Calabrò: “Le strade per evitare il dissesto ci sono. Incontriamoci subito per valutarle”

Calabrò: “Le strade per evitare il dissesto ci sono. Incontriamoci subito per valutarle”

Calabrò: “Le strade per evitare il dissesto ci sono. Incontriamoci subito per valutarle”

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sabato 01 Giugno 2013 - 09:28

Il candidato sindaco del centrosinistra si rivolge al commissario Croce ed agli altri candidati a sindaco. Secondo Calabrò dovrà essere la nuova amministrazione a valutare il da farsi

“Non è il momento di arrendersi e non saremo noi a farlo”. Il candidato sindaco del centrosinistra, Felice Calabrò, interviene in merito alla paventata ipotesi della dichiarazione di dissesto finanziario del Comune.

“Anzi – prosegue – ci stupisce la decisione del commissario Croce, ormai a ridosso del voto, di alzare bandiera bianca e “accompagnare” Palazzo Zanca al dissesto, impedendo a quanti si stanno scommettendo per guidare Messina di poter intervenire per frenare questa corsa al baratro. Ribadisco l’invito al commissario per un incontro urgente, anche domani, con i candidati sindaco perché tutti insieme analizziamo quali possono essere le strade, e secondo me ci sono, per evitare il dissesto e perché siano i prossimi amministratori a prendere le decisioni che riguardano la pelle dei messinesi”.

Un invito al commissario Croce, dunque, ma anche agli altri candidati a sindaco, “anche quelli che non sono d’accordo con le mie posizioni. Valutiamo il fatto che il dissesto potrebbe anche essere la via più facile, lasciando ai commissari quel lavoro impopolare che finirà con l’uccidere definitivamente ogni speranza di riscatto, ma non è quello che Messina merita. Al contrario, è adesso che la città ha bisogno di noi, per rimboccarci le maniche e sudare ogni singolo passo che ci allontana dal baratro. Io non sarei tranquillo se dovessi “firmare” il licenziamento di centinaia di precari che per tantissimi anni sono stati, grazie ai loro sacrifici, tra i pilastri dei servizi che l’amministrazione ha reso, pur tra mille difficoltà. Io non sarei tranquillo se dovessi dire a tutti quegli imprenditori che hanno dato tanto per lo sviluppo e la crescita di questa città che il Comune non ripagherà mai i loro servizi. Allo stesso modo non sarei tranquillo se a causa del dissesto dovessero essere chiuse le porte agli ultimi. Non è possibile pensare che con un freddo atto burocratico si possano chiudere quei centri, quegli organismi, che finora, anche grazie a migliaia di volontari e tra tante difficoltà, hanno dato risposte alle fasce più deboli e bisognose”.

“Verrei meno ai miei doveri di uomo e amministratore – prosegue Calabrò – se lasciassi che anche un solo lavoratore, un solo operatore, dovesse pagare per le scelte scellerate di altri. Non si può cancellare con una firma storie personali, posti di lavoro, speranze, sogni. Non sarò io a farlo e farò di tutto perché non siano altri a farlo. Non possiamo scherzare con il futuro delle prossime generazioni. Queste sono le conseguenze che si pagano quando la politica abdica al suo ruolo. Messina continua a pagare l’ennesimo commissariamento”.

“E’ arrivato il momento – conclude il candidato sindaco del centrosinistra – che la politica, quella con la “P” maiuscola riprenda in mano il timone di una nave che sta naufragando e prenda quelle decisioni che solo la politica può e deve prendere. Siamo noi che dobbiamo decidere quali sono i passaggi e i percorsi da fare per riportarla a riva senza danni. Noi non giochiamo sulla pelle dei cittadini. Questa è la mia città e io farò di tutto per evitare non solo il dissesto, ma anche il disastro che decisioni avventate, prese a poche ore dal voto possono causare”.

Un commento

  1. Il Commissario Croce avrebbe dovuto farlo dichiarare già da dicembre 2012. Ha tentato in tutti i modi di evitarlo, e adesso che non c’è più niente da fare, risulta assolutamente inutile diffondere accorati appelli pur sapendo che non potranno essere accolti. Dal punto di vista giuridico:

    Art. 248
    Conseguenze della dichiarazione di dissesto.

    …omissis

    5. Fermo restando quanto previsto dall’articolo 1 della legge 14 gennaio 1994, n. 20, gli amministratori che la Corte dei conti ha riconosciuto, anche in primo grado, responsabili di aver contribuito con condotte, dolose o gravemente colpose, sia omissive che commissive, al verificarsi del dissesto finanziario, non possono ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni ed organismi pubblici e privati. I sindaci e i presidenti di provincia ritenuti responsabili ai sensi del periodo precedente, inoltre, non sono candidabili, per un periodo di dieci anni, alle cariche di sindaco, di presidente di provincia, di presidente di Giunta regionale, nonché di membro dei consigli comunali, dei consigli provinciali, delle assemblee e dei consigli regionali, del Parlamento e del Parlamento europeo. Non possono altresì ricoprire per un periodo di tempo di dieci anni la carica di assessore comunale, provinciale o regionale nè alcuna carica in enti vigilati o partecipati da enti pubblici. Ai medesimi soggetti, ove riconosciuti responsabili, le sezioni giurisdizionali regionali della Corte dei conti irrogano una sanzione pecuniaria pari ad un minimo di cinque e fino ad un massimo di venti volte la retribuzione mensile lorda dovuta al momento di commissione della violazione.

    5-bis. Fermo restando quanto previsto dall’articolo 1 della legge 14 gennaio 1994, n. 20, qualora, a seguito della dichiarazione di dissesto, la Corte dei conti accerti gravi responsabilità nello svolgimento dell’attività del collegio dei revisori, o ritardata o mancata comunicazione, secondo le normative vigenti, delle informazioni, i componenti del collegio riconosciuti responsabili in sede di giudizio della predetta Corte non possono essere nominati nel collegio dei revisori degli enti locali e degli enti ed organismi agli stessi riconducibili fino a dieci anni, in funzione della gravità accertata. La Corte dei conti trasmette l’esito dell’accertamento anche all’ordine professionale di appartenenza dei revisori per valutazioni inerenti all’eventuale avvio di procedimenti disciplinari, nonché al Ministero dell’interno per la conseguente sospensione dall’elenco di cui all’articolo 16, comma 25, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148. Ai medesimi soggetti, ove ritenuti responsabili, le sezioni giurisdizionali regionali della Corte dei conti irrogano una sanzione pecuniaria pari ad un minimo di cinque e fino ad un massimo di venti volte la retribuzione mensile lorda dovuta al momento di commissione della violazione.

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