Le ragioni del Comitato di Messina per il no alla riforma costituzionale

Le ragioni del Comitato di Messina per il no alla riforma costituzionale

Le ragioni del Comitato di Messina per il no alla riforma costituzionale

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lunedì 31 Ottobre 2016 - 15:00

L'iniziativa, che si è svolta sabato scorso a palazzo Zanca, è stata organizzata dal Coordinamento Democrazia Costituzionale-Comitato per il No e dall'Anpi

Le ragioni del no alla riforma costituzionale sono state sviluppate sabato al Comune da parte del Coordinamento perla DemocraziaCostituzionaleComitato per il no di Messina e all’Anpi. Relatori la professoressa Lidia Lo Schiavo, il prof. Federico Martino, il dott. Marcello Minasi, l’avv.Nicola Bozzo e il dott. Domenico Gallo, magistrato della Corte di Cassazione componente del Coordinamento nazionale, con la moderazione del consigliere comunale Maurizio Rella, referente del Coordinamento perla DemocraziaCostituzionaledi Messina-Comitato per il No.

Un convegno organizzato in breve tempo dal consigliere Rella che ha introdotto i lavori ricordando che “la riforma costituzionale è stata approvata da un Parlamento assolutamente illegittimo, insediato con una legge elettorale dichiarata anticostituzionale. Certo la Costituzione può essere revisionata, ma questa riforma la stravolge:è un’altra Costituzione. E il combinato disposto tra Italicum e riforma costituzionale non fanno altro che ridurre gli spazi per la democrazia, diminuendo il potere del Popolo sovrano”.

Il magistrato Gallo fa un paragone con “la scelta della Repubblica da parte degli italiani nel 1946 per evidenziare il contenuto democratico di quest’ultima a differenza della monarchia caratterizzata da una sovranità assoluta. Repubblica nata per grazia di Dio e per sovranità popolare. Sistema configurato dai padri costituenti, adesso attaccato nelle fondamenta per sovvertire la democrazia costituzionale”.

Il dott. Minasi invece pone l’accento sul deterioramento degli organi di garanzia della Repubblica, che si concentreranno nelle mani dell’uomo forte al comando. Quindi, “se vince il sì non solo sarà finita la Repubblica ma sarà finita anche la democrazia”.

La prof. Lidia Lo Schiavo analizza le strategie di comunicazione messe in campo da Renzi, strategia anche fisica tra le giovani generazioni schierate per il sì e gli anziani (tipo Zagrebelsky) schierati per il no, per il conservatorismo. Il tutto condito dalle richieste dell’Europa che chiede governabilità e riforme; ed ecco servito il predominio dell’azione di governo sul Parlamento.

Federico Martino si sofferma su un Parlamento depotenziato e incostituzionale che non poteva mettere mano alla costituzione, sintesi di varie estrazioni politiche, concludendo che “dobbiamo combattere per l’applicazione integrale della costituzione con il ritorno al proporzionale puro, battaglia che affronteremo subito dopo il 4 dicembre se si aprirà un’altra fase con la vittoria del no”.

Nicola Bozzo rammenta come oggi la democrazia è in crisi, perché è passata da strumento delle libertà a strumento asservito al potere “astratto”. Pregevoli gli intermezzi dell’attrice Margherita Smedile con le sue letture “Donne della Costituzione” .

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