Mariangela D'Abbraccio: "Ho la concretezza di Filumena e i tormenti di Blanche"

Mariangela D’Abbraccio: “Ho la concretezza di Filumena e i tormenti di Blanche”

Tosi Siragusa

Mariangela D’Abbraccio: “Ho la concretezza di Filumena e i tormenti di Blanche”

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sabato 12 Marzo 2022 - 06:40

L'attrice in scena al teatro Vittorio Emanuele in "Un tram che si chiama desiderio"

Mariangela D’Abbraccio,” al secolo” Mariangela Cucciniello, nasce il 27 maggio 1962 a Napoli. Attrice e cantante, nipote e figlia d’arte…con il ramo materno che vanta artisti teatrali napoletani…il nonno violinista nell’Orchestra Teatro San Carlo, la nonna pittrice, la madre regista. A 15 anni inizia lo studio di recitazione alla “Fersen” e all’”Actor Studio” di Roma , intraprende danza al “Balletto Nazionale” di Roma,e sembrerebbe fortemente proiettata verso l’universo musicale. Il debutto teatrale in grande stile, sotto la direzione di Eduardo De Filippo, in “Ditegli sempre di sì”segna,invece,l’incipit di una prestigiosa e luminosa carriera in tale arte performativa,ove,e solo a titolo meramente esemplificativo,affiancherà, quale raffinata interprete, il grande Giorgio Albertazzi e proseguirà il sodalizio con il compianto Maestro E. De Filippo ,che la dirigerà in “Tre cazune fortunate” di Eduardo Scarpetta e in “Filumena Marturano” nella compagnia di Valeria Moriconi nella potente drammaturgia.

Precisa,concisa, affabile,percepisco immediatamente il suo carisma..è del resto una delle mie attrici d’elezione,in ispecie in ambito teatrale, e sono particolarmente fiera di aver potuto fare questa intervista.

Ne lodo subito l’intensa bellezza,e non percepisco in Lei alcun compiacimento,ne è,invece, semplicemente consapevole,come di qualunque altro aspetto la connoti,e diamo inizio alla piacevole chiacchierata.

D. Da Masha nelle “Tre sorelle” di A. Cechov, a “Camille Claudel” , di Dacia Maraini,drammaturgia portata in scena anche al Festival di Spoleto e per la quale ha firmato in altra Edizione anche la regia,a Donna Amalia in “Napoli milionaria” di Eduardo, con la direzione di Francesco Rosi, Premio” Persefone” nel 2005 e “Margutta Teatro”, e ancora, “Maria Stuarda”, per la regia di Francesco Tavassi ,la felice resa in “Anna dei miracoli” , ne “La gatta sul tetto che scotta” , in “Amarafemmina”, solo per citare alcuni suoi ruoli indimenticabili, e in “Sei personaggi in cerca d’autore”, opera pirandelliana di indiscusso valore, con cui si è aggiudicata il premio” Ennio Flaiano” quale Migliore attrice, e i ruoli del transessuale Rosy ,ne “Il genio” di D.Damiani e R.La Capria,di ”Sunshine” in “La ragazza di Peep Show”, commedia scandalo di Mastrosimone, di Lady Macbeth, indimenticabile figura Shakespeariana, come la Regina Gertrude in” Amleto” e di ”Teresa la ladra” ,infine, di Dacia Maraini, Premio” Persefone”…

Cosa ha trattenuto e portato con sé quale portentoso dono da queste esperienze tanto significanti?

R. Sicuramente ho via via introiettato il giusto modo di essere interprete e tale propensione ha favorito la mia crescita professionale.

Ogni ruolo ha arricchito i successivi e le molteplici esperienze si sono così sempre più impreziosite, essendo la risultante, e non la mera sommatoria le une delle altre.

  1. D. La sua versatilità, unitamente all’impegno e alla cura nella costruzione dei personaggi impersonati, l’ha condotta a incursioni dal palco teatrale al grande e piccolo schermo e, segnatamente,nel primo caso, è stata diretta da Franco Zeffirelli nella “Traviata”,da Giovanni Veronesi in “Per amore solo per amore”, da Peter Del Monte in” Tracce di vita amorosa”da Greco in” L’uomo privato”,e in commedie,come quella di Carlo Vanzina ,ove interpreta la Loren, di “Pane, amore e fantasia”, “Fiore di cactus” e “I massibili” di Arturo Brachetti, e, per la televisione,si ricordano “Passioni” di E. Greco, “Tutti gli uomini sono uguali” e “Il commissario”, e, solo a titolo esemplificativo, le fiction e in particolare il ruolo di Monica Cirillo in “Un posto al sole”, dal 2102 al 2016…Una poliedricità che con ogni evidenza è la cifra connotante un modo di essere prima che di sapere esprimere le doti professionali.

R. Ho percorso la mia carriera in ogni direzione a me consona,rifuggendo la rigidità,che percepisco essere un potenziale rischio.

