Le particelle si trovano principalmente a quote elevate, tra i 1.000 e i 9.000 metri, e non raggiungono concentrazioni tali da influire sulla salute umana in superficie
Da diverse settimane il Canada sta affrontando una stagione di incendi boschivi di proporzioni eccezionali, particolarmente nelle province di Manitoba, Saskatchewan e Ontario. Le condizioni climatiche estreme, caratterizzate da temperature record e siccità prolungata, hanno favorito la diffusione di oltre 170 roghi, molti dei quali fuori controllo. Questi incendi hanno generato enormi nubi di fumo, che si sono elevate fino a quote elevate dell’atmosfera, raggiungendo la troposfera e, in alcuni casi, persino la stratosfera, a oltre 9.000 metri di altitudine.

Il fumo, composto da particolato fine (PM2.5), monossido di carbonio e altri inquinanti, è stato trasportato attraverso l’Oceano Atlantico dalle potenti correnti a getto occidentali, note come westerlies. Queste correnti, che soffiano da ovest verso est a velocità che possono superare i 300 km/h, hanno agito come un “nastro trasportatore” atmosferico, portando il fumo dal Nord America fino all’Europa. Dopo aver attraversato l’Atlantico settentrionale, le particelle di fumo hanno raggiunto l’Europa occidentale. Proprio qui il fumo è stato intercettato dai venti in quota da NW attivi sul bordo orientale del promontorio anticiclonico africano, disteso sul Mediterraneo.

Il cielo biancastro di queste ore: un effetto ottico
La tonalità biancastra o opaca del cielo osservata in Sicilia è il risultato della presenza di queste particelle di fumo sospese nell’atmosfera. Quando la luce solare interagisce con il particolato fine, si verifica un fenomeno di diffusione della luce, noto come scattering. Le particelle di fumo, di dimensioni microscopiche, disperdono le lunghezze d’onda della luce in modo uniforme, conferendo al cielo un aspetto lattiginoso o biancastro. Questo effetto è simile a quello osservato durante le sciroccate, quando il pulviscolo desertico proveniente dal Sahara tinge il cielo siciliano di sfumature giallastre. Tuttavia, a differenza del pulviscolo sahariano, il fumo degli incendi canadesi si trova a quote più elevate, il che garantisce una visibilità orizzontale quasi perfetta, ma altera comunque l’aspetto del cielo nelle sue tonalità.

Inoltre, la presenza di fumo in quota intensifica i colori dei tramonti e delle albe, rendendoli più rossi o arancioni. Questo avviene perché le particelle di fumo filtrano le lunghezze d’onda più corte della luce (come il blu), lasciando prevalere quelle più lunghe (rosso e arancione), che creano sfumature spettacolari all’orizzonte.
Nonostante l’effetto visivo suggestivo, il fumo degli incendi canadesi non sembra avere un impatto significativo sulla qualità dell’aria a livello del suolo in Sicilia e nel Mediterraneo. Le particelle si trovano principalmente a quote elevate, tra i 1.000 e i 9.000 metri, e non raggiungono concentrazioni tali da influire sulla salute umana in superficie. Tuttavia, il fenomeno solleva preoccupazioni più ampie legate all’inquinamento atmosferico. Gli incendi in Canada, alimentati da condizioni climatiche estreme, hanno rilasciato quantità record di anidride carbonica e altri gas serra, contribuendo all’effetto serra globale. Nel 2023, ad esempio, gli incendi canadesi hanno emesso circa 647 teragrammi di CO2, superando le emissioni annuali di molti paesi industrializzati.
