Il racconto di un commerciante finito nelle mani degli strozzini che ha denunciato e fatto condannare i suoi aguzzini ma è stato processato anche lui
MESSINA – Dopo l’arresto di un usuraio “storico”, l’allarme della Prefettura sul calo di denunce mentre i reati di usura ed estorsione, spiegano le forze dell’Ordine e la magistratura, aumentano. Il commissario nazionale per l’emergenza usura ha incontrato a Messina investigatori, inquirenti ed esponenti dell’associazionismo antiracket, per fare il punto della situazione e rilanciare le attività a sostegno delle vittime. Ma, spiegano gli esperti, la denuncia di usura è tra le più difficili da ottenere.
A spiegare perché è utile forse la storia di un commerciante messinese al centro di un processo conclusosi tempo fa nelle aule di giustizia.
Assistito dall’avvocato Fabrizio Alessi, il commerciante era finito in mano a pericolosi strozzini, poi anche processato… per aver avuto paura di testimoniare. Cosa che poi ha comunque fatto, contribuendo alla condanna del suo usuraio e dei complici. Finendo, però, anche lui imputato.
Oggi il commerciante messinese ha 63 anni. A volte passa davanti a quella che una volta era la sua sala bowling e chi sa che pensa, vendendola sbarrata a causa della pandemia. Certo, le cose non gli andavano benissimo neppure prima. Neppure allora, più di 10 anni fa, quando per fare fronte ai debiti aveva dovuto bussare alla porta di uno dei più temuti strozzini messinesi, pregiudicato e arrestato con clamore a metà del decennio scorso, dopo che uno degli imprenditori finito sotto le sue mani si suicidò, schiacciato dai debiti, dalla vergogna e dalla paura.
L’esercente ha chiesto poco meno di 4 mila euro al cravattaro. Non riuscendo a ripagarlo in fretta, ha finito per dargli altri 400 euro di interessi in contanti e comprare a nome della moglie un’utilitaria, pagando un finanziamento di 8 mila euro.
Dopo l’arresto, il commerciante venne chiamato a testimoniare al processo, nel 2017. Inizialmente, ancora spaventato, negò di aver intestato l’auto alla moglie e di aver pagato interessi usurai all’imputato. Poco dopo, però, vuotò il sacco, confermando per ben due volte tutta la storia.
Alla fine del processo i giudici hanno inviato gli atti alla Procura perché imputasse per falsa testimonianza il commerciante inizialmente reticente. Il giudice per le indagini preliminari lo ha però scagionato, chiudendo finalmente per lui la dolorosa vicenda.