Il mio desiderio di sperimentare mi ha sempre allontanata dalla confort zone e dalla separazione dei generi, che per un interprete non dovrebbe sussistere,non essendoci in realtà distinzioni per un buon attore,ma capacità di resa dei ruoli solamente

D. Grande e potente, il cd” Il cuore di Totò”, inciso per Sony Music….dunque anche la musica, anzi il canto, altra punta di diamante del suo curriculum vitae

R. La musica e la danza sono state le mie prime passioni e facevo parte di gruppi musicali, finchè il teatro non mi ha completamente assorbita, anche per il notevole impegno connesso; acquisita maggiore consapevolezza, poi, la musica è ritornata e allora….ecco l’omaggio a Totò, quale autore di canzoni. Non tutti sono a conoscenza del fatto che il grande Totò abbia anche composto 40 canzoni e in questo cd, importante perché abbastanza completo, trovano posto almeno 20 canzoni; i collezionisti hanno saccheggiato le poche copie rimaste, divenute assai pregiate.

D. Una vita sentimentale costellata di presenze artistiche…non credo sia casuale…Si è parlato dell’amore giovanile con Enrico Ruggeri, della sua lunga relazione con l’immenso Giorgio Albertazzi, che la ha diretta in “Il genio” di Damiano Damiani,e la ha affiancata, condividendo alcune stagioni in “Dannunziana”, “Svenimenti”,di A.Cechov e “Il ritorno di Cassandra” da Arthur Schnitzler. Compagno in ambito professionale, oltreché di vita,dunque, che Lei ha definito alla sua morte “Un leone che ruggiva” e “La persona che mi ha dato consapevolezza del significato di fare teatro”, e il suo felice attuale legame matrimoniale con Francesco Tavassi, che l’ha sovente diretta sulla scena, riscuotendo entrambi noti e meritati successi….

Sembra che non riesca a scindere l’aspetto professionale da quello personale…immagino per la vera passione che nutre per la sua carriera artistica, che è per Lei vita autentica.

Se ritiene non dover rispondere a domande che investono la sua vita privata, può liberamente dirlo.

R. Il teatro, il cinema, la televisione, la musica sono stati da me assorbiti fin dall’infanzia per le già riferite connessioni familiari e ho respirato l’Arte fin da piccolissima….è naturale per questo che si sia in me sviluppata la ricerca di complicità anche nella vita affettiva, e considero questo il presupposto di una crescita.

Sì, a Giorgio mi ha unito un fortissimo legame e mi ha insegnato tanto, anche in ambito professionale.

L’immedesimazione nei meravigliosi personaggi rappresentati, spesso donne iconiche davvero, che la induce a calarsi interamente in quelle figure…non le rende perigliosa l’uscita dalle parti…il ritorno alla vita vera, lasciandosi alle spalle quelle di finzione? Come riesce a gestire il difficile passaggio?

R. Aiutano molto le tecniche apprese nel tempo, serve l’immaginario e tanta profondità. Sicuramente poi alcuni personaggi come Filumena e Blanche, solo per citarne due fra i più considerevoli, hanno lasciato in me traccia del loro modo di essere: la concretezza per il primo e i tormenti per la seconda, ma per ognuno di essi trattengo sempre qualcosa quando me ne distacco.

D. Da “La rosa tatuata”, a “La gatta sul tetto che scotta” fino a “Il tram chiamato Desiderio”, il talentuoso T. Williams è di certo nelle sue corde…In particolare come sta vivendo il personaggio, in uno delicato e intenso, altamente drammatico di Blanche Dubois, la professoressa tanto delicata che potrebbe andare in pezzi da un momento all’altro,con il cognato Stanley e la sorella Stella… agli antipodi rispetto a lei, l’uno rozzo e rude, l’altra soggiogata e passiva…..

Figura resa leggendaria nel lungometraggio del 1951, con la regia di Elia Kazan, con l’interpretazione di Vivien Leigh, Oscar quale migliore attrice. In “A Street Car named Desire” le irruzioni nelle pulsioni dell’universo dei conflitti sentimentali, prima misurate, divengono distruttive nella città di New Orleans, come nelle cittadine del Mississipi, luogo di provenienza di Blanche.

R. Certamente l’impersonare Blanche, da ultimo nella performance in scena anche presso il vostro Teatro Vittorio Emanuele, giorno 12 e 13,” Il tram che si chiama desiderio”, è davvero per me importante: la storia forte e coinvolgente, la scrittura perfetta, un autentico viaggio, un capolavoro; non abbiamo voluto seguire una precisa indicazione temporale, anche se con ogni evidenza i tempi non sono quelli odierni, né quelli della drammatizzazione…ma ciò è solo accennato. In realtà si tratta di un tempo sospeso, trattando la piece di temi sempre attuali, che ritornano, non avendo in sé compiuta soluzione. Il 20 marzo dovrebbe aver termine la tournee, anche se potrebbero essere previsti altri spettacoli. La durata estesa dello spettacolo, non interrotta da alcun intervallo, a detta di chi ha già assistito, è un valore aggiunto, non interrompendo il pathos.

L’Intervista volge così al termine e a fatica prendo congedo dalla mia interlocutrice , ancora affascinata dalla affabulazione, dalla intensità e dal garbo che la contraddistinguono. Ci ripromettiamo di riparlare al più presto di altre sue avventure professionali.

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