iscritti), con un punteggio complessivo pari a 97,0. Nella classifica dei piccoli atenei statali (fino a 10.000 iscritti) primeggia anche quest’anno l’Università di Camerino.

La graduatoria dei Politecnici

La speciale classifica dei Politecnici, guidata anche quest’anno dal Politecnico di Milano (con un punteggio di 95,8), vede al secondo posto il Politecnico di Torino (91,5), che fa retrocedere in terza posizione lo Iuav di Venezia, seguito dal Politecnico di Bari, che chiude la classifica.

Atenei non statali

Stabile nelle diverse classi dimensionali è, infine, la classifica degli atenei non statali. Tra i grandi atenei (oltre 10.000 iscritti) è in prima posizione anche quest’anno l’Università Bocconi (96,8), seguita dall’Università Cattolica (87,4).

Tra i medi (da 5.000 a 10.000 iscritti) è quest’anno la Lumsa a collocarsi in prima posizione, con un punteggio pari a 90,0, seguita con un distacco minimo dalla Luiss (89,8), mentre lo Iulm continua a collocarsi al terzo posto (83,0). Tra i piccoli (fino a 5.000 iscritti), più numerosi, la Libera Università di Bolzano continua a occupare il vertice della classifica (con un punteggio di 102,4).

C. C.

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