Il pianismo romantico di Zoltan Fejervari entusiasma il pubblico del Palacultura

Il pianismo romantico di Zoltan Fejervari entusiasma il pubblico del Palacultura

giovanni francio

Il pianismo romantico di Zoltan Fejervari entusiasma il pubblico del Palacultura

Tag:

martedì 18 Ottobre 2022 - 06:40

Un eccellente giovane pianista inaugura la stagione concertistica della Filarmonica Laudamo

Con l’autunno finalmente riparte l’attività concertistica messinese, grazie alle tre storiche Associazioni musicali Filarmonica Laudamo, Accademia Filarmonica e Vincenzo Bellini.

Domenica scorsa la Filarmonica Laudamo ha inaugurato la stagione, mentre sabato 22 ottobre e sabato 29 ottobre sarà il turno rispettivamente dell’Accademia Filarmonica e dell’Associazione V. Bellini. Le tre Associazioni, vero vanto della nostra città, anche quest’anno propongono programmi di elevato spessore; non sono molte le città italiane che offrono tale varietà e quantità di musica, si spera che tale ricchezza artistica possa attrarre anche molti giovani, purtroppo non molto numerosi nelle sale da concerto messinesi.

Il concerto inaugurale della Filarmonica Laudamo è stato preceduto dai saluti di rito della Vice-Presidente, prof.ssa Alba Crea, e del nuovo direttore artistico Antonino Cicero.

Protagonista della serata è stato il giovane pianista ungherese Zoltan Fejervari, già affermato in campo internazionale (uno dei prediletti del grande Andras Schiff), che ha proposto un programma interamente romantico.

Il pianista ha infatti eseguito i “Valses nobles” Op. 77 D 969 di Franz Schubert, il “Carnaval” Op. 9 di Robert Schumann e i 24 “Preludi” Op. 28 di Fryderyk Chopin.

I tre brani sono accomunati dal fatto di essere delle raccolte di piccoli pezzi, ma, mentre i Valses di Schubert appartengono tutto sommato alla sua produzione secondaria, musica piena di invenzioni melodiche, ma, spensierata, senza particolare profondità (le immaginiamo eseguite da Schubert nelle celebri serate fra amici a Vienna), Carnaval e i Preludi rappresentano invece due straordinari capolavori, fra i più importanti e innovativi di tutta la letteratura pianistica dell’800.

Dopo i “Valses nobles”, eseguiti con tale disinvoltura da farci immediatamente capire l’assoluta padronanza della tastiera del giovane pianista, Fejervari ha eseguito il Carnaval, di Schumann, a conclusione della prima parte del programma.

Composto nel 1835, il cui titolo completo è “Carnaval, piccole scene su quattro note”, il capolavoro di Schumann consiste in una serie di brevi brani – ventidue per l’esattezza – basati sulla parola Asch (la, mi bem., do, si) piccola città amata dal compositore per via del suo legame con il suo primo amore, Ernestine von Fricken. Si tratta di una meravigliosa galleria di maschere, che permettono al compositore tedesco di esprimere i più variegati sentimenti, come, ad es., la malinconia Pierrot, contrapposta alla vivacità di Arlecchino. In Carnaval trovano posto per la prima volta esplicitamente le due figure di Eusebio e Florestano, i due pseudonimi con i quali Schumann firmava i suoi articoli di critica musicale sulla rivista Neue Zeitschrift fur Musik: il primo, intimo, esprime malinconia e dolcezza, il secondo la sfrenata passionalità. Impossibile esaminare in questo spazio tutte le figure di Carnaval, ma non posso non citare la toccante “Chiarina” (dedicata alla sua Clara), brano straordinariamente appassionato, o “Chopin”, una sorta di breve notturno che incarna la personalità malinconica dell’amato musicista polacco; e ancora l’entusiasmante “Estrella” dedicata ad Ernestine. Una sfilata di maschere imperniata di altissima poesia, anche nei brani più lieti, assolutamente deliziosi, come ad es. “Reconaissance”, indimenticabile espressione di gioia, tra l’altro eseguita splendidamente da Zoltan Fejervari. Questo sommo capolavoro si conclude con la trionfale e briosa marcia dei seguaci di David contro i filistei, altro riferimento alle sue critiche musicali, ove i seguaci di David sono i veri artisti, gli spiriti liberi che combattono i mestieranti dell’arte (i filistei).

