La crisi del commercio a Messina e la tentazione dell'indietro tutta

La crisi del commercio a Messina e la tentazione dell’indietro tutta

Marco Olivieri

La crisi del commercio a Messina e la tentazione dell’indietro tutta

mercoledì 05 Febbraio 2025 - 07:00

Dal dibattito in Consiglio il ritratto di un'arretratezza politica e imprenditoriale nel saper progettare il futuro. E allora ci si rifugia nel passato

di Marco Olivieri

MESSINA – Ritorno al passato. Indietro tutta e altre nostalgie di “un’epoca d’oro”, almeno sul piano dell’immaginario. Ecco il contesto che segna i dibattiti in salsa peloritana sulla grande crisi del commercio e dell’economia a Messina. Il tutto nel segno di una grande pigrizia di una politica spesso miope, cieca, assente. E di una classe imprenditoriale altrettanto di corto respiro. Se qualcuno avesse voluto passarsi il tempo, ma esistono modi migliori per svagarsi, avrebbe potuto seguire il recente dibattito in Consiglio comunale. E, salvo qualche frase ragionevole, ogni tanto, avrebbe assistito a una fiera dei luoghi comuni, delle ricette facili e del vuoto generalizzato.

In sostanza, dal dibattito in Consiglio emerge il ritratto di un’arretratezza politica e imprenditoriale nel saper progettareciò che ancora non c’è. Ma che dovrà esistere, pena la dissoluzione o questa lunga agonia. E allora si preferisce guardare indietro e limitarsi ad assecondare un amarcord sterile. Improduttivo.

La crisi del commercio e delle piccole e medie imprese rientra in una tendenza nazionale. E, come aggravante, qui si collega con l’emorragia di posti di lavoro e l’assenza di politiche imprenditoriali che caratterizza da decenni il territorio messinese. Il collasso dei commercianti, in ogni caso, non è certo dovuto a isole pedonali, piste ciclabili, cordoli, ForestaMe e tanti nemici immaginari. Se vogliamo continuare a guardare il dito, e non la luna, siamo però liberissimi di farlo.

La tentazione del passato che imprigiona il presente di Messina

“Ma dammi indietro la mia seicento/ i miei vent’anni e una ragazza che tu sai”, canta Vecchioni in “Luci a San Siro”. Se dobbiamo rimanere ancorati al passato, e intanto l’orchestrina del Titanic suona da 20 anni la stessa musica, limitiamoci a guardare al disastro attuale con finta indignazione. E a rimpiangere una bella macchina in tripla fila pronta a ripartire dopo aver fatto mirabolanti acquisti.. Se, invece, vogliamo davvero progettare un avvenire degno di una città da riscattare, allora ci si metta a studiare la realtà. E a pensare davvero come uscirne fuori. Senza cadere nella tentazione di utilizzare il passato per imprigionare il presente di Messina e troncare ogni prospettiva.

I pasticci nella gestione del cambiamento e il necessario risanamento sociale e culturale

E, se si vuole polemizzare con la Giunta Basile, lo si faccia per alcuni pasticci nella gestione di un cambiamento, quello del Pums (Piano urbano della mobilità sostenibile), irreversibile. Ma che va gestito meglio. E bisogna pretendere, si pensi alla supervisione dei lavori dopo che vengono realizzati, che Palazzo Zanca si doti di un apparato burocratico e amministrativo di buon livello, senza il quale nessun miglioramento sarà possibile.

Spetta alla politica creare le condizioni, in termini di servizi e facilitazioni, e all’imprenditoria e al commercio saper raccogliere, davvero, le sfide del presente. Servono idee e progetti coraggiosi in parallelo con un necessario risanamento sociale e culturale a Messina.

L’auto parcheggiata dentro il negozio e la nostalgia canaglia di Nunnari e dei Magazzini Piccolo e Rotino

Tuttavia, come insegna chi governa oggi il mondo e l’Italia in relazione all’immigrazione, è più facile fornire risposte comode e autoassolutorie, piuttosto che cercare di affrontare la complessità dei problemi. Allora, sì, diciamo pure che, per colpa dei cordoli e delle isole pedonali, il commercio muore. Muore perché la signora Peppina e il signor Lillo hanno rinunciato a parcheggiare dentro il negozio. E poi ci troveremo un giorno,, magari in un bar, a ricordarci come erano buoni i pidoni di Nunnari e belli i Magazzini Piccolo e Rotino sul viale San Martino. Una nostalgia canaglia che però non fa posto a un’idea di futuro.

