La "creatrice" Alessia Stracuzzi, una messinese a Bruxelles tra danza, coreografie e tanti sacrifici

La “creatrice” Alessia Stracuzzi, una messinese a Bruxelles tra danza, coreografie e tanti sacrifici

Giuseppe Fontana

La “creatrice” Alessia Stracuzzi, una messinese a Bruxelles tra danza, coreografie e tanti sacrifici

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domenica 28 Gennaio 2024 - 08:00

Ha iniziato a ballare a quattro anni e dopo il diploma ha girato l'Europa, da Firenze a Pamplona: "Ora sogno di diventare una grande coreografa"

BRUXELLES – Creatrice. Così si definisce Alessia Stracuzzi, messinese che definire ballerina è riduttivo. Questo perché la giovane è una performer a tutto tondo, con la danza contemporanea nelle vene, la passione per la coreografia e quella per la fotografia e il videoediting. Tanto che nella sua vita ha già vissuto in quattro città, parla tre lingue (più un pizzico di francese) ed è un vulcano fatto di esperienze, progetti e idee.

Alessia Stracuzzi

La danza sin dai primi anni di vita

La storia di Alessia parte “a quattro anni e mezzo, quando ho iniziato a studiare danza alla scuola di Genny Ruggeri”. E prosegue con un sogno ben preciso: “A quattordici anni a mia madre ho detto che avrei voluto fare questo da grande. Lei non era molto contenta e sperava cambiassi idea. Non è successo”. Da lì una serie di workshop tra Messina e Reggio Calabria, per poi allontanarsi sempre di più, fino all’arrivo a Caltanissetta, ai progetti regionali e al volo per Firenze: “Tutto ciò che ho fatto in Sicilia mi è servito per prepararmi all’audizione per l’Opus Ballet, che è stato il vero percorso che mi ha formato. Lì ho fatto tre anni, due di studio accademico e uno di specializzazione, oltre al tirocinio all’interno della scuola. Ho cercato di sfruttare al meglio ogni aspetto, dai gruppi coreografici ai workshop extra. Ho avuto il sostegno di mia madre e intanto lavoravo”.

Cosa significa andare via: “Mi ha fatto scoprire una realtà diversa”

Si tratta della prima esperienza lontano dalla Sicilia, per Alessia: “Andare via mi ha fatto scoprire anche cos’è la realtà fuori. Quando ero piccola già guardavo cose nuove, mi incuriosiva ciò che non fosse ordinario. A Firenze mi si sono aperte tante porte, ho conosciuto tante compagnie, ho capito fino in fondo quali sono i miei gusti a livello performativo”. E in mezzo c’è stato anche il Covid, diventato però un’opportunità: “Ma anche così ho scoperto la passione per la fotografia e il video editing, che mi hanno poi permesso di realizzare alcuni short movies, partecipando anche a festival internazionali”. Poi un nuovo aereo, stavolta continentale: “Dopo i tre anni a Firenze, preso il diploma all’Opus Ballet, ho provato l’audizione per La Faktoria Choreographic Center, un centro a Pamplona, in Spagna. Pur non parlando l’inglese, sono riuscita a entrare e a restare lì un anno. Ho imparato tanto, ho capito tanto anche di me stessa, relazionandomi con persone di altre culture e credo che questo mi abbia aiutato anche a livello di apertura mentale”.

Ma lo studio non basta e Alessia vuole lanciarsi nel mondo del lavoro vero e proprio: “Pur non sentendomi pronta ho cercato di trovare poi un posto dove provare a costruire qualcosa. Ho deciso così di lasciare la Spagna per Bruxelles, per me una scelta strategica. Ero stata a Berlino e non avevo avuto una buona impressione, non è scattato il feeling. Così mi sono lanciata verso il Belgio e devo dire che quell’anno ho avuto una serie di risposte che sembravano scritte dal destino. Qui ho ricevuto la mia prima residenza artistica al PARTS Studio, nell’agosto 2022, per il mio primo ‘Solo’ (un brano coreografico in cui si esibisce un solo danzatore, ndr), dal titolo ‘ideæbi’. Si tratta di una delle scuole più importanti d’Europa nella danza. Oggi dico di aver scelto bene, sono soddisfatta”.

