Jeffrey N. Williams: dallo spazio a Messina con la forza della passione

Jeffrey N. Williams: dallo spazio a Messina con la forza della passione

Emanuela Giorgianni

Jeffrey N. Williams: dallo spazio a Messina con la forza della passione

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domenica 03 Novembre 2019 - 08:03

"Fate sì che i vostri sogni raggiungano le stelle". L'intervista all'astronauta che ha trascorso più di 530 giorni sulla luna ed un evento che ha visto protagonisti i bambini

“Riconoscete le vostre passioni e perseguitele con dedizione, lavorate sodo, accettando i fallimenti, e avendo sempre ben chiara la meta”.

534 giorni nello spazio

534 giorni nello spazio e cinque spacewalks per un totale di circa 32 ore, l’Astronauta statunitense della NASA Jeffrey N. Williams che ha anche lavorato allo sviluppo dei programmi della Stazione Spaziale Internazionale, contribuendo all’upgrade della cabina di pilotaggio dello space shuttle, dallo spazio si è fermato a Messina, per arricchire profondamente la città con la testimonianza delle sue avventure.

Il dottorato Honoris causa

Il primo appuntamento è stato all’Istituto Don Bosco, per spingere gli studenti a credere sempre nei propri sogni e in se stessi; a seguire ha tenuto una Lectio Doctoralis presso l’Aula Magna del Rettorato e gli è stato conferito il Dottorato honoris causa in fisica; a concludere i suoi appuntamenti messinesi è l’incontro con gli allievi delle scuole siciliane di lingua Helen Doron, alla sala Palumbo del Palacultura.

L’incontro con i bimbi Helen Doron

Helen Doron English è un metodo innovativo per l’acquisizione della lingua inglese già dai 3 mesi, fino ai 19 anni, con una metodologia che si focalizza sulla comunicazione, la grammatica e la fonetica in maniera spontanea e divertente, divenendo uno dei maggiori franchising al mondo nel campo dell’istruzione dei bambini, presente in 36 Paesi con oltre 1000 Learning Centers. Solo in Sicilia conta 16 sedi, con tre importanti centri nel territorio messinese.

Incontra l’astronauta

In occasione dell’evento “Incontra l’Astronauta con Helen Doron”, sono i bimbi i veri protagonisti, pronti a trovare risposta a qualsiasi loro dubbio o curiosità, ponendo in prima persona le loro domande all’astronauta in lingua inglese. Per scoprire i segreti delle sue missioni, le esperienze in orbita, le emozioni, i progetti futuri, ciò che la NASA ha in programma, nuove tecnologie da testare sulla luna, nuovi programmi e immagini irripetibili, con un monito importante, seguire sempre le proprie passioni con determinazione e forza.

Il sogno di andare sulla Luna

È il sogno d’infanzia di tantissimi tra di noi quello di arrivare sulla luna, forse anche quello di molti dei bambini presenti, allora, per inaugurare un incontro così emozionante per questi bimbi, e non solo, abbiamo voluto iniziare ponendo a Jeffrey Williams proprio la medesima domanda.

L’intervista

Desiderava anche lei da bambino fare l’astronauta?

“Da bambino non avevo idea di quale sarebbe stato il mio futuro, sono cresciuto nella fattoria di mio zio, mungendo le mucche, imparando la fatica e il valore del lavoro; mio padre, invece, da maestro, mi insegnò la disciplina e la forza di volontà, tramite lui ho scoperto l’opportunità di accedere alla carriera militare e da quel momento ho sentito forte in me il bisogno di servire il mio Stato. Inizio, poi, il Programma di Aviazione e comprendo fosse questo il mio sogno, raggiungere lo spazio. Avevo solo 20 anni, ce ne vollero altri 20 per essere scelto per la prima missione e realizzarlo”.

Quale consiglio dà, allora, a tutti i bambini presenti per realizzare i loro sogni?

