I Comuni nelle città metropolitane

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martedì 04 Febbraio 2014 - 16:18

Non vorrei suscitare polemiche sul cui fuoco presunti esperti, anche di millantata autorevolezza accademica, stanno soffiando spinti dai soliti politicanti professionisti, sul disegno di legge regionale per le città metropolitane ed i liberi consorzi comunali che il 6 febbraio sarà all’attenzione del Parlamento siciliano presieduto da Giovanni Ardizzone. Ma è il caso di proporre alcune […]

Non vorrei suscitare polemiche sul cui fuoco presunti esperti, anche di millantata autorevolezza accademica, stanno soffiando spinti dai soliti politicanti professionisti, sul disegno di legge regionale per le città metropolitane ed i liberi consorzi comunali che il 6 febbraio sarà all’attenzione del Parlamento siciliano presieduto da Giovanni Ardizzone.

Ma è il caso di proporre alcune puntualizzazioni già espresse dai due studiosi universitari messinesi, Josè Gambino e Michele Limosani, che hanno raccolto il messaggio scaturito da un recente convegno e ne hanno rilanciato il significato progettuale suscitando ampio e prolungato risalto mediatico.

Mi sembra appena il caso dunque di dissipare paure e timori di quanti si lasciano irretire dai soliti noti che altro non cercano che l’ennesima vetrina politica per rifarsi un look ormai consunto e riproporsi come fautori di uno sviluppo che, francamente, nei lustri passati nessuno ha apprezzato vista la crisi in cui versa la nostra provincia.

Ed hanno ragione gli amministratori comunali di gran parte della provincia, ma non solo loro, a temere l’ennesima prepotenza del capoluogo i cui organi politici hanno solo sfruttato elettoralmente salvo poi fregarsene della periferia.

Ma stavolta, con l’entrata in funzione delle Città metropolitane, nulla sarà come prima. Perché essenzialmente non ci sarà più un capoluogo di provincia i cui ruoli politici e amministrativi sono stati aboliti. Al loro posto, ma con un ruolo paritario fra tutte le componenti, le città metropolitane potranno garantire dignità e prerogative a ciascun centro periferico (mi piacerebbe chiamarli “Comune di…, Distretto Metropolitano di Messina”) che dunque nel confronto con l’Unione europea non sarà lasciato solo a sostenere le ragioni ed i programmi di sviluppo per cui si chiede il finanziamento, ma sarà tutta la Città Metropolitana di Messina, ad esempio, a sostenere il progetto di crescita di quel Comune ed a supportarne politicamente la strategia rappresentando nell’Unione europea le caratteristiche esaltanti non solo del Comune proponente ma anche e soprattutto del territorio di pertinenza, nella sua più alta espressione produttiva, anche se compreso in altri ambiti comunali.

E dunque se è vero che l’unione fa la forza, dalla Città metropolitana, la nostra detta dello Stretto, non potrà che derivarne un bene per tutta la comunità che finalmente potrà aspirare ad un ruolo di protagonista del proprio futuro senza dover dire grazie ad alcuno che non sia la propria lungimirata maturità sociale e politica.

Lorenzo Ferrigno

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