Il presepe speciale del Don Orione: una Natività che parla di speranza e accoglienza

Il presepe speciale del Don Orione: una Natività che parla di speranza e accoglienza

Francesca Stornante

Il presepe speciale del Don Orione: una Natività che parla di speranza e accoglienza

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martedì 31 Dicembre 2019 - 08:08

Un presepe vivente emozionante e suggestivo. Protagonisti i disabili dell’istituto Don Orione, nella grotta la storia difficile di una giovane nigeriana che a Messina ha trovato una casa in cui partorire lontana dalla sua terra. Proprio come Maria e Gesú

Un tendone che si apre per accogliere i visitatori. Ed ecco la magia della Natività. La capanna, la mangiatoia, Giuseppe e Maria con Gesù appena nato. Il simbolo del natale cristiano, fede e tradizione che si rincorrono da due millenni. C’è però qualcosa che va molto oltre nel presepe realizzato all’Istituto don Orione di Messina. E’ un presepe vivente speciale e ci sono tanti motivi per cui è così speciale.

Intanto i protagonisti sono gli ospiti dell’istituto, disabili che in questa struttura ogni giorno trovano cure, amore, assistenza. Insieme agli operatori della cooperativa Faro 85, che li segue passo dopo passo, hanno realizzato tutto: arredi, allestimenti, scenografie. Il presepe vivente speciale è stato inaugurato sabato pomeriggio e sarà possibile visitarlo nei pomeriggi del 2, 3 e 4 gennaio dalle 17.30 alle 20. E’ stato allestito all’interno dei locali del don Orione, sul viale S. Martino, proprio nelle stanze in cui quotidianamente i disabili svolgono laboratori e attività.

La realizzazione di questo presepe li ha coinvolti in un percorso creativo ma anche educativo, sono stati utilizzati tanti materiali riciclabili, loro hanno imparato a conoscerli, li hanno scelti, hanno scoperto che si può dare nuova vita a ciò che sembrava essere destinato all’immondizia. Poi hanno indossato gli abiti di scena e hanno ricreato la Betlemme che ospitò la nascita di Gesù, tra mestieri antichi, venditori di stoffe, fornai, e il palazzo di Erode.

Poi c’è quella tenda che il visitatore si trova davanti quasi alla fine del percorso. Si apre e ci sono loro: Maria e Giuseppe con Gesù. L’immagine regalata dal presepe del don Orione è di grande impatto e significato. La mamma di Gesù è rappresentata da una giovane donna di colore. Nella mangiatoia c’è la sua bambina nata quasi tre mesi fa. Guardarle in quella grotta riprodotta suscita emozione. E si capisce presto che c’è una storia dietro quegli occhi e quello sguardo quasi sempre basso.

Lei si chiama Joy, è una giovane nigeriana di 32 anni. E’ in Italia dal 2016, per un periodo ha vissuto nel nord Italia, poi è arrivata a Messina. Da giugno è ospite della casa di accoglienza dell’istituto don Orione, diretto da don Natale Fiorentino. Orgoglioso della grande famiglie del don Orione, don Natale racconta con orgoglio l’impegno e la presenza di questa piccola casa di accoglienza che si trova all’interno della struttura. Ci sono una decina di posti letto, in tanti qui trovano un posto caldo in cui dormire per un breve periodo di tempo. Joy però è qui già da sei mesi. E probabilmente ci resterà fino a quando potrà. Ha cinque figli, tre sono rimasti in Nigeria, le due più piccole invece sono nate in Italia.

Joy era incinta quando è arrivata alla casa di accoglienza del don Orione. Dopo tanto girovagare con soluzioni temporanee e precarie era stata indirizzata verso questa struttura. Don Natale Fiorentino l’ha accolta, aveva un gran pancione e un’altra bimba di quasi tre anni. Come Maria ha trovato una casa in cui partorire lontana dalla sua terra. E tre mesi fa è arrivata Antonia.

Incontro Joy mentre sta cucinando. Ha una stanza tutta per se e le sue bimbe, ha una cucina a disposizione, racconta di trovarsi molto bene sia nell’istituto che a Messina. Parlare con lei però non è facile. Basta guardarla negli occhi per capire che nei suoi 32 anni c’è un passato difficile, duro, doloroso. E’ diffidente, non riesce a parlare di se e del suo passato. Non ha intenzione di tornare in Nigeria, ma non sa cosa farà qui in Italia.

«Joy hai un sogno, un desiderio per il tuo futuro?» E con gli occhi sempre bassi riesce solo a dire «no». Con la disillusione di una persona che a 32 anni forse crede di non avere diritto alla speranza. Sorride solo se si parla delle sue bambine. E’ orgogliosa nel sentirsi dire che sono bellissime. Sembra sia l’unica cosa che le importi. Non sa cosa accadrà ancora nella sua vita, cucina riso, pesce e uova.

Tornerà a vestire i panni di Maria di Nazareth con la sua bimba piccola nella mangiatoia e la più grande che interpreta un angioletto. Per adesso questo le basta. Ha un tetto sulla testa, un luogo sicuro in cui stare. Don Natale Fiorentino e la grande famiglia del don Orione le hanno accolte e proveranno a darle una speranza e magari un motivo per tornare a sorridere. Partendo da un presepe vivente che rappresenta il più alto senso dell’integrazione e dell’accoglienza, che abbatte le barriere della disabilità, del colore della pelle. Tutti insieme per lanciare un messaggio di fede, amore, solidarietà.

Francesca Stornante

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