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23 commenti

  1. Francesco Cardullo 5 Febbraio 2025 07:27

    Perfettamente d’accordo.
    Sembra che le città italiane ed il mondo non esistano: i problemi sono solo a Messina e solo in modalità messinese.
    E’ molto difficile crescere in questo contesto.
    Pazienza………….restiamo indietro!

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    1. Se si guarda bene, anche a Milano il commercio è in crisi.
      Basta solo ricordare che Esselunga ha denunciato le enormi difficoltà di consegna della spesa, proprio a causa delle ciclabili, con cordoli. Per non parlare delle tre Ztl che hanno ucciso economia e piegato i consumatori che hanno avuto aumento dei costi.
      Novità si, ma fatte con criterio sarebbe ideale.

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  2. Sono un normale cittadino, non ho una attività, cammino a piedi ed uso la macchina lo stretto necessario e leggendo i commenti di altri articoli molti non si rendono conto che:
    Al suo tempo quando fu fatta la linea del tram molte attività sono state ammazzate vedi al palazzo palano, viale San Martino, cortina del porto, chi non è stato ammazzato nel tempo da questo cambiamento ci avete costruito davanti PURE la ciclabile… (vedi tratto viale San Martino da villa a viale Europa). Se andiamo a guardare viale San Martino dopo il viale Europa perché la ciclabile è stata fatta DAVANTI Ai marciapiede e davanti ai negozi al posto di essere fatta accanto alla linea del tram? Io sono uno di quelli che accetta il cambiamento anche non usando la bici o i mezzi di trasporto, ma il cambiamento deve essere fatto in modo intelligente, per il bene di tutti non per il bene di pochi. Anche perché le ciclabili sono sempre vuote e quei pochi che vedo passare con le bici non ci camminano dentro…

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  3. La politica, nel caso, inserisce delle cose nuove.
    Ma questo non significa distruggere ciò che già esiste.
    E non significa imporre degli strumenti, “tanto tra dieci anni staremo meglio”.
    Gli strumenti devono tutelare il presente ed il futuro (parliamo di cordoli, piste ciclabili, isole, strade ristrette e chiuse).
    Qualcuno parla di mancanza di alcune imprese, vedi hotel 5 stelle, e questo significa futuro, e serve fare qualcosa.
    Qualcuno parla, invece, di attività “antiche” o “non più buone”, ma è un falso, perché questi strumenti di viabilità intaccano fortemente il tessuto economico.
    Esempio ne è che molti Messinesi preferiscono Milazzo: strade più agevoli, posteggi a go go, negozi e cena. Uguale: soldi persi in città.
    Cose pratiche: i negozi chiudono, e quelli lungo le piste ciclabili(San Martino, Battisti, Garibaldi) e le strade strette(Europa, Giostra, Annunziata,) soffrono.
    Per non parlare della sicurezza, di ospedali, ambulanze, soccorsi, facilità di raggiungere qualsiasi posto della città.
    La bici, o il monopattino non sono la soluzione per tutto. PS: proprio ieri viene anche confermato che Messina è una delle città meno inquinate, quindi la storia dell’inquinamento per chiudere tutte le strade regge poco.

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  4. Alessandro Orlando 5 Febbraio 2025 08:22

    Santissime parole

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  5. Ma infatti ma cosa vogliono questi commercianti retrogradi che si nascondono dietro i cordoli e le piste ciclabili o i parcheggi a pagamento. Smettiamola. Non gli bastano i milioni di euro spesi dal sindaco Basile per la città. Finalmente Messina sta rinascendo e loro che fanno cercano di affondarla chiudendo i loro esercizi commerciali i loro negozi per fare le vittime . Di più questo appare un piano preordinato per fare dimettere l’assesore Finocchiaro in primis ma ci sono anche altri assessori nell’obiettivo. Vogliono fare un partito dei commercianti. Vogliono gestire loro la città. Si candidassero allora. Così è troppo comodo sparare sulla croce rossa.

