Mons. Cesare di Pietro ci racconta la storia della Madonna della lettera

Mons. Cesare di Pietro ci racconta la storia della Madonna della lettera

Marco Celi

Mons. Cesare di Pietro ci racconta la storia della Madonna della lettera

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sabato 03 Giugno 2017 - 06:03

In occasione della festività della Madonna della Lettera, abbiamo intervistato Mons. Cesare di Pietro, Rettore del Seminario Arcivescovile di Messina "San Pio X", esperto di storia della chiesa e delle tradizioni e culti della nostra terra, al fine di avere qualche notizia in più sulla festività legata alla patrona della nostra Messina.

Padre Cesare, sa darci qualche notizia in più sulla storia della Madonna della Lettera e sui suoi fondamenti storici?

Io ritengo che al di là dela storicità dell'avvenimento, quello della Madonna della Lettera rapresenti uno dei tratti identitari più significativi della nostra città, della nostra messinesità. Sicureamente si fonda sul fatto che la diffusione del cristianesimo in Sicilia, agli albori dell'era cristiana, nel I secolo d.C., si congiunge con questo forte legame affettivo alla Beata Vergine Maria, della quale si era saputo che fosse ancora in vita, dopo la morte del Figlio. Non è scluso che quindi, storicamente, ci possa anche essere stato un tentativo di contattarla, di raggiungerla anche fisicamente; e che poi attorno a questo desiderio o a questo progetto realizzato si sia costruita questa tradizione, sulla cui storicità non possiamo dire molto, né appunto in senso negazionista, se non in fatto che la data della lettera non corrisponde ad un dato puramente storico, in quanto l'anno 42, l'anno della datazione della lettera, è appunto l'anno del primo viaggio di San Paolo, che si limitò soltanto alle regioni adiacenti alla Palestina. Mentre è il viaggio della prigionia, del 60 d.C., che lo portò a Roma dove poi subì il martirio nell'anno 67, in un viaggio che toccò Siracusa, costeggiando la Sicilia orientale per giungere a Reggio. Quindi è presumibile che sia passato da Messina, ma sarebbe una data successiva, quella dell'arrivo di Paolo, a quella riportata nella tradizione, nella quale però non sappiamo se la Beata Vergine fosse ancora in vita. Però è anche vero che il cristianesimo era già arrivato in Italia, perché quando Paolo arriva a Roma trova una comunità cristiana che lo accoglie, perché nel frattempo era arrivato San Pietro.

La tradizione di questo culto invece risale allla metà del XV secolo, quando avvenne un avvenimento dirompente per tutto l'occidente cristiano, cioè la caduta di Costantinopoli in mano ai turchi, nel 1453, sancì la fine dell'impero Bizantino e l'inizio dell'impero Ottomano. In quell'occasione tanti cristiani furono trucidati, ma uno dei fuggiaschi, che era un letterato molto colto, Costantino Lascaris, si rifugiò a Messina e qui fondò una scuola molto importante di lettere latine e greche. In questa scuola di Lascaris fiorì la tradizione della Madonna della Lettera. Da quel momento in poi Messina si legò a questa devozione al punto tale che divenne l'emblema della città.

C'è anche da presumere che questa tradizione si diffuse per affermare la superiorità di Messina sulle città sorelle siciliane, che erano dedicate ad altre sante: Santa Lucia a Siracusa, Santa Rosalia a Palermo, Sant'Agata a Catania. Messina scegliendo la Madre di Dio come patrona sancì un patrocinio superiore a quello delle altre città. Del resto, quando, nel corso dei secoli i messinesi andarono fuori, esportarono questo culto e quindi la Madonna della lettera è venerata in molte altre città della Sicilia, anche a Roma c'è il famoso affresco del Pomoarancio, giungendo addirittura in america, a New York, dove i messinesi diffusero il culto.

Quando si ritrovava la pace e la concordia tra e città siciliane, soprattutto nel XVII secolo, vi erano scambi di doni molto simbolici, per cui i messinesi con uan delegazione molto solenne offrirono in dono ai palermitani il quadro della Madonna della Lettera, che tutt'ora si trova in una cappella laterale della cattedrale di Palermo. In cambio i palermitani donarono una statua di Santa Rosalia in argento ai Messinesi, che è custodita nel Tesoro del Duomo. Quindi la diffusione del culto si deve anche agli accordi politici corredati da questi doni religiosi.

Quindi non credo sia tanto da dimostrare la storicità di questa tradizione, ma l'importante è cogliere questo tratto identitario. Poi sul piano religioso ovviamente ha significati molto più profondi. Al di là della benedizione di Maria, che è comunque un dato bello e poetico, è soprattutto da sottolineare che la Beata Vergine protegge e benedice tutti i suoi figli, ed i messinesi hanno potuto sperimentare questa benedizione nel corso di eventi drammatici, come i vespri siciliani con la Dama Bianca. Quindi significa che al di là della nascita storica della tradizone, nel XV secolo, già prima nel 1200, c'era una forte devozione mariana, che anche sotto altri titoli, aveva un forte radicamento nella storia messinese.

E cosa sa dirci riguardo la processione che si svolge ogni 3 giugno?

La processione consiste nel trasporto di una varetta d'argento, al centro della quale c'è una statua della Madonna, e dietro la statua una pigna di cristallo che contiene un astuccio con i capelli della Vergine, con i quali avrebbe legato il rotolo della lettera. La statua viene portata a spalla dai canonici, dai seminaristi, dai frati, dai membri delle confraternite; c'e tutta una serie di passaggi fino alla porta della chiesa. Il significato è quello di rappresentare al meglio le espressioni molteplici della curia ecclesiale, dei laici devoti e di tutta la cittadinanza. Certo l'auspicio è quello che si dia maggiore risalto alla processione, perché nel tempo si è un po' assottigliata la partecipazione, la festa è un po' meno sentita dai fedeli, rispetto ai tempi passati. Sicuramente va rilanciato il significato spirituale di questa lettera, al di là della presunta storicità.

Un'ultima domanda: cosa sa dirci sulla storia della Madonnina del porto?

La Madonna del porto fu realizzata nel 1934, voluta dall'Arcivescovo Paino, che volle che nella punta della falce del porto, nella real cittadella, fosse eretta questa stele e incaricò Tore Calabrò, uno scultore importante del tempo, di realizzare questa scultura bronzea alta 7 metri, che con una mano tiene la lettera, con l'altra benedice la città, ed anche tutte le navi che transito nel porto. Quando fu inaugurata, l'Arcivescovo volle che l'illuminazione della stele fosse curata da Guglielmo Marconi, che con un marchingegno, permise direttamente al Papa Pio XI di accendere le luci della statua da Roma: secondo lae cronache dell'epoca, mentre tutta la cittadinanza, più di 200.000 persone, era assiepata sulla cortina del porto, da Roma il Papa, tramite appunto questo marchingegno di Marconi, diede la benedizione ed accese l'illuminazione della statua. La cosa si ripetè nell'anno 1954, vent'anni dopo, con l'accensione della corona luminosa posta sopra il capo della Vergine.

Marco Celi

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