Interrogatori Messinambiente, parla il liquidatore Di Maria

Interrogatori Messinambiente, parla il liquidatore Di Maria

Alessandra Serio

Interrogatori Messinambiente, parla il liquidatore Di Maria

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giovedì 12 Novembre 2015 - 23:58

Anche l'imprenditore Di Vincenzo ha risposto alle domande del Gip De Marco. Bocche cucite, invece, nel caso di Inferrera, Buttino e Gentiluomo. La rete di società scoperta dalla Procura.

Sono durati meno del previsto gli interrogatori delle cinque persone coinvolte nell'inchiesta su Messinambiente. Bocca cucita da parte del broker Buttino, difeso dall'avvocato Danilo Di Salvo. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere anche Francesco Gentiluomo, assistito dagli avvocati Carlo Autru e Tommaso Calderone, e Antonino Inferrera, assistito dall'avvocato Giuseppe Carrabba. Ha parlato invece Armando Di Maria, accompagnato dall'avvocato Forganni, che ha difeso le sue scelte e respinto le accuse. Ha deciso di rispondere anche Marcello Di Vincenzo, assistito dall'avvocato Giuseppe Di Pietro. Il confronto col giudice De Marco non ha offerto però grossi spunti inediti, anche nel caso di quelli che hanno deciso di "collaborare", visto che la versione emersa è più o meno quella gia fornita durante gli interrogatori in fase di indagine. Al centro del braccio di ferro tra accusa e difesa, gli affidamenti alle imprese private, effettuate bypassando le procedure ad evidenza pubblica, malgrado la utility è ormai da quasi un decennio partecipata al 100% dal pubblico. Anche i rapporti con gli imprenditori che si erano aggiudicati i servizi erano a tutto vantaggio di Inferrera, secondo la Procura. A insospettire gli accrediti alla FinService e Finconsulting del dirigente di Messinambiente, due trance tra i 16 e i 20 mila euro tra il 2011 e il 2014 erogati dalla coop Rete Abile di Marcello Di Vicenzo, il quale tra il 2009 e il 2013, tra coop e le altre società, ha fatturato a Messinambiente servizi per oltre due milioni e mezzo di euro. Tra settembre 2009 e giugno 2011 Messinambiente ha preso a noleggio da Di Vincenzo 750 cassonetti al prezzo mensile di 17 euro e cinquanta più iva, cassonetti poi riscattati per un prezzo complessivo di 72 mila euro. Il costo per Messinambiente è diventato 466 mila euro più IVA. A Mediterannea l'utility ha affidato la manutenzione dei cassonetti – 992 mila euro e cocci – la manutenzione degli automezzi – 819 mila euro circa -, e comprato cassonetti rigenerati per 157 mila euro. Infine a Rete Abile è andato lo smaltimento del cartone per 21 mila euro nel 2012 e 7 mila euro nel 2013. Il tutto senza gara, raccolta di preventivi, insomma senza alcuna evidenza pubblica. Parallelamente, come detto, Rete Abile liquidava importi per consulenze alle società di Inferrera. Società che hanno sede in via Centonze. Allo stesso indirizzo c'è anche la Greenenergy, della quale Inferrera è socio insieme ad un'altra sigla di Di Vincenzo, la Tecnologie Ambientali srl. A non vederci chiaro sull'appalto alla Mediterranea sono due dipendenti di Messinambiente, Lisi e Marguccio, anche loro indagati, secondo i quali il personale di Messinambiente era perfettamente in grado di svolgere alcuni dei compiti invece affidati alla Mediterranea. "La decisione di affidare la manutenzione e sanificazione dei cassonetti alla Mediterranea spostando ad altro incarico il personale di Messinambiente è attribuibie a De Maria – spiega Marguccio interrogato – Non saprei dire quali siano le motivazioni di questa scelta né perché non venisse coinvolto il direttore tecnico Miloro (…) Messinambiente era in grado di occuparsi della gestione dei cassonetti in quanto aveva una squadra a ciò predisposta e un mezzo per la santificazione".

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