Il ponte e l'incubo di una città invivibile

Il ponte e l’incubo di una città invivibile

Marco Olivieri

Il ponte e l’incubo di una città invivibile

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martedì 19 Marzo 2024 - 07:00

Tante le incognite sulla capacità della città d'assobire tutte le operazioni legate alla grande opera

MESSINA – Ponte “sì” o ponte “no”? Lo “scopriremo solo vivendo”. Il giorno dopo l’audizione dell’amministratore delegato Pietro Ciucci a Palazzo Zanca, di certo, rimangono molti dubbi sulla capacità di una città d’assorbire in tempi rapidi tutte le operazioni propedeutiche all’eventuale realizzazione. Dopo la relazione, in Commissione ponte, degli esperti della società “Stretto di Messina”, una serie d’interrogativi affollano la mente. Se il “sì” o il “no” alla grande opera è una scelta che va oltre la volontà di chi vive qui, la gestione della tutela del territorio da un’operazione così imponente è un tema centrale. Ancora di più in una città che spesso si blocca per un piccolo cantiere o per un po’ di pioggia.

Di conseguenza, la frase chiave ieri è stata questa: “Cercheremo di mitigare i disagi”. Non a caso il sindaco di Messina, Federico Basile, ha sottolineato ai microfoni di Tempostretto: “Dalla cantieristica alla logistica, il ponte è molto impegnativo. La società Stretto di Messina dovrà gestire con delicatezza la questione degli espropri per pubblica utilità, ad esempio. E agli espropriandi dico: comprendo le vostre esigenze. L’opera è faraonica e invasiva. Per questo, al di là dei conflitti ideologici, stiamo puntando ad attenuare i disagi che ne deriveranno. Pensiamo anche alle opere collegate al ponte e allo spostamento in centro città della stazione (prevista nel progetto a Gazzi, n.d.r.)”.

90 giorni per il via libera e la necessità di tutelare il territorio

Ha evidenziato a sua volta l’ad della società “Stretto di Messina”: “Per la valutazione d’impatto ambientale e la conferenza di servizi il tempo è di 90 giorni. Se si rispettano questi tempi previsti per legge, a fine giugno sarà possibile avere il via libera dal Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, n.d.r.). A quel punto, ammesso che arriverà il 30 giugno, inizierà la procedura degli espropri, che non sarà istantanea. Non cacceremo nessuno. La fase realizzativa prevede la redazione del progetto esecutivo e le prime attività sul territorio, ad esempio la bonifica degli ordigni bellici, la parte archeologica, la risoluzione delle molte interferenze. A seguire, nei mesi, le verifiche geotecniche e tante attività prima di vedere alle opera le escavatrici per le fondamenta”.

Rispetto agli slogan e alla propaganda politica, le parole di Ciucci delineano un quadro più realistico. Tuttavia, rimangono i dubbi su “un’accelerazione a passi di gigante”, come l’ha definita il sindaco, che comporta un mutamento notevole nell’organizzazione della città. Persino a livello di giustizia, con i conteziosi per gli espropri, si teme la paralisi. Lo abbiamo scritto di recente: contro la tentazione del governo e del ministro Salvini di cedere allinsostenibile leggerezza della propaganda occorrerà essere più ponderati. Su inquinamento, disagi ed esternalità da pagare, tra passaggi di tir e mutamento del traffico cittadino, bisognerà trovare soluzioni adeguate a una città così complicata in termini di gestione e sicurezza. Pensiamo alle vie di fuga e ai problemi di un territorio messo a dura prova sul piano idrogeologico.

Il ponte e l’alternativa di un modello di sviluppo meno invasivo

In questo contesto, i pareri di valutazione ambientale e del Cipess non possono essere considerati una mera formalità. Ma rappresentano dei passaggi da chiarire con il massimo rigore, al riparo da ogni slogan di una politica che ha bisogno di successi d’immagine e bandierine. Ma non sulla pelle di una città che deve avere un suo modello di sviluppo.

Rimane il dubbio che, per la città dello Stretto, un modello meno d’impatto sul territorio ma legato a più infrastrutture senza il ponte avrebbe potuto, e potrebbe, essere vincente. Infrastrutture stradali, autostradali e ferroviarie e servizi in funzione delle caratteristiche messinesi tra mare e terra: le opere compensative ma senza la grande opera, per usare un paradosso.

