"Io, Mogol e Arisa": la carriera del pianista "Gioni" Barbera partita da Giampilieri

“Io, Mogol e Arisa”: la carriera del pianista “Gioni” Barbera partita da Giampilieri

Giuseppe Fontana

“Io, Mogol e Arisa”: la carriera del pianista “Gioni” Barbera partita da Giampilieri

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domenica 03 Marzo 2024 - 07:47

Compositore, docente del Cet e musicista di alto livello, ha lavorato con artisti famosissimi ed è stato 5 volte a Sanremo: "Che emozione andare a casa di Ornella Vanoni"

MESSINA – Da Messina e Giampilieri, all’Umbria, ma soprattutto a insegnare e comporre musica, imparando da veri maestri e affiancando nomi forti del panorama musicale italiano. Da Giuseppe Barbera a Gioni Barbera, un appellativo “inventato” da Mogol che gli è rimasto cucito addosso e che ha influito positivamente sulla sua carriera. La storia di Gioni è fatta di talento, caparbietà, studio, incroci importanti, ma anche da un sogno: quello di fare della sua arte il proprio lavoro. E questa storia affonda le sue radici a Messina, perché Giuseppe Barbera è nato a Palermo ma ha vissuto prima a Contesse e poi a Giampilieri (dove ha ancora parenti).

La storia di Giuseppe parte da Contesse, Giampilieri e dal “Corelli”

Il racconto di Giuseppe parte dallo Stretto: “Mio padre era di Giampilieri. Io ho abitato per tanto tempo a Contesse, poi ci siamo trasferiti nel paese di mio papà, che conosco molto bene. Poi sono andato via da Messina per moviti musicali. Mi sono diplomato al ‘Corelli’, allievo dei maestri Anastasi e Salpietro, a 24 anni. All’epoca ho conquistato il voto massimo come pianista con una menzione d’onore. Mi sembrava tutto così incredibile, ma in realtà suonavo da anni perché alcuni gruppi storici di Messina hanno iniziato a chiamarmi per suonare quando ero già ragazzino. Per me è stata una lunga e importante gavetta, che ho portato dentro per tutta la vita. Sono ancora in contatto con alcuni di questi musicisti, alcuni non ci sono più come Salvatore Barbera, Serafina Frassica e Salvatore Mondello, altri come Pippo Adorno, Giovanni Fleri o Antonio Melita li sento ancora. Ma sono tanti. Anche per loro sono profondamente legato a Messina e pur vivendo lontano leggo ancora notizia sulla città e mi informo”.

L’addio e l’arrivo in Umbria

Gioni poi ha lasciato la città e vive in Umbria da anni: “Mi chiamavano per andare a suonare fuori, ma a un certo punto, credo intorno ai 26 o 27 anni, mi sono ritrovato a stare più fuori che a casa. Ho iniziato a frequentare il Cet di Mogol e sono stato uno dei suoi primi allievi. Lui ha visto qualcosa in me, io non credevo nemmeno di poter arrivare a essere ciò che sono oggi. Sono stato suo allievo e poi lui mi ha richiamato per restare in Umbria, per farmi fare un altro tipo di gavetta che mi ha formato come professionista nell’ambito pop. E ho trovato che l’Umbria sia una valida alternativa alla Sicilia: certo non c’è il mare, ma io abito in campagna, in collina, e sto bene. Abito qui da quando avevo 28 anni”.

Il brano “Bello amore” e quella “squalifica” a Sanremo nel ’97

Questo lungo percorso lo ha portato a stretto contatto con i grandi nomi della musica italiana. E anche a essere protagonista di un caso celebre legato alla storia di Sanremo: “Ho lavorato con Ornella Vanoni, per citare una delle più grandi cantanti che ho avuto il piacere di affiancare. Grazie a Mogol sono entrato in contatto con molti artisti, ma la prima è stata lei. Una canzone che avevo scritto da allievo all’epoca è stata ascoltata da un altro dei maestri del Cet, Mario Lavezzi, che produceva Ornella Vanoni. Era il ’97 e quando ha sentito questa musica gli è piaciuta così tanto da volerla proporre a lei per il Festival di Sanremo. Per me era qualcosa di pazzesco. Siamo andati a Milano, a casa di Ornella, per far ascoltare questa creazione su cui poi lei ha scritto il testo con Grazia Di Michele. Era tutto pronto, l’aveva ascoltata anche Pippo Baudo, ma è successa una cosa: una mia compagna e collega ha sentito la canzone al Cet e l’ha riprodotta in pubblico, da regolamento ancora oggi non si può eseguire un brano prima dell’inizio del festival. A pochi giorni dalla kermesse, con grandi clamori mediatici, la canzone è stata esclusa: era ‘Bello amore’. Un peccato, ma Ornella l’ha comunque incisa e pubblicata nell’album ‘Sheherazade’. Non importa che non si sia acceso quel riflettore, resta la bellezza di una canzone che mi ha permesso di esprimermi al meglio”.

