Il fenomeno che sta rendendo l'erosione costiera sempre più inarrestabile

Il fenomeno che sta rendendo l’erosione costiera sempre più inarrestabile

Daniele Ingemi

Il fenomeno che sta rendendo l’erosione costiera sempre più inarrestabile

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martedì 07 Ottobre 2025 - 17:00

Uno dei principali fattori che aggravano l’erosione costiera nel Messinese è l’innalzamento del livello del mare, legato al cambiamento climatico

La posizione geografica, stretta tra lo Stretto di Messina e il Mar Ionio, rende Messina particolarmente vulnerabile al fenomeno dell’erosione, soprattutto durante l’autunno e l’inverno, quando depressioni mediterranee e venti di scirocco o ostro colpiscono con forza. Tuttavia, oggi questi eventi trovano un contesto profondamente mutato, con condizioni al contorno che amplificano il loro impatto. A Messina, come nel resto del Mediterraneo, il problema non risiede solo nelle mareggiate in sé, ma nei cambiamenti ambientali che ne accrescono la portata distruttiva.

L’aumento del livello del mare

Uno dei principali fattori che aggravano l’erosione costiera nel messinese è l’innalzamento del livello del mare, legato al cambiamento climatico. Le acque superficiali del Mediterraneo, incluso lo Stretto di Messina, si stanno riscaldando, causando una dilatazione termica che contribuisce all’aumento del livello medio del mare. Secondo i dati recenti, nel periodo 1993-2024, l’innalzamento medio del mare nel Mediterraneo è stato di circa +4,5 mm/anno, un trend che si prevede in crescita. Guardando al futuro, gli scenari climatici dell’IPCC per il 2100 prospettano un aumento del livello del mare tra i 35 e i 75 centimetri, con una mediana di oltre mezzo metro in uno scenario di media protezione climatica. Questo significa che le coste messinesi, già oggi vulnerabili, vedranno ridursi drasticamente lo spazio tra il livello del mare e le infrastrutture costiere, come lungomari, strade e stabilimenti balneari. E durante gli eventi più intensi, quelli che hanno tempi di ritorno più lunghi (esempio mareggiate con onde di 4 metri sullo Stretto), i danni saranno irreversibili.

Il cuore del problema

Spesso, di fronte a eventi estremi, l’attenzione si concentra su soluzioni immediate, come la realizzazione di barriere a difesa della costa. Sebbene queste siano misure necessarie, puntare solo su di esse rischia di distogliere l’attenzione dal vero problema: l’erosione costiera e l’innalzamento del livello del mare. A Messina, dove le infrastrutture costiere sono spesso datate e non progettate per affrontare scenari climatici estremi, è fondamentale adottare una visione di lungo termine. Interventi come il ripascimento delle spiagge, la costruzione di barriere frangiflutti più efficaci e la pianificazione urbana che tenga conto dell’innalzamento del mare sono essenziali per proteggere il territorio.

La situazione delle coste messinesi è critica, ma non senza speranza. La consapevolezza del problema, unita a interventi mirati e a una cooperazione tra istituzioni, scienziati e cittadini, può fare la differenza. Se continueremo a ignorare il “contorno”, il cambiamento climatico e l’innalzamento del mare, il rischio è quello di vedere le nostre spiagge, i nostri lungomari e le nostre comunità sempre più vulnerabili. È tempo di agire, non solo per riparare i danni di oggi, ma per costruire un futuro in cui Messina e il suo territorio possano convivere con il mare, senza esserne sopraffatti.

2 commenti

  1. Francesco Cappello 7 Ottobre 2025 21:05

    Articolo esemplare.
    Mi permetto di aggiungere che per quanto riguarda le spiagge della riviera Nord (Annunziata-Faro) un aspetto fondamentale del fenomeno erosivo è costituito dal modesto apporto di materiale solido da parte dei 3 principali torrenti (Annunziata, Pace e Guardia), sia per le modeste superfici dei rispettivi bacini imbriferi (Pace e Guardia) che per la cementificazione degli alvei (Annunziata). A ciò si aggiunge la componente unidirezionale del trasporto longitudinale netto, dato che sulle spiagge della riviera impattano solo onde da Scirocco e non da Levante o Grecale come avviene nella costa Sud (Furci – Giardini) e la bassa frequenza delle grandi mareggiate (30 anni), durante le quali la sabbia trasportata dalle correnti sottomarine di riflusso si deposita su fondali profondi formando le cosidette berme (dune sottomarine) che nel corso del tempo vengono erose dalle correnti sottomarine.
    Il segnale più evidente del fenomeno erosivo nella riviera Nord è rappresentato dalla drastica riduzione del profilo di spiaggia. Laddove un tempo il livello della spiaggia raggiungeva quasi quello stradale, adesso si nota un ammanco in altezza di 1 o 2 metri!
    Per fronteggiare tali fenomeni, aggravati dall’innalzamento del livello medio del mare, bisogna – come giustamente sottolineato dal Dott. Ingemi – ripensare il modello d’uso rivierasco e studiare soluzioni per il medio-lungo periodo, ovvero: pianificare (il nuovo PRG dovrebbe contenere un piano particolareggiato per tutta la costa) e proteggere.
    Il ripristino del livello delle spiagge tramite ripascimenti e una barriera in pietre naturali a mò di scalone, in previsione dell’innalzamento del livello del mare, costituirebbero un primo livello d’intervento significativo, fermo restando l’obiettivo progettuale di lungo termine (ricollocare e/o innalzare le strutture balneari, realizzare una nuova passeggiata rialzata, realizzare frangiflutti adibiti all’ormeggio estivo per liberale superfici balneabili, ecc.).

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  2. CHe problema ci penseranno anche per questo come al solito CIUCCI, GERMANA, e il re dei Selfie BASILE

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