Il linguista: "Meloni vuol farsi chiamare il presidente? È come dire il cantante Mina"

Il linguista: “Meloni vuol farsi chiamare il presidente? È come dire il cantante Mina”

Marco Olivieri

Il linguista: “Meloni vuol farsi chiamare il presidente? È come dire il cantante Mina”

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lunedì 24 Ottobre 2022 - 18:40

L'intervento di Fabio Rossi (Università di Messina)

MESSINA – “Da linguista, non riesco a comprendere l’ostinazione di Giorgia Meloni a volersi fare chiamare il presidente e non la presidente del Consiglio. Non è corretto sul piano della lingua ed equivale a dire il cantante Mina. E non, ovviamente, la cantante, come si pronuncia in italiano. Mi sembra una battaglia ideologica”. Fabio Rossi, professore ordinario di Linguistica italiana all’Università di Messina, allievo di un maestro come Luca Serianni, non riesce a capacitarsi: “Tante professioni, un tempo, erano appannaggio degli uomini. Oggi rifiutarsi di adattare le lingue alle istanze di genere è retrogrado. La lingua italiana prevede che i nomi mobili, anche quelli di professione, si flettano in base al genere, in linea con quanto la Crusca e la Treccani sostengono. Di conseguenza, l’insistenza su questo punto di Giorgia Meloni, peraltro la prima presidente del Consiglio nella storia della Repubblica italiana, assume un significato paradossale, in contrasto con la grammatica”.

Fabio Rossi

Che cosa replica il professore Rossi a chi sostiene che al femminile suoni male parlare di avvocata o di assessora? “In passato non si era abituati al fatto che le donne – sottolinea il linguista – potessero ricoprire determinati ruoli. Tutto qui. Ancora oggi c’è chi chiama ambasciatrice la moglie dell’ambasciatore! Ma anche i lessicografi del secolo scorso parlavano di assessora o di avvocata. Non è una novità. La seconda obiezione, cioè che parlare della presidente (o presidentessa) sarebbe sminuente per la funzione, che non ha sesso, risulta ancora più allarmante“.

“Perché l’uso del femminile dovrebbe essere sminuente?”

Perché questa seconda interpretazione appare più preoccupante? “Perché – risponde il professore Rossi – avalla una opacizzazione del femminile. Ma non viene il dubbio, a chi vuol farsi chiamare il presidente, che ciò significa ritenere che un genere vale più dell’altro? Perché una donna, se diventa presidente, dovrebbe sentirsi sminuita dal farsi chiamare al femminile? Di fatto, questa convinzione conferma una disparità di genere. Perché il femminile, in coerenza con la grammatica italiana, dovrebbe essere sminuente? Tra l’altro, presidente è una parola ambigenere” .

Ricorda il linguista: “Nella nuova versione della Treccani i ruoli declinati al femminile hanno avuto riconosciuta pari dignità e precedono quelli maschili, se l’alfabeto lo impone. Forse si vuole condurre una battaglia ideologica e perpetrare inconsciamente retaggi maschilisti. Ma sul piano delle regole linguistiche, sia chiaro, non è vero che la carica neutralizza il genere. Prima o poi, chi critica questa impostazione dovrà fare pace con la lingua italiana”.

“Ritorniamo ai fondamentali: la grammatica italiana”

Ma che cosa replica il professore Rossi a chi, tra lettori e lettrici, lo attacca pesantemente su questi temi? “Prima lezione di grammatica alle scuole elementari: esistono nomi che variano in base al genere e nomi che non variano. La penna, il banco, il quaderno, la pentola, ecc. non variano. Quelli che variano possono variare nella desinenza oppure solo nell’articolo. Direste mai di una donna che è uno scrittore o di una signora che è il preside o un cantante? Esattamente allo stesso modo accade per la giudice, la presidente, la sindaca. Fletterli al maschile, se sono riferiti a una donna, è un (grave) errore di grammatica. Come se si fosse definita la povera Elisabetta II il re, anziché la regina. Poi vi sono alcuni nomi di animale che non variano: la tigre maschio o femmina, il pavone maschio o femmina ecc.. È molto semplice, basta studiare o ripassare. Tutto il resto è ideologia. Se volete, posso suggerirvi la mia Grammatica Treccani in adozione alle scuole medie, ma ogni altra dignitosa grammatica scolastica vi dirà cose analoghe. Buono studio!”.

