Il Jesus Christ Superstar e quel tesoro trasformato in cumuli di latta

Il Jesus Christ Superstar e quel tesoro trasformato in cumuli di latta

Rosaria Brancato

Il Jesus Christ Superstar e quel tesoro trasformato in cumuli di latta

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martedì 16 Settembre 2014 - 11:16

E' stato un successo il Jesus Christ Superstar all'Arena in Fiera, sabato e domenica. Poi però, smontato il palcoscenico, lo spettacolo resterà quello di prima, quello che hanno lasciato anni ed anni di inerzia, abbandono, incapacità politica di saper utilizzare un tesoro invece di trasformarlo in latta. Lontanissimi i tempi della Rassegna cinematografica e prima o poi anche gli imprenditori coraggiosi come Manfredi si stancheranno di provarci.

Io non ho mai vissuto gli anni dell’ex Irrera a mare, gli anni d’oro della Rassegna cinematografica, quando Messina attirava star internazionali e le immagini delle passerelle in quella che oggi è la Fiera facevano il giro del mondo. Non ho mai visto gli spettacoli dell’ex Irrera a mare e l’ultima volta che ho visto il pubblico in piedi applaudire sotto il cielo dello Stretto è stato con “Il gobbo di Notre Dame”, il musical di Riccardo Cocciante, nell’estate del 2002.

Ma quando domenica sera all’Arena in Fiera ho visto duemila persone in piedi applaudire lo straordinario cast del Jesus Christ Superstar ho avuto nostalgia per un’emozione che non ho mai provato e amarezza per tutte le occasioni che stiamo perdendo e per un tesoro che abbiamo lasciato diventasse un cumulo di latta.

Già perché quel musical, quegli applausi e quella gente entusiasta erano come un’oasi del deserto, metri quadrati di passione al centro di un’isola che non c’è, non c’è più, perché intorno al palco ed all’Arena ci sono solo padiglioni spettrali a testimonianza di un passato che non torna e di un futuro che non arriva. Un’oasi nel deserto nella quale è andato in scena lo stesso Jesus Christ del debutto, 20 anni fa, con la differenza che nel ’94 c’era il Teatro in Fiera ed oggi ci sono solo le macerie ed una ristrutturazione avviata dopo 18 anni di niente. E se non fosse stato per un pazzo sognatore come Lello Manfredi, che per l’ennesima volta, ha messo mani al portafoglio ed al coraggio, il musical più noto al mondo e che in Italia ha fatto e continua a fare il tutto esaurito, non sarebbe neanche tornato a casa nel ventennale dal debutto e nel quarantennale del film. Manfredi ha avuto al suo fianco pochi altri imprenditori che si sono rimboccati le maniche, ed ha dimostrato, ancora una volta, che le cose si possono fare, anche quando non c’è un euro di risorse pubbliche, anche quando non ci sono strutture d’appoggio e Palazzi a sostegno e anche quando la città non risponde come dovrebbe, se non per chiedere biglietti omaggio a vario titolo. Perché comunque il “Teatro”, inteso come struttura, in Fiera non c’è, e a differenza di Palermo, Verona, Roma, per allestire per il Jesus Christ, hanno dovuto provvedere gli organizzatori, visto che, come si dice in gergo “mancava dall’acqua fino al sale”.

Però il 13 e il 14 settembre i messinesi che sono stati lì, hanno ricevuto un regalo indimenticabile: l’opera rock più nota al mondo, un Ted Neeley che parlava direttamente all’anima, un’orchestra da brivido ed un cast di grande talento, tutto confezionato in un palcoscenico naturale unico, con le luci delle navi che si confondevano con quelle delle stelle, con la Madonnina che sembrava ascoltare Gesù e il suo calvario, con il sussurro del mare che faceva da contraltare ai bassi e alle chitarre. E allora ci si chiede PERCHE’.

Perché 20 anni dopo tornando a casa Massimo Romeo Piparo ha trovato una culla peggiore di quella che aveva lasciato, un Teatro che sarà ristrutturato in tempi più lunghi del restauro della Cappella Sistina. Perché abbiamo lasciato che quel tesoro che si affaccia sullo Stretto diventasse un cumulo di latta, perché abbiamo lasciato nell’album dei ricordi le foto degli anni ’50 e ’60 e non siamo riusciti più a lucidare quella ricchezza naturale. Perché abbiamo trasformato il balcone sullo Stretto in un mercatino agostano senza identità, con i panini imbottiti accanto alle chincaglierie cinesi, perché abbiamo mortificato la nostra parte più bella lasciando che l’incapacità di sognare facesse ammuffire padiglioni e aiuole se non in quei pochi sprazzi di luce provenienti da sporadiche manifestazioni. Perché abbiamo lasciato un Teatro marcire per 18 anni fino a quando i nostri figli diciottenni, che non l’avevano mai visto “vivo” l’hanno occupato risvegliando improvvisamente memorie in chi era troppo indaffarato a cercare altre “poltrone” che non quelle della platea. Perché continuiamo a sprecare occasioni su occasioni.