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    1. Tra offese, ingiuste e gratuite, ai commercianti, ahimè non è stato fatto un esempio di rinascita della città. E nemmeno di cosa i milioni di euro ad oggi siamo serviti.
      Si confondono i temi ed i problemi.
      Penso che se chiudono i negozi, certo non lo fanno per minacciare qualcuno, ma per difficoltà vere. Infine la tesi cospirazionista per le dimissioni di qualcuno è sorprendente.

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  6. Spiace dirlo, e ovviamente non vale per tutti, ma i commercianti messinesi sono sgarbati e spesso sembra che ti facciano un favore. Vado a Catania e gli esercizi commerciali ti accolgono nemmeno fossi un vip, coccolato e trattato come un cliente merita. Non con deferenza, ma con le attenzioni da dare a chi viene a spendere da te. Inutile lamentarsi dell’isola pedonale, ho visto capitali d’europa interamente pedonali. Smettetela con l’ignoranza e cominciamo a guardare la nostra bisaccia. Facile lamentarsi, meno rimboccarsi le maniche.

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    1. Molti commercianti non sono sgarbati, anzi.
      Se si vuole buttare in caciara, allora si potrebbe dire che anche noi consumatori, a volte, siamo maleducati.(Ma sono affermazioni senza valore).
      Noi Messinesi andiamo a Catania e Milazzo, perché le strade sono più scorrevoli, ci sono più parcheggi. Ormai moltissimi di noi si spostano li, quindi perdiamo spesa a Messina, che aumenta in questi posti che quindi migliorano se.pre di più l’offerta. È un cane che si morde la coda.
      E che si fa? Si mettono cordoli, chiudono strade, le restringono, i parcheggi sono pochi e a pagamento.
      Servono nuovi settori di economia, che non ci sono,a per questo non serve uccidere i già esistenti settori.
      PS: poi se confondiamo i negozi glamour e chic, con la normalità allora sbagliamo. Esistono gli artigiani, le imprese di famiglia, piccoline, i piccoli imprenditori. Questi offrono servizio, gentilezza, disponibilità. Perché distruggerli ?

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  7. Ok. Prendiamo per inevitabili le tendenze nazionali e l’atteggiamento “miope nel lungo periodo” di tanti consumatori che pur di risparmiare qualcosa (per acquistare un ulteriore maglione che ingolferà l’armadio) preferiscono acquistare da Shein e non nel negozio di prossimità. Che la politica trovi i fondi oltre che per la mobilità sostenibile anche per contribuzione (almeno 50% a fondo perduto) per aiutare la transizione sull’on line degli esercenti. Per chi è pratico di vendita on line l’investimento non è la sola spesa del sito e la sua manutenzione ma anche i soldi da spendere per stare in cima ai motori di ricerca. E’ logico però che non si combatte così la desertificazione del centro perché chi decide di operare così e fare il grande salto lo farà da un capannone a Larderia vicino ai corrieri e non in centro città con € 1000 per 45 m2. La tendenza ormai è questa. Napoli, Palermo e altre città turistiche in centro sono solo food

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  8. Certo i magazzini Piccolo ed altri non esistono più, e non è immaginabile un’attività del genere, ma al loro posto spuntano negozi cinesi che niente hanno a che vedere con lo sviluppo imprenditoriale della città.
    Oltre ai problemi nazionali il commercio a Messina è depauperato dalla diminuzione dei residenti, che in 20 anni ha aggiunto il 20%. Meno abitanti meno commercio, meno servizi richiesti, quindi diminuzione del PIL prodotto, in sostanza povertà generalizzata.

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    1. Buongiorno,
      questo tema l’ho affrontato pochi giorni fa: https://www.tempostretto.it/news/2mila-messinesi-in-meno-allanno-lavoro-e-sviluppo-le-priorita.html
      Cordiali saluti

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  9. Si, i pidoni di Nunnari erano buonissimi e la signora Peppina e il signor Lillo oggi mantengono , nostalgicamente, con la loro pensione, i nipoti ex imprenditori e impiegati licenziati del viale san martino

