Il prof. Manduca: "La vita sta tornando, ma attenti a non ripetere gli stessi errori"

Il prof. Manduca: “La vita sta tornando, ma attenti a non ripetere gli stessi errori”

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Il prof. Manduca: “La vita sta tornando, ma attenti a non ripetere gli stessi errori”

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lunedì 07 Giugno 2021 - 09:34

Sono giorni di ripartenza e speranza, ma troppe cose non sono cambiate. La riflessione del professor Raffaele Manduca

La vita è tornata, così, senza motivo/come allora che s’era stranamente interrotta. Questi versi di Boris Pasternak, notissimo scrittore e poeta russo, autore del dottor Zivago, sembrano oggi, se non  una realtà ormai acquisita, almeno un sentire vicino all’atmosfera che da diversi giorni si respira in alcune parti del mondo, dopo innumerevoli mesi da quando la pandemia ha fatto svoltare non poco le nostre vite.

Una speranza che ora va coniugata con l’adagio ripetuto fino alla nausea durante i lunghi mesi pieni di ansia, paura e morte che hanno costellato la traiettoria del covid-19. Un mantra diventatato proposito, imperativo e consapevolezza nuova, assunzione di responsabilità cui l’umano era stato costretto dalla violenza e dalla forza travolgente del virus: tutto cambierà, si ripeteva con convinzione più o meno genuina ma, anche, guardando a  interessi ed equilibri futuri.

La nuova e usuale condizione di normalità verso cui sembriamo avviarci, ma solo in Italia nell’ultimo mese si sono ancora avuti settemila morti, permette qualche considerazione senza nessuna intenzione di una scontata e moralistica contestazione dell’ansia legittima, che è stata anche lunga attesa, di un ritorno a gesti, atteggiamenti abitudini consone e confortanti per la nostra vita: dalla cena al ristorante, alla piscina, alla palestra, al cinema e alla partita, al godimento di una serata a teatro piuttosto che a un concerto. Tutte pratiche che danno forma alla possibilità e alla necessità di contatti fisici e affettivi, a relazioni, scambi di pensieri e opinioni che fanno la nostra umanità da sempre.

E’ però utile riflettere, quando ancora non abbiamo finito di guadare il fiume, sui propositi, previsioni, promesse impegni, di singoli e istituzioni; dei leader della politica e dell’economia mondiale, sulle assunzioni di oneri che fino a poche settimane fa sembravano imprescindibili e, non da ieri, cominciano, invece, a sbiadire, scolorirsi e confondersi dentro una corrente per niente diversa, che percorre gli stessi sentieri e le stesse direzioni che hanno governato le nostre vite ormai da decenni. Un clima questo, oltre che singoli atti concreti, di cui si è costantemente messa in evidenza la responsabilità nella stessa propagazione della pandemia, che oggi torna prepotente assieme all’ansia non rinviabile di derubricare, mettere fra parentesi, con il virus la fragilità della condizione dell’umano che avevamo creduto non appartenerci più e che il covid ci ha sbattuto in faccia imponendoci almeno di non ridurre tutto alla sola capacità di produrre vaccini in tempi veloci e comunque utili per un futuro,  atteso, nuovo evento pandemico.

Se si guardano infatti i luoghi e le dinamiche che segnano la nostra contemporaneità: le borse e l’economia reale, i rapporti fra gli stati e le grandi aree del pianeta, gli equilibri e le gerarchie geo-politiche internazionali, riflesso e specchio di quelle occasioni sanitarie da cui dipende la vita di centinaia di milioni di persone, ma anche i postulati e le filosofie economiche e sociali, che vengono indicate come imprescindibili per il futuro, quasi dei nuovi segnati destini, la vita che ci auguriamo stia tornando pare essere spessissimo un deja-vu. 

Non solo nelle sue forme più belle e attese, si sta delineando una semplice riproposizione di un vissuto scontato e per niente originale, responsabile pure di non poche tragedie contemporanee. A partire dall’inossidabile impasto scienza-tecnica/economia e interessi privati che il covid-19 e quattro milioni di morti non hanno mosso di un millimetro, come dimostra la reticenza e la cappa di assordante silenzio sui brevetti dei vaccini, nonostante le propagandistiche uscite di Biden. Nessuna conseguenza si nota poi nelle borse, nei mercati: alcun segno; con la speculazione che continua a farla da padrona, si tratti dell’ultimo pericolosissimo e costosissimo giocattolo, incomprensibile alla stragrande maggioranza, delle criptovalute, che del ritorno in grande stile delle “scommesse” al ribasso, non importa su quale pelle e su quale sudore umano, di istituzioni prima che amorali contrarie a una sana dinamica economica come gli hedge fund.

Un andazzo questo paradossalmente amplificato anche dagli interventi monetari centrali che hanno creato condizioni finanziarie utili per le stesse frenesie speculative. Il positivo, trionfalistico, riferimento al post pandemic boom, con attese di consistenti aumenti del PIL degli stati ricchi implica, del resto, inevitabilmente, il “naturale” contraltare di una sensibile e dolorosa amplificazione delle diseguaglianze sociali, di reddito e di opportunità anche sanitarie. Fatti questi narrati non solo come accettabili e non discutibili, ma necessari e ineliminabili: i governi dovrebbero solo prepararsi a gestirli, limitandone, al più, l’impatto sociale.

Tutto questo mentre il Medio Oriente, dimostra una tenuta di quadri e di logiche di consueta violenta ostilità fra palestinesi e israeliani, certo appena dopo che i secondi erano riusciti a somministrare il vaccino alla popolazione e i termini del confronto mondiale riprendono dal punto stesso in cui erano giunti, con i paesi ricchi affannati a coprire solo la propria nazione per poter fare ripartire l’economia chiudendo gli occhi su continenti come l’Africa dove ancora solo un pò più dell’1% della popolazione ha ricevuto il vaccino. E tutto questo mentre in Italia la tragedia del Mottarone ripropone pensieri, atteggiamenti, comportamenti di colpevole usualità, che drammi sciagurati come quelli del ponte Morandi avrebbero dovuto rendere difficilissimi se non fare scomparire. La vita sta tornando si, ma come già concludeva Pasternak, “ ...sempre in quella stessa strada antica/sempre quello stesso giorno d’estate e a quell’ora”.

Raffaele Manduca

Un commento

  1. Carmelo Buttò 7 Giugno 2021 13:44

    Analisi lucida e drammaticamete vera.
    Se posso aggiungere una considerazione:
    Oggi più che mai l’informazione e la formazione dovrebbero rivestire un ruolo fondamentale per diffondere una cultura del bene comune.
    Ma ahimè non mi pare di cogliere niente di nuovo sotto questo cielo.
    Quindi vale la conclusione di Pasternak
    “sempre in quella stessa strada antica/sempre quello stesso giorno d’estate e a quell’ora”.

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