Barbera al fianco di Arisa

Ma le collaborazioni di Gioni sono state tante: “Sì, ho collaborato con tanti artisti, ma penso anche di essere stato fortunato a essere nel posto giusto al momento giusto. Sono stato 4 volte a X Factor, 5 volte a Sanremo. Al Cet dopo qualche anno Mogol mi disse di diventare docente del corso compositori. Inizialmente non pensavo di poter avere la capacità di insegnare, ero talmente giovane allora che aspettavo i ragazzi fuori, sulla porta, ma loro stessi mi chiedevano chi fosse il maestro. Non avevo il coraggio di dire: sono io. Ho scoperto invece di avere questa passione, la voglia di aiutare i ragazzi, perché i docenti sono una specie di acceleratore. Sono diventato un formatore e il mio compito è anche spingerli e far capire loro che io sono il risultato di grandi maestri, classica e pop, e per loro non è diverso. Ho amato e amo tutt’ora fare il docente”. Tra queste, una lo ha visto tornare sul palco dell’Ariston poche settimane fa, per l’ennesima volta: “Tra i miei allievi è spuntata una ragazza che si chiama Rosalba Pippa. Lei, Arisa, è stata una nostra allieva. Quando ancora era semplicemente Rosalba ha frequentato i corsi e ha avviato quella che è una carriera superba. Dopo il successo di Sincerità è tornata al Cet e mi ha chiesto di accompagnarla nei live come musicista di riferimento. Per me è stata una cosa bellissima: l’allieva è diventata la mia artista principale. Dal 2010 sono un suo stretto collaboratore, l’accompagno e la sostengo musicalmetne. Ma chi me lo doveva dire, quando ho iniziato?”

“La musica ti salva”

“La musica ti salva – ha poi proseguito Gioni Barbera – e ho sempre pensato che ognuno di noi abbia un’anima artistica da scoprire e da far emergere. Ho avuto questa fortuna di capirlo ma anche la tenacia di non mollare tutto quando ho dovuto lasciare la famiglia e la mia città. Ho studiato tantissimo, prima prendendo voti alti e poi per continuare a migliorarmi, anche da docente. Mogol mi ha raccontato che Battisti passava ore e ore a studiare i grandi artisti, più che a comporre la sua musica. Per me è stato un grande insegnamento: non bisogna concentrarsi su se stessi ma riconoscere il valore degli altri, studiarlo, tirare il meglio di sé fuori su queste basi”.

“Mai fatto un concerto a Messina”: a breve uscirà l’album

E tra poco il pianista, docente e compositore salirà un altro gradino di questa bella carriera: “Posso dire una cosa strana? Da quando sono andato via da Messina non ho mai fatto un solo concerto in città. Per me è grave (ride, ndr). Ora spero di farlo. Tra l’altro sta per uscire il mio primo album da musicista solista, con inediti e la fusione tra la musica classica e il pop. Mi piacerebbe molto avere la possibilità di presentarlo a Messina”. L’album “Il Pianista” uscirà il 29 marzo. E Gioni, parlandone, racconta un aneddoto legato al suo nome: “Al fianco del titolo ci sarà la mia firma, Giuseppe Gioni Barbera, non Giuseppe. Mogol ha avuto l’intuizione di farmi cambiare nome, per così dire. Mi disse: ‘Devi chiamarti Gioni’. Non ho capito perché fino a quando non sono andato sui internet a cercare Giuseppe Barbera: io non apparivo, c’erano un professore siciliano, un pentito di mafia, vari altri profili. Poi ho cercato Gioni Barbera: nessun risultato. In pratica ha beccato uno spazio che io poi ho subito preso. Ora Gioni Barbera su internet ha uno spazio preciso, come musicista, compositore, pianista di Arisa. C’è anche un singolo già uscito, che si chiama ‘Rinchiuso’, ed è un anticipazione dell’album”.

Il messaggio ai giovani: “Lo studio è fondamentale”

Riguardando indietro, Gioni ha lanciato un messaggio ai giovani di oggi: “Lo studio è fondamentale. Lo studio fa sì che chi vuole fare questo mestiere riesca a farlo per la vita. Ora ci sono anche i social che garantiscono molta visibilità, no? Oggi è un vantaggio per farsi notare, ma nel tempo è molto importante avere una preparazione tale da permettere all’artista di ripetere il proprio lavoro e non diventare una meteora. E parlo di studio a 360 gradi: la scuola è fondamentale per chi vuole fare musica. Bisogna conoscere lo strumento, applicarsi alle tecnologie, capire la musica. Ci vuole anche l’aspetto personale, che non si insegna: parlo dell’approccio caratteriale, dell’apertura verso gli altri, avere un giusto equilibrio tra il proprio ego e la libertà altrui. La persona non è staccata dall’artista: essere rispettosi e aperti alle relazioni aiuta. Questi valori sono più importanti che mai, perché creare una rete di amicizie e collaborazioni è fondamentale per questo lungo percorso. Con la tecnologia si può fare tutto da soli, ma isolarsi non fa bene”.

Uno sguardo a passato, presente e futuro

E infine il sogno: “Io sono grato di quello che ho fatto e che ho oggi. L’idea di esprimermi anche come pianista è qualcosa che mi piace e mi piacerebbe che questo primo album possa essere accolto bene da chi lo ascolterà. Ma provo un grande senso di gratitudine per ciò che musicalmente ho dato e ricevuto. Per me questa è la cosa più bella ed equivale a un sogno coronato”. E chissà se quell’obiettivo di suonare e portare la propria musica a Messina non possa realizzarsi nel prossimo futuro.

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