Eccellente l’interpretazione, di Zoltan Fejervari, di grande personalità, particolarmente felice, a mio avviso, nei brani più vivaci, come “Coquette” e, come detto, “Reconaissance”; trascinante nella marcia finale, che ha strappato entusiasti applausi del numeroso pubblico presente in sala.

La seconda parte del concerto è stata dedicata interamente ai Preludi di Chopin.

L’intera raccolta dei ventiquattro Preludi op. 28di Chopin fu finita di comporre nell’isola di Maiorca nel 1839, durante un breve periodo della sua vita – il soggiorno, iniziato nel 1938, insieme alla sua amata George Sand – ma i singoli preludi hanno visto la luce in anni diversi. Lo stimolo che accelerò la formazione della raccolta fu dato dal costruttore di pianoforti Camille Pleyel, il quale ebbe l’occasione di ascoltare qualche preludio composto inizialmente e volle acquistare tutta la raccolta proponendosi come editore; Chopin, spinto da necessità, accettò e si premurò così di ultimare la raccolta, nonostante le precarie condizioni di salute.

Si tratta di ventiquattro autentiche gemme, brevi nella loro concezione, a parte il numero 15, probabilmente il più famoso, soprannominato “La goccia d’acqua” per via di una nota ribattuta che persiste durante tutto il brano, ricordando appunto il cadere della goccia d’acqua.

La raccolta di questi brevi capolavori racchiude nel suo complesso ogni aspetto della poetica musicale di Chopin, da quello triste, mesto e malinconico, come il n. 4 – che ha scandito un momento indimenticabile del film “Cinque pezzi facili” con Jack Nicholson – e il n. 6, a quello drammatico e impetuoso (n. 8, 12,16 – quest’ultimo definito da Cortot “La course à l’abime”, La corsa verso l’abisso -, 22, e lo straordinario n. 24), a quello di infinita dolcezza (n. 13, 15 e 17, quest’ultimo il preferito di Mendelssohn, molto simile per ispirazione alle sue “Romanze senza parole”), fino a quello leggero ed etereo (preludi n. 3, 10, 23).

Non mancano i preludi che manifestano un senso di pura gioia, come i n. 5, 11,19, e 21, ma anche quelli ispirati all’occupazione della sua amata Varsavia, come il bellissimo n. 20, mesto e funebre, che, secondo Huneker, in sole tredici battute racchiude la sofferenza di tutto un popolo. Alcuni sembrano anticipare altre epoche musicali, come il n. 2, dalle misteriose dissonanze, che ad alcuni ricorda addirittura Strawinsky.

Già dal primo preludio si manifesta in tutta la sua evidenza il preciso riferimento ai preludi del “Clavicembalo ben temperato” di Johann Sebastian Bach, ma in quel caso ad ogni preludio segue una fuga, mentre le composizioni di Chopin sono pezzi compiuti, non preludono cioè ad un brano successivo.

Zoltan Fejervari ha confermato, anche nell’esecuzione di Chopin, tutte le sue qualità, riuscendo a spaziare, come in Carnaval, fra i molteplici stati d’animo che i 24 brani esprimono, e a sfoggiare anche le sue indubbie doti virtuosistiche, come in particolare nell’ultimo Preludio. Forse talora ha affrettato i tempi, come nel n. 4, eseguito, ovviamente a mio parere, troppo rapidamente, trattandosi di un “Largo”, ma nell’insieme la performance è stata davvero eccellente.

Con un delizioso bis: un “Piccolo pezzo” di Leos Janacek, dal sapore tipicamente slavo, il pianista ha concluso mirabilmente il primo concerto della stagione musicale messinese.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007