Alessia Stracuzzi: “Non avrei mai pensato di arrivare fin qui”

Il percorso è stato difficile e non è affatto finito, anzi. Alessia riguardando indietro, capisce tanto di sé: “Non penso di avere un momento preferito perché per ogni piccola conquista trovo sempre un qualcosa di negativo. Ma guardando indietro penso che poter vivere da sola ed essere indipendente, all’estero, e parlare tre lingue a cui aggiungo un po’ di francese, sono tutte cose che mi fanno capire che sto andando in posti dove dieci anni fa non avrei mai immaginato di poter essere e questo mi dà grandi soddisfazioni. La cosa che mi gratifica di più è quando la gente vede me come persona e qual è il risultato del mio percorso: questo mi fa stare bene. Durante tutta questa strada è stato difficile credere nel fatto che sarei potuta arrivare. Ancora oggi non ne sono convinta perché non sono dove vorrei essere, ma già non pensavo di poter arrivare qui. Tutto questo deriva solo dai sacrifici fatti da me e dalla mia famiglia. Quando sono triste perché le audizioni non vanno bene penso sempre a questo: guarda dove sei oggi, dieci anni fa non l’avresti mai nemmeno immaginato”.

Alessia Stracuzzi

Il bello di Bruxelles: “Tante comunità e molto scambio culturale”

Capitolo Bruxelles. Una città tanto diversa non solo da Messina, ma anche dal concetto di vita italiano. Quant’è stato complicato? Alessia spiega: “Bruxelles è una città molto bella dove vivere. Ho amato Firenze e Pamplona e sono felice di averci vissuto. Qui c’è molto scambio culturale, con tante comunità diverse, e c’è anche una grande comunità italiana. Ne trovi tanti in giro di italiani che si sono spostati per il lavoro, per cercare fortuna, e cose tipiche del nostro popolo. Certo non è facile mantenersi, bilancio la danza con altri lavori, ad esempio faccio la modella in scuole d’arte. Vivo bene e mi prendo cura di me, ho capito che anche l’anima va curata oltre al corpo, per avere i risultati che voglio. Lavoro tanto, sì, con grandi sacrifici, ma è ciò che mi fa stare bene”. E questo la porterà in Italia, almeno per il prossimo progetto: “Bruxelles mi permette di creare altri contatti e portare avanti i miei progetti. Ora ho un nuovo ‘Solo’, che si chiama Altered Frequencies, e con questo ho ottenuto una residenza artistica a Bologna, per una settimana. Ma la parte più complessa è propria questa: non poter fare solo una cosa, quindi incastrare tutte le altre. Sto lavorando sulla traccia musicale, sulle reazioni del corpo, a livello drammaturgico”.

Il sogno di Alessia

Il sogno di Alessia ora è diverso, rispetto a quello di quando era bambina? “Il mio sogno nella vita sarebbe quello di diventare una grande coreografa. Ci sono poche coreografe donne, non solo in Italia ma in generale. Le più grandi a livello di danza contemporanea e moderna sono donne, ma siamo in minoranza. Io per ora mi definisco creatrice più che coreografa, perché mi piace creare a tutto tondo. Mi piacerebbe continuare questo percorso e poter condividere con altri danzatori o artisti le mie creazioni. E non mi dispiacerebbe collaborare nel settore del cinema, dei film. Il mio sogno è questo e piano piano cerco di trovare il percorso giusto. Ma penso anche che serva tanta fortuna e conoscere le persone giuste, questa è la parte complicata. Sono tranquilla però perché penso di essere una persona aperta e lavorare sodo mi ha sempre dato qualcosa indietro. Io faccio il mio e lo faccio per il mio bene e per chi ho accanto. E spero sempre di essere felice, di essere soddisfatta soprattutto della persona che sono. L’obiettivo più immediato sarebbe riuscire a mostrare il mio ‘Solo’ di più in Italia, di poter creare una performance completa da poter candidare a festival o riuscire a farlo produrre a livello teatrale”.

Infine un passaggio su Messina: “Tornare? Purtroppo non vedo la possibilità e dico purtroppo perché Messina è bellissima, ma pecca per tante cose, forse anche per molti cittadini. A livello di danza contemporanea è impossibile, principalmente per questioni culturali. Mi piacerebbe avere la possibilità di portare un po’ più di mio in città, ma non è semplice. Attualmente riesco a tornare se va bene una volta l’anno. Mi piacerebbe comunque essere supportata dalla mia città. Sono andata via perché sentivo che non c’era ciò che volevo. Portare qualcosa di mio, al contrario, mi piacerebbe molto”.

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