Dalla Cgil all'Ance Sicilia solidarietà a Vecchio, ad di Cosedil. Impresa vittima di un tentativo d'estorsione mentre è al lavoro nelle zone del risanamento a Messina
MESSINA – Continua ad attirare l’attenzione il tentativo d’estorsione nei confronti di un’impresa impegnata nell’operazione di risanamento a Messina. L’Ance Sicilia, Associazione dei costruttori edili, “esprime solidarietà a Gaetano Vecchio, presidente di Confindustria Sicilia, componente dell’Assemblea di Ance Sicilia e tesoriere di Ance Catania, e piena ammirazione per il coraggio con cui, ancora una volta, ha reagito all’aggressione degli estortori”. Il tutto in qualità di amministratore delegato di Cosedil,
“Si voleva colpire uno dei simboli dell’antiracket”
“Sono gravi e preoccupano – dichiara Salvo Russo, presidente di Ance Sicilia – le modalità arroganti e aggressive di questa tentata estorsione e soprattutto il fatto che si sia voluto colpire direttamente e con innaturale disinvoltura, al limite dell’incoscienza, non un imprenditore qualsiasi, ma uno dei principali simboli attuale dell’antiracket, avendo ricevuto il testimone dal padre Andrea che nel 2007, resistendo agli attentati multipli e denunciando, provocò la svolta antimafia di tutta Confindustria siciliana e nazionale”.
“L’unica difesa è seguire il suo esempio: resistere e avere fiducia nelle istituzioni”
E ancora: “Per la sua storia, per ciò che ha continuato a fare denunciando ogni qualsiasi attacco e per ciò che, di conseguenza, rappresenta, era impensabile che proprio ora Gaetano Vecchio potesse piegarsi a vigliacchi, prepotenti o balordi. Ed è proprio per questo che l’episodio non va sottovalutato. Quindi – conclude il presidente di Ance Sicilia -, come ha dimostrato ancora una volta Vecchio, non c’è alternativa: l’unica difesa è seguire il suo esempio, resistere, avere fiducia nelle forze dell’ordine e nelle istituzioni, denunciare. Infatti, la mafia fa breccia dove trova paura e debolezza e chi si piega diventa per sempre schiavo, consegna le chiavi dell’impresa ai delinquenti, tanto vale chiuderla subito. Dove, invece, tocca duro, la mafia si ritira. Ecco che tutti insieme dobbiamo fare muro”.
“Il tentativo di estorsione ai danni della ditta Cosedil, impegnata nel risanamento del Fondo Fucile, è una sporca e gravissima storia, che non può e non deve essere minimizzata, in quanto, secondo quanto emergerebbe in questa prima fase, rappresenta l’ennesimo, inaccettabile tentativo di esercitare, attraverso l’intimidazione e la violenza, il controllo assoluto del territorio e delle attività economiche e sociali che vi operano”. Così a sua volta Giovanni Pistorio e Mario Mancini, segretari generali, rispettivamente, di Fillea Cgil Sicilia e Fillea Cgil Messina.
Gli interessi criminali messinesi e il tentativo di mettere le mani sull’impresa proveniente da fuori
“Ciò conferma – ancora Pistorio e Mancini – che il sistema Siino, quello nato per gestire l’affidamento di molti appalti, servizi e forniture, sia ancora in piedi. Anzi, che goda ancora oggi di ottima salute o che, forse, sia ancora più pervasivo e radicato di prima. Le recenti indagini della magistratura messinese, che hanno brillantemente disarticolato il sistema di potere che aveva nelle mani la gestione degli appalti, confermano con chiarezza e senza ambiguità tale ipotesi”.
Pistorio e Mancini proseguono: “Il tentativo di estorsione, coraggiosamente respinto e denunciato da Cosedil, rende evidente come quella, che viene considerata una ditta proveniente da fuori e che quindi potrebbe sfuggire al coacervo soffocante degli interessi criminali messinesi, vada comunque piegata e assoggettata alle regole imposte dal sistema locale, che pretende di controllare l’economia e gli assetti sociali del territorio. E questi fatti lo dimostrano in modo inequivocabile”.
I segretari generali di Fillea Cgil Sicilia e di Messina concludono: “Siamo e saremo vicini ai vertici di Cosedil e ai suoi lavoratori, a maggior ragione in momenti difficili come questi. Così come saremo concretamente e senza esitazioni al fianco di chi vorrà reagire con altrettanto coraggio e determinazione per liberare definitivamente il territorio dal cancro criminale che lo soffoca”.
Nella foto l’avvio dei lavori a Fondo Fucile.

Bisogna senpre denunciare questi delinquenti. e fare in modo che non escano mai dai carceri. E fare delle leggi ancora più dure del 41bis in modo da non permettergli di avere contatti con nessuno. Senza nesun contatto, solo così si distrugge il cancro, sennò non cambierà mai niente.