Alla fine di settembre 2013 in tempo di bilanci dopo l’Estate messinese, furono spesi fiumi di parole e progetti per non arrivare, nel 2014, nelle stesse condizioni dello scorso anno. Nella campagna elettorale per le amministrative e, prima ancora, in quella per le regionali, e per le Politiche ed in ogni occasione possibile, si sono spesi oceani di parole sul futuro della Fiera e sull’ideale utilizzo dell’area, incatenata per anni ed anni ad un contenzioso infinito e ad una politica inerte, capace solo di spendersi per pochi posti di lavoro in più o in meno piuttosto che per un progetto vero, grande, che duri nel tempo.

Un anno dopo, settembre 2014 ci ritroviamo a dirci le stesse cose senza che sia cambiata una virgola. La Fiera è sempre quella, non è avvenuto nessun miracolo in 12 mesi, ma parole sì, quelle ne sono state dette. E tante.

Alla fine, smontato il palcoscenico, smontato anche il Circo acquatico che era a pochi metri dal Jesus, tutto tornerà come prima, gli applausi resteranno un ricordo e prima o poi quelli come Manfredi si stancheranno persino di provarci. E avranno ragione.

A noi resterà quella sensazione di nostalgia che ti resta quando finisce la magia e pensi che è durata troppo poco e l’amarezza perché sai che non si ripeterà e la rabbia, la profonda rabbia perché sai che nonostante tutto, staremo ancora a parlare per un altro anno di niente. Il Jesus Christ Superstar continuerà a girare per l’Euoropa a fare il tutto esaurito e noi a organizzare dibattiti, convegni, interrogazioni, mozioni, documenti, petizioni, tavoli tecnici sul futuro della Fiera.

La Fiera del niente.

Rosaria Brancato

6 commenti

  1. Perché…perché.. perché… io rispondo così perché le masse popolari ed imbelli hanno dato consenso da sempre a xxxxxxxxxxx di ogni risma. Perché il voto quello vero è come un computer di ultima generazione tutti pensano di saperlo usare ma pochissimi sanno come e perché funziona davvero.

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  2. Perché…perché.. perché… io rispondo così perché le masse popolari ed imbelli hanno dato consenso da sempre a xxxxxxxxxxx di ogni risma. Perché il voto quello vero è come un computer di ultima generazione tutti pensano di saperlo usare ma pochissimi sanno come e perché funziona davvero.

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  3. I PERCHE’ PERCHE’ PERCHE’ di Rosaria BRANCATO. Rosaria è una giornalista quindi esperta di comunicazione, non si è servita del PERCHE’ come avverbio o congiunzione, ma ha preferito l’aspetto semantico, un modo di indicare ai messinesi una porzione di realtà, quella da lei ben descritta. Cara Rosaria, una porzione di realtà e l’altro pezzo? Il PERCHE’ da me utilizzato ha invece funzione di avverbio interrogativo a te destinato. PERCHE’ i politici messinesi e la borghesia economica di questa città tengono nel limbo dei territori questo spazio suggestivo unico al mondo?

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  4. I PERCHE’ PERCHE’ PERCHE’ di Rosaria BRANCATO. Rosaria è una giornalista quindi esperta di comunicazione, non si è servita del PERCHE’ come avverbio o congiunzione, ma ha preferito l’aspetto semantico, un modo di indicare ai messinesi una porzione di realtà, quella da lei ben descritta. Cara Rosaria, una porzione di realtà e l’altro pezzo? Il PERCHE’ da me utilizzato ha invece funzione di avverbio interrogativo a te destinato. PERCHE’ i politici messinesi e la borghesia economica di questa città tengono nel limbo dei territori questo spazio suggestivo unico al mondo?

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  5. Purtroppo nulla cambierà nei prossimi anni, gli organi competenti sono lentissimi e buoni a preannuanciare progetti
    che mai saranno realizzati. Il Presidente dell’Autorità Portuale Nino De Simone ha parlato in qyesti giorni di bandi internazionali per il rifacimento del portale ed altri lavori alle strutture interne ma saranno i nostri pronipoti a vedere questi lavori!! Ma cosa ha fatto da quando è a Messina? E’ possibilevedere in tempi brevi questo grande giardino trasformarsi in un’oasi di pace e di svago per i messinesi?

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  6. Purtroppo nulla cambierà nei prossimi anni, gli organi competenti sono lentissimi e buoni a preannuanciare progetti
    che mai saranno realizzati. Il Presidente dell’Autorità Portuale Nino De Simone ha parlato in qyesti giorni di bandi internazionali per il rifacimento del portale ed altri lavori alle strutture interne ma saranno i nostri pronipoti a vedere questi lavori!! Ma cosa ha fatto da quando è a Messina? E’ possibilevedere in tempi brevi questo grande giardino trasformarsi in un’oasi di pace e di svago per i messinesi?

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