Il Mezzogiorno e la sfida del “nuovo” capitale umano

Il Mezzogiorno e la sfida del “nuovo” capitale umano

.

Il Mezzogiorno e la sfida del “nuovo” capitale umano

. |
sabato 10 Febbraio 2024 - 09:10

Il piano europeo Next Generation e le opportunità per ricercatori e ricercatrici nel Mezzogiorno d'Italia

MESSINA – Pubblichiamo un intervento di Giuseppe Bottaro, ordinario di Storia delle dottrine politiche (Università di Messina).

Nei prossimi anni la vera sfida nel Mezzogiorno d’Italia si giocherà soprattutto sulla crescita del capitale umano, sull’insieme delle conoscenze, competenze e abilità acquisite da quei ventenni e trentenni che oggi hanno deciso di rimanere, o di trasferirsi, nei nostri territori scommettendo su una formazione di alto livello che possa metterli in grado di competere sul piano nazionale e internazionale.
Pochi soggetti in Sicilia come in Calabria, qualche politico e una parte della nostra classe dirigente, si stanno, infatti, accorgendo che l’avvento del piano europeo Next Generation, con le sue ingenti risorse da investire anche nel settore della formazione e della ricerca, sta modificando dalle fondamenta l’approccio scientifico dei giovani ricercatori (dottorandi, assegnisti, borsisti) verso tutti gli ambiti che sono previsti dal Pnrr come determinanti per le ormai famose transizioni e innovazioni infrastrutturali, ecologiche e digitali, vale a dire per il futuro dei popoli europei.

A differenza di quel che si possa pensare queste tematiche non stanno condizionando soltanto l’ambito delle ricerche in settori strategici quali la fisica, la chimica, la biologia, l’ecologia, l’ingegneria o l’informatica ma anche e soprattutto nelle scienze mediche e in quelle umanistiche.
Sempre più anche i giovani ricercatori siciliani e calabresi nei settori delle scienze politiche, sociali, giuridiche, economiche, ad esempio, saranno coinvolti dalle prospettive, con i connessi rischi e benefici, dell’intelligenza artificiale o delle città e comunità smart, vale a dire di territori e centri abitati dove la sicurezza, la tutela dei beni culturali e turistici e la promozione delle comunità solidali e autosufficienti dal punto di vista energetico necessiteranno di una nuova cornice politica e istituzionale.

Le sfide su nuovi temi e il ruolo delle Università meridionali

Le ricerche che i giovani dottorandi e assegnisti stanno già sviluppando su tematiche rilevanti quali l’intelligenza artificiale e il nuovo Stato di diritto, le nuove tecnologie digitali e l’impatto sulla filosofia, sulla pedagogia e sulla sociologia contemporanee o l’avvento delle comunità energetiche nelle aree rurali dell’entroterra siciliano cambieranno per sempre i vecchi parametri anche delle scienze umanistiche e non accorgersi di tutto ciò sarebbe fortemente controproducente per delle regioni come le nostre immerse nella perenne fase di arretratezza economica.

In poche parole, queste nuove tematiche dovranno necessariamente essere studiate e le ricerche su questi argomenti dovranno essere sviluppate accanto, e non in alternativa, ai tradizionali studi, ad esempio, su Machiavelli e il realismo politico, sull’illuminismo e le rivoluzioni in età moderna o su Kelsen e il positivismo giuridico.
In questa importante sfida, pertanto, le Università del meridione d’Italia saranno destinatarie di un ruolo insostituibile, quello di non sottovalutare le enormi conseguenze che tutto ciò comporterà in termini di ricadute per i nostri territori, accompagnando nel migliore dei modi le giovani ricercatrici e giovani ricercatori verso un cambiamento epocale di mentalità.
Non possiamo farci illusioni perché contro questa prospettiva si coalizzeranno tantissime resistenze da parte di quei gruppi di potere politico, sociale e perfino accademico-intellettuale che in breve tempo vedranno svanire pur legittime rendite di posizione.

Le Università siciliane e calabresi chiamate a un giusto mix d’innovazione e cambiamento

Per questi motivi occorrerà che i nostri centri di ricerca, in primis le Università siciliane e calabresi, si attrezzino nel migliore dei modi per realizzare un giusto mix tra innovazione e sano cambiamento da un lato e difesa dei valori della classica tradizione di studi ancora giustamente molto forte alle nostre latitudini.
Credo che su quest’ultimo punto possiamo fare affidamento, sperando di non essere troppo ottimisti, sul desiderio ma anche sulla consapevolezza delle giovani generazioni di meridionali che, nonostante le tante avversità, si sono sempre dimostrate aperte verso il progresso sociale e la crescita complessiva delle condizioni di vita dei cittadini nel più ampio contesto di una sana comunità democratica.

L’incapacità della classe dirigente di creare le condizioni per far rimanere nel sud i giovani ricercatori


Il vero peccato capitale che, invece, rischiamo di compiere consisterebbe nell’incapacità da parte dell’attuale classe dirigente del Mezzogiorno, politica ed economica, di riuscire a creare le giuste condizioni tali da permettere ai nuovi giovani ricercatori di poter rimanere al Sud a sviluppare nei prossimi decenni il loro nuovo modo di sperimentare, con la tragica conseguenza di perdere per intero tutti i possibili benefici e le favorevoli ricadute sul territorio, come al solito a vantaggio di altri.
Agendo in questo modo, in altre parole, finiremmo per sprecare una delle ultime speranze di sviluppo possibile per la Sicilia e le altre regioni meridionali.

Giuseppe Bottaro

Foto tratta dalla pagina Fb di Unime.

Articoli correlati

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007