Inchiesta sul Cas, ecco come truccavano le gare. Indagati e retroscena

Inchiesta sul Cas, ecco come truccavano le gare. Indagati e retroscena

Alessandra Serio

Inchiesta sul Cas, ecco come truccavano le gare. Indagati e retroscena

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venerdì 03 Febbraio 2023 - 07:15

I ruoli nel cartello di imprese che voleva gestire l'appalto del Cas. Anche dopo la revoca del bando e una interrogazione all'Ars

MESSINA – Ci sono la figura e il ruolo del milazzese Francesco Duca al centro dell’inchiesta della Dia di Messina sulla gara per l’appalto di sorveglianza anti incendio sulle autostrade siciliane affidate dal Consorzio autostrade. E dell’ex dirigente Cas Gaspare Sceusa, che come altri colleghi ha chiesto di rimanere ad operare all’ente di contrada Scoppo anche dopo la pensione, per un certo periodo di tempo.

francesco duca
Francesco Duca

Due figure che la Direzione investigativa antimafia di Messina conosce bene, dai tempi dell’operazione Teckno 1, la maxi inchiesta sui lavori del Consorzio appunto. All’epoca il milazzese riempì fiumi di verbali, raccontando la sua versione di diversi retroscena, agli agenti della Dia. Sceusa invece è in attesa di sentenza, prevista ad aprile, al processo sulla messa in sicurezza della frana di Letojanni. Per lui l’Accusa ha chiesto la condanna a 7 anni e 10 mesi.

Ora entrambi sono attesi al primo confronto col giudice che ha autorizzato gli arresti domiciliari. L’interrogatorio col Gip Monica Marino non è ancora stato fissato ma è probabile che si svolgerà già nei prossimi giorni alla presenza dei difensori, gli avvocati Francesca Bilardo e Tommaso Calderone.

I dubbi sul bando poi revocato

L’appalto invece è molto più recente rispetto ai lavori esaminati dalla Procura di Messina nell’inchiesta Teckno. Si tratta dell’affidamento del servizio di sorveglianza antincendio sulle autostrade A18 Messina-Catania e A20 Messina-Palermo, in particolare nelle gallerie. Un bando da 8 milioni di euro e più circa, aggiudicato a metà del 2021 dopo una prima revoca in autotutela e dopo lo scoppio, parallelamente, del caso politico. I parlamentari regionali del Pd, in una interrogazione del luglio 2020, chiedevano infatti l’annullamento del bando, in particolare per due ragioni: il precedente, ma non di molto, affidamento ai Vigili del Fuoco dell’analogo servizio per 3+3 milioni di euro e il fatto che i criteri fissati per la partecipazione restringessero di fatto le papabili ditte ammesse a partecipare. Gli stessi Vigili del fuoco ebbero poi parecchio da ridire, sul servizio. Insomma in barba a qualunque principio di concorrenza, il bando sembrava scritto per un vero e proprio cartello di imprese, facevano intendere Lupo, Dipasquale, Cracolici, Gucciardi, Arancio, Barbagallo e Catanzaro.

L’interrogazione regionale

“Le uniche società in possesso dei siffatti requisiti, sarebbero la società Gruppo Servizi Associati SpA con sede a Roma e la società Ok Gol con sede a Susa; la prima società, la Gruppo Servizi Associati, avrebbe maturato tali requisiti in qualità di interlocutore unico di Autostrade per l’Italia per conto della quale gestirebbe i servizi antincendio presso tutte le reti autostradali in concessione ad Aspi, con necessità di misure compensative in gallerie; la seconda società, la Ok Gol, è una società in – ‘house’ partecipata al 100% dalla Società Italiana Traforo Autostradale del Frejus (Sitaf Spa), quest’ultima a sua volta
concessionaria dell’autostrada A32 Torino-Bardonecchia e della parte italiana del traforo del Frejus. La Sitaf Spa, peraltro, sarebbe anche controllata dalla stessa Anas, proprietaria della rete autostradale siciliana”, si legge nell’interrogazione.

Il cartello di imprese e i ruoli degli imprenditori

La Procura di Messina condivide l’ipotesi dell’esistenza di un cartello testimoniato, è la loro tesi a base degli arresti, dalle intercettazioni e i pedinamenti effettuati soprattutto a carico degli investigatori. Un cartello che non si è lasciato spaventare neppure dalla revoca del primo bando, poi effettivamente avvenuta, anzi l’ha sfruttato a proprio vantaggio. Perché in realtà Pietro Paolo Rampino amministratore delegato della Ok Goal poi Road Savety Service e Carmelo Ridolfo della Gsa erano d’accordo, secondo l’accusa. I collettori per le due imprese erano Silvio Meli (di Vittoria) per la Gsa, indagato insieme a Ridolfo, e il socio occulto della Goal, secondo gli investigatori, quel Duca che per via dei precedenti giudiziari non poteva più formalmente contrarre col Consorzio. Il braccio operativo di Duca sarebbe invece Giuseppe Trifilò, anche lui di Milazzo.

Il ruolo di Sceusa

Sono le loro conversazioni a convincere gli investigatori che Sceusa era loro complice. I requisiti per la partecipazione, infatti, sarebbero stati variati in corso d’opera, su input di Duca e i suoi, proprio per favorire il gruppo e limitare la concorrenza. Prima e dopo la revoca del primo bando. Per questo gli arresti domiciliari arrivano anche per lui, malgrado sia andato nel frattempo in pensione. “A Sceusa ce lo portiamo fino a vecchio”, dicono gli imprenditori nelle conversazioni intercettate.

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