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  10. Per lavoro, da 40 anni, mi confronto con le moltissime realtà commerciali ed imprenditoriali di Messina e , ritengo dal mio punto di vista, che i problemi del commercio al dettaglio siano da ricercarsi in più fattori. In primis il radicale cambio delle abitudini di spesa e il cambio delle esigenze di acquisto – I magazzini Piccolo dove le donne Calabresi acquistavano il corredo delle figlie ad esempio – La pandemia che ha colmato il gap digitale delle generazioni medie che oggi acquistano on line anche il dentifricio giusto , basta andare nelle sedi dei corrieri pieni di pacchi all’inverosimile. Il cambio della viabilità che ,per l’urbanizzazione della città , non sempre favorisce una rapida mobilità, malgrado tutti gli sforzi fatti.In ultimo , ma non meno importante , la rotta che dovrebbe essere indicata dagli organi di rappresentanza commerciale presieduti da soggetti che per primi non hanno dato , diciamo, un buon esempio , o, al massimo, riescono ad organizzare salsicciate in stile populista. Il tutto condito da un potere di acquisto pro capite tra i più bassi d’Italia. Questo è quanto.

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  11. Articolo come al solito di grande lucidità.
    Davvero, pensare che la crisi del commercio possa essere causata da isole pedonali, piste ciclabili e alberi è assai riduttivo.
    E’ una visione/allucinazione portata avanti soltanto da chi (purtroppo non pochi, a Messina) vuole continuare a parcheggiare la macchina di fronte al bar per prendere il caffè. Peraltro a costoro le ciclabili fanno un baffo, perchè ci parcheggiano sopra. Come al solito, serenamente.

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    1. Forse è una falsa realtà dire che la viabilità ha creato la crisi. Questo perché si ripete sempre questa cosa.
      Mentre la realtà oggettiva è questa: Cioè, la viabilità come pensata ha fortemente inciso, su una economia non proprio brillante. È questo è sotto gli occhi di tutti.
      Inoltre, già oggi nei centri commerciali si posteggia, gratis, e ad un minuto dal negozio. Quindi perché dovrebbe essere diverso in città ?

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  12. È un’analisi lucida ed eccellente!

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  13. BUDDACILANDIA…..commentatoriiiiiiiii, compreso me, ma non pensiamo che la colpa sia nostra da anni,??? da 60 anni e passa,,,gira e rigira chi comanda sono sempre gli stessi , prima i nonni, poi i padri e ora o figli vari, parlo di partiti politici o Famiglie VIP, pensateci.BUDDACI ……..e facciamolo uno sforzetto…….. … sinistri, centri ( i peggiori ad oggi) , destri, pagnottisti, voltagabbana, bastaaaaaa a casaaaaaaaaaaaaa

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  14. Non diamo colpe a parcheggi.
    La colpa viene dall’alto non si possono pagare queste tasse su pensioni e stipendi.
    Il 70% dei messinesi non arriva a fine mese.
    Hanno pochi soldi in tasca come spendono
    ?
    Il resto è solo chiacchiere di 4 amici al bar.

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    1. Forse non sono 4 chiacchiere al bar.
      La viabilità come pensata ha fortemente inciso, su una economia non proprio brillante. È questo è sotto gli occhi di tutti.
      Inoltre, già oggi nei centri commerciali si posteggia, gratis, e ad un minuto dal negozio. Quindi perché dovrebbe essere diverso in città ?
      Per il resto, è vera la crisi di ognuno di noi, che ha ormai meno soldi da spendere(vedi aumento luce, gas, trasporti, ma anche affitti, di case e negozi, e tasse a go go).

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  15. Avete chiesto a quel commerciante “Bamby” quanto pagava di canone d’affitto?
    Lo avete fatto o no?

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  16. Marcella Millimaggi 5 Febbraio 2025 17:21

    e soprattutto gli avete chiesto quanto incassava? Se ha chiuso forse si è fatto un’unica domanda: ( affitto., taccheggi vari, tasse sul venduto e l’invenduto…Vale la pena? Poi si è dato la risposta: Ha chiuso! Via i balocchi! Finchè ancora il mercato tira….. solo profumi! E così: “Mamma”-mormora la bambina .. mentre piena di pianto ha gli occhi…..

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  17. Se il problema fossero i parcheggi le piste ciclabili e le isole pedonali allora i centri commerciali dovrebbero essere stracolmi di gente e pieni di botteghe aperte invece a tremestieri due piani non esistono praticamente più il problema è altrove

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