Il Pums e il ponte

Ricordiamo che, in Sicilia, in relazione al ponte, sono previsti 28 chilometri di opere stradali e ferroviarie e la città avrà una trasformazione significativa nei collegamenti, comprese le stazioni metropolitane di Annunziata, Papardo e Viale Europa. Non a caso ieri il vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici Salvatore Mondello ha parlato dell’esigenza di “governare i processi di sviluppo legati alla costruzione del ponte. L’amministrazione continuerà a collaborare e verificare le strategie di sviluppo in funzione degli interessi della città. Tracciare nuove direttrici infrastrutturali che collegano Messina nord con il centro città diventa centrale per il futuro dell’assetto territoriale. Anche il Pums, discusso in Consiglio, non può essere avulso dal ragionamento attorno al ponte”.

In ogni caso, oggi tocca all’amministrazione comunale e alla rappresentanza parlamentare vigilare affinché l’eventuale partenza del ponte non si traduca in un incubo per la città. “Vogliamo essere ascoltati”, dicono i cittadini. La prima necessità è che si venga incontro alle esigenze di un territorio già così provato, ottenendo il massimo in termini di ricadute. Questa è l’attuale posta in palio in relazione a un’eventuale fase di “transizione” che durerà almeno sette anni, nell’ipotesi più ottimistica. O il governo razionale della città o il caos: la terza possibilità non esiste.

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7 commenti

  1. Sicuramente il caos

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  2. Perché contenuti così diplomatici nell’articolo invece di evidenziare concretamente e realisticamente in modo diretto l’unico fatto che tutti i cittadini hanno ben compreso? L’inutile tragedia per la città di Messina che sarebbe la costruzione del Ponte sullo Stretto

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  3. sette anni? sarà la crisi del settimo anno a lasciare la città n brache di tela,non riescono a fare il porticciolo di Tremestieri a completare gli svincoli dell’autostrada e ci vogliono fare credere che in 7 anni faranno il ponte?

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  4. Con una approssimativa amministrazione della cosa pubblica, se tutto va bene andrà tutto male…

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  5. Puliziatotale 19 Marzo 2024 09:35

    Il,ponte il,comune cittadino non lo,vuole.Lo vogliono quelli che vogliono,arraffare montagne di soldi.referendum

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  6. Preparatevi a cose mai viste per chi avrà la fortuna di campare! Voglio proprio vedere il grande caos che ci sarà. Vi basti pensare allo spostamento della Stazione. Allora i treni passeranno dal Ponte e poi questa linea da vove passa? Che giro fa prima di arrivare a Gazzi? Verranno sventrate colline e campagne con i camion che passeranno dalla città notte e giorno per il movimento terra. Sarà un inferno! Chi ha la possibilità se ne andrà ne sono sicuro. E la città perderà diciamo un 20% della sua attuale popolazione. Per non parlare degli scavi delle fondamenta del Ponte con milioni di mc. di terra che nessuno ha finora ha detto dove verranno smaltiti. E’ tutto approssimativo. Ciucci parla di 30.000 posti di lavoro. Io penso che perderemo tra i 1500 e 2000 posti di lavoro. Perchè i traghetti non avranno più senso con il Ponte. Vedremo cose mai viste! Sarà una città infernale! E i cantieri, non fatevi illusioni, dureranno vent’anni se va bene! Distruggeranno tutto!

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  7. Articolo equilibrato e sufficientemente chiaro per far capire con molto realismo che quel che è sicuro è che il Ponte non rappresenta alcun volano di sviluppo per la città. sarà soltanto – anche nel rispetto delle procedure- un ecomostro che creerà enormi disagi alla popolazione da nord a sud e non solo ai poveri concittadini esproriandi.
    il rischio è seriamente quello di vanificare quanto di buono è stato fatto a messina negli ultimi anni in tema di viabilità, verde, vivibilità e servizi pubblici ed in questo l’amministrazione Basile (De Luca) si sta assumendo una enorme responsabilità. il rischio è di passare alla storia con la sua ignavia senza interpellare la cittadinanza come il sindaco e il consigli o comunale che hanno permesso di distruggere messina (ex città di transito nei decenni scorsi, poi valorizzata finalmente come città d’arte e croceristica) riducendola ad enorme e invivibile cantiere perenne di un ponte che scopriremo non si potrà realizzare.
    per la gioia dei famelici gruppi di potere che si spartiranno 13,5mld di euro!

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