11 commenti

  1. Vorrei chiedere al prof se l’etichetta al supermercato “tonno” sia discriminatoria. In caso si dovrebbe specificare nell’etichetta il sesso del pesce morto: “tonno” o “tonna”, o “tonnessa”? E “la penna”? Non sarebbe meglio dire “il penno”, vista la forma dell’utensile? Ho deciso, da oggi dirò solo e sempre “la buca” e mai più “il buco”. Grazie, grandissimo prof.

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    1. Ah, ah, ah. Concordo con te, Luigia. Questo politicamente corretto, il cercare a qualsiasi costo il pretesto per discriminare chi discrimina solo per mettersi in bella mostra ha proprio stufato.

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  2. La tigre femminile è sempre stata chiamata così anche nel caso di un esemplare maschile, mentre un cavallo maschile al contrario è indicato così anche nelle figurine dei bimbi dell’asilo. Il presidente è una figura emblematica e tradizionalmente coniugato al maschile ma se il contesto lo richiede eccezionalmente può chiamarsi la presidente. La lingua italiana nasce dalla tradizione, non dalla gradevole pronuncia in primo luogo. Il presidente nell’esempio da lei indicato s’intende come il verbo, participio presente per essere precisi, colui o colei che presiede.

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  3. Se non ricordo male questo esimio Prof è quello che pretende che si dica architetta ingegnera avvocata assessora.
    Quindi di cosa sorprendersi?

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  4. Oggi ho sentito in TV l’intervista della presidente del PD che sostiene di essere la “sindaca” di Marzabotto. Sicuramente fa meno scalpore perché la declinazione “sindaca” è boldrinianamente corretta, mentre utilizzare Il presidente del consiglio Giorgia Meloni risulta boldrinianamente non corretta. Ecco, mi potrebbe spiegare il professore perchè il boldrianesimo è così apprezzato da una larga fetta di esternatori di sinistra?

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  5. Prima lezione di grammatica alle scuole elementari: esistono nomi che variano in base al genere e nomi che non variano. La penna, il banco, il quaderno, la pentola ecc. non variano. Quelli che variano possono variare nella desinenza oppure solo nell’articolo. Direste mai di una donna che è uno scrittore o di una signora che è il preside o un cantante? Esattamente allo stesso modo accade per la giudice, la presidente, la sindaca. Fletterli al maschile se sono riferiti a una donna è un (grave) errore di grammatica. Come se si fosse definita la povera Elisabetta II il re, anziché la regina. Poi vi sono alcuni nomi di animale che non variano: la tigre maschio o femmina, il pavone maschio o femmina ecc. Cialtrone invece è un termine che varia, sia come aggettivo sia come sostantivo: il cialtrone, la cialtrona, i cialtroni, le cialtrone, come tutte le persone che ignorano la grammatica e pretendono tuttavia di discettarne. È molto semplice, basta studiare o ripassare un pochino. Tutto il resto è ideologia. Se volete, posso suggerirvi la mia Grammatica Treccani in adozione alle scuole medie, ma ogni altra dignitosa grammatica scolastica vi dirà cose analoghe. Buono studio! Amichevolmente, Fabio Rossi, professore ordinario di Linguistica italiana

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  6. invece di pensare alle cose serie,bollette,rincari generalizzati di tutto, (oggi ho visto l’insetticida a Euro 5,40), ed alla gente che non ce la fa più,ci concentriamo su un “il” o “la”.

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  7. Ah, ecco… Queste sono le priorita’ del paese. Eh, si… Eh, gia’.

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  8. Questi sono i nostri politici, si impegnano sulle cose superflue tanto loro che problemi hanno.

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  9. Certamente e perché no il giornalisto, il geometro, il dentisto …… mi sembra “politicamente corretto”. Siamo un paese in cui c’è chi si attacca a cose ridicole che servono a ben poco. Questa sarebbe emancipazione?

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  10. Fabio Bertoncelli 26 Gennaio 2024 17:19

    Guida alpina, guardia, sentinella, vedetta, spia. Questi sostantivi sono di genere femminile, ma si riferiscono quasi sempre a persone di sesso maschile.

    Pertanto in tali casi, per evitare discriminazioni sessiste, diremo: “il guido alpino Walter Bonatti”, “il piccolo vedetto lombardo”, “il guardio sparò ai malviventi “, “James Bond è uno spio”, “il sentinello lanciò l’allarme”.
    Dico bene?

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