“È vero che in molti desiderano diventare astronauti, perché si vede il lato romantico della carriera, ma comporta anche tanta fatica e sacrificio. Quello che consiglio a ciascuno di loro è di crescere scoprendo e sviluppando le proprie passioni, portarle avanti con tanto studio, istruzione e formazione, e lavorare sodo, con disciplina, in modo tale da saper affrontare i momenti in cui sembreranno non esserci opportunità e varcando al volo, invece, tutte le porte che si apriranno loro. La vita è spesso imprevedibile, bisogna saper accettare la sconfitta, superare fallimenti e delusioni in vista dell’obiettivo finale, la personale meta che ci siamo prefissati. Ogni momento ci serve a maturare e ha il suo posto nella strada della nostra vita e nell’adempimento della chiamata di Dio per noi. Quindi perseverate sempre”.

A proposito, qual è il suo rapporto con la fede dopo aver visto tanta immensità e bellezza?

“Arriviamo subito alle domande difficili! Avevo una forte fede già prima di partire, tutto ciò che ho visto me l’ha fatta apprezzare soltanto di più, conoscere e approfondire, la mia fede mi ha permesso di vivere ogni momento più intensamente e di affrontare con coraggio anche le difficoltà”.

Quali rimangono, quindi, il ricordo più bello e quello più brutto?

“I ricordi belli sono infiniti, dalla partenza seduto sul missile all’emozionante rientro sulla terra, ma probabilmente il migliore in assoluto è la spacewalk, la passeggiata nello spazio; è come tornare bambini. La parte più difficile sta sicuramente nel sopportare la lontananza da casa, da mia moglie e dalla mia famiglia, lasciarli lì ad attendermi”.

Come riuscire, infatti, ad essere un papà e un marito astronauta? Porta con sé nello spazio cimeli di famiglia?

“Abbiamo la possibilità di portare oggetti piccolissimi, quindi porto le loro fotografie; fortunatamente, però, la NASA ci permette di comunicare una volta al giorno con la nostra famiglia. Non posso condividere un caffè con mia moglie, ma possiamo discutere insieme di come è stato per noi prenderlo durante la giornata, tutto ciò ha unito e rafforzato il nostro rapporto. Mia moglie Anna Marie ha sempre visto le mie missioni come la mia chiamata di Dio, ma non sa che il vero eroe è proprio lei, per la forza che mi trasmette e con la quale affronta tutto”.

Com’è, invece, il rapporto con i colleghi durante le missioni? Si creano saldi rapporti di amicizia?

“Sentiamo un fortissimo spirito di squadra, condividiamo la meta e tutte le esperienze, per sei mesi le nostre vite dipendono le une dalle altre, ci unisce un legame fortissimo che dura per tutta la vita.

Per concludere, forse, la domanda più classica di tutte: com’è vivere senza la gravità?

“Un’esperienza unica, ci vuole del tempo per adattarsi, ci ho messo circa sei settimane; alcuni colleghi si sono ammalati, non è facile; tutto fluttua, gli oggetti galleggiano, per raggiungere un angolo ci arriviamo volandoci intorno; è davvero sentirsi costantemente dei bambini, qui abbiamo due dimensioni, lì ve ne sono tre.

Come ultima domanda, dallo spazio a Messina, cosa apprezza della città?

“Sento un legame forte con la città, dalla Stazione Spaziale scatto migliaia di fotografie e ne avevo fatte tante dell’Etna e dello Stretto. Dopo averla vista, così, dall’alto, è bellissimo oggi visitarla. In più volevo incontrare il mio amico Jonny (qui presente a tradurre i suoi discorsi)”.

Un evento indimenticabile

Un evento davvero indimenticabile, non solo per i bambini presenti che a vita ricorderanno di aver avuto l’occasione di parlare con un grande eroe del nostro tempo, ma per tutti, incantati dinanzi la passione, il coraggio e la forza di un astronauta speciale, che ha dimostrato, come affermato con emozione ed entusiasmo da Anne Lynch, Responsabile Helen Doron della Regione Sicilia e Direttrice del Learning Center Messina Centro, l’importanza della tenacia e dell’impegno, ingredienti necessari al conseguimento di qualsiasi successo per tutti i suoi ragazzi.

Con un ultimo messaggio Jeffrey Williams conclude il suo discorso ai bambini “grazie per la calorosa accoglienza e per tutte le domande intelligenti che mi avete posto, non mi resta che dirvi sognate in grande, fino a raggiungere le stelle!”.

E, anche solo ascoltando le sue parole, sembra di raggiungerla un po’ la luna.

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