Lucio Villari a Tempostretto.it: «La storia a scuola? Insegnata malissimo»

Lucio Villari a Tempostretto.it: «La storia a scuola? Insegnata malissimo»

Lucio Villari a Tempostretto.it: «La storia a scuola? Insegnata malissimo»

venerdì 18 Maggio 2012 - 13:09

A tu per tu con uno fra i più sagaci storici del nostro tempo che ha presentato a Messina “Notturno italiano. L'esordio inquieto del Novecento” pubblicato da Laterza.

Il tempo dei forti sentimenti, degli ideali certi, dei sicuri orizzonti da raggiungere entra nell'ultimo decennio dell'Ottocento nello spazio inedito e difficile di una modernità improvvisa. Il passaggio al secolo successivo non sarà una pacifica transizione, ma il tramonto di un'epoca di cui il Novecento e il 'novecentismo' si approprieranno totalmente. Grazie alla tecnica, alla scienza, alla filosofia, ai più liberi comportamenti individuali e collettivi. In Italia come in Europa. In "Notturno italiano. L'esordio inquieto del Novecento" (Laterza 2011, 203 pp.), Lucio Villari, storico e docente di storia contemporanea presso l'Università degli Studi Roma Tre, suggerisce una lettura attenta di vent'anni della nostra storia (1890-91/1910-11), trascurati e soffocati da eventi, idee, miti precedenti e successivi e che invece sono all'origine di una modernità energica e inarrestabile, della vitalità della materia e della spiritualità del corpo, del turbamento del futuro, del rifiuto della subordinazione economica e sociale, di una diversa percezione dell'incanto e del disincanto, fino alle ombre di una guerra che fu l'ultima estate dell'Europa. «Venti anni – scrive Villari – frementi di attese, di forti dissensi sociali e politici, di inquietudini scientifiche, religiose, letterarie».

Quest’ultimo suo saggio è stato presentato, in collaborazione con la Libreria Bonazinga, Giovedì 17 Maggio, davanti ad un folto pubblico, nel Salone degli Specchi della Provincia di Messina. A parlare del libro, oltre lo stesso autore, il prof. Giuseppe Rando, Ordinario di Letteratura Italiana presso l’Università degli Studi di Messina, che ne ha lodato le qualità di forma e contenuto. «Il rischio maggiore per chi è autore ma anche professore universitario –ha detto– è che scriva solo per se stesso, finisca con l’essere autoreferenziale. Invece, il primo comandamento per un professore è non annoiare chi lo ascolta o, in questo caso, chi lo legge. “Notturno italiano” è sì scientifico, ma rifugge dal vezzo dell’accademia, è intenso e merita attenzione». A margine della presentazione Tempostretto.it ha incontrato Lucio Villari.

♦ Nel 2012 perché ha senso fare lo storico?

Perché, riferendomi a Spinoza, noi non siamo conseguenze senza premesse. Abbiamo delle premesse da cui veniamo e cui dobbiamo sempre guardare, altrimenti le conseguenze rimangono delle entità estratte.

♦ Come crede sia insegnata la storia nella scuola italiana?

Malissimo. Tranne singoli casi che riguardano docenti che hanno una particolare sensibilità e capiscono che la storia non è materiale da museo ma materiale vivente…

♦ Di cosa c’è bisogno?

Occorre trasformare i manuali, servirsi della comunicazione orale dei docenti, coinvolgere i ragazzi emotivamente e anche sentimentalmente…

♦ La storia che si studia a scuola è sempre la stessa: dalla preistoria all’età contemporanea alle elementari, di nuovo così alle medie e la si dovrebbe approfondire alle superiori. Qualcuno propone di immaginare un percorso di insegnamento che non si interrompa mai per poi riprendersi dall’inizio ma che costituisca un ciclo continuo dal primo anno di scuola sino all’ultimo. Lei è d’accordo?

Sì, così dovrebbe essere…

♦ Ha definito il Risorgimento, a cui ha dedicato uno dei suoi ultimi libri (Bella e Perduta. L'Italia del Risorgimento – Laterza) una “felice congiunzione astrale sotto il segno della modernizzazione”. Cosa intendeva dire?

Che l’Italia è entrata nella realtà moderna dell’Europa e del mondo, quel mondo modificato dalla Rivoluzione francese, con forza, con identità e con energia grazie al Risorgimento e all’unità nazionale…

♦ Eppure ci sono delle spinte divisionistiche, non solo politiche, si veda la Lega al Nord e altri movimenti o partiti autonomisti al Sud, ma anche culturali che negano con forza il valore dell’Unità…

La Lega intanto faccia i conti con le autorità giudiziarie. Sono imbroglioni e gli imbroglioni non fanno storia, non li commento. Per quanto riguarda il resto, non attribuisco molta importanza ai neoborbonici, sono dei nostalgici, come ce ne sono ancora del fascismo…

♦ E a chi rivendica situazioni migliori proprie di un passato ormai lontano cosa si sente di dire?

Anche nella vita di ciascuno di noi talvolta si preferirebbe cambiare qualcosa ma non ci si riesce, e così è la storia. Non sempre si ottiene tutto quello che si deve ottenere, ciò che conta è il percorso di un’epoca, di un tempo, di un’evoluzione di una società. Le contraddizioni e gli aspetti negativi resteranno sempre. Il Paradiso non esiste in terra…

♦ Cosa può consigliare ai giovani studenti di Storia?

È difficile consigliare loro qualcosa, perché i libri di storia sono noiosi generalmente…

♦ I suoi, allora, speriamo di no…

(ride) Speriamo!

(di CLAUDIO STAITI)

► Lucio Villari (Bagnara Calabra, 1933) è uno storico italiano. E' docente di storia contemporanea presso l'Università degli Studi Roma Tre; è autore di numerosi saggi sulla storia dal Settecento al Novecento, in particolare sulle idee e sulla vita sociale del mondo occidentale in quel periodo. Collabora, inoltre, con alcuni quotidiani, soprattutto La Repubblica. Nelle elezioni europee del 1999 è stato candidato come parlamentare europeo della circoscrizione "Italia centrale" nella lista “I Democratici”. Fra le pubblicazioni più recenti, citiamo Il capitalismo italiano del novecento (1993), L'insonnia del novecento (2005), Le avventure di un capitano d'industria (2008), La rivoluzione francese (2008) e Bella e perduta. L'Italia del Risorgimento (2010). Nel 2001 ha vinto il Premio Estense per il suo Niccolò Machiavelli. Nel 2011 ha vinto il Premio Benedetto Croce per il volume Bella e Perduta. L'Italia del Risorgimento.

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