La crisi economica a Messina c'è e i numeri lo confermano

La crisi economica a Messina c’è e i numeri lo confermano

Marco Olivieri

La crisi economica a Messina c’è e i numeri lo confermano

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mercoledì 27 Marzo 2024 - 16:53

Non è certo responsabilità dell'amministrazione ma chiudere gli occhi di fronte al malessere sociale non aiuta a invertire la rotta

MESSINA – La crisi economica c’è ed è bene non fare finta di niente. Hanno fatto discutere le dichiarazioni del sindaco Federico Basile a corredo dei dati della Camera di commercio. Ma qualche timido segnale delle imprese del territorio non può smentire quanto sia profondo il malessere sociale in città. E non è certo responsabilità dell’amministrazione comunale. Ma chiudere gli occhi di fronte ai dati allarmanti e al malessere sociale non aiuta a invertire la rotta. Lo abbiamo già scritto: meglio il principio di realtà che assecondare l’orchestra del “Titanic”. Un’orchestra che suona mentre affondiamo. La crisi economica c’è, ha radici profonde e richiede il concorso virtuoso di più soggetti: i governi nazionali, regionali ed europei; i Comuni; le imprese che investano nell’innovazione; le forze sindacali e di categorie unite in un percorso che tenga insieme occupazione, diritti ed equità sociale.

Come ha evidenziato la Cgil, nella Città metropolitana messinese “il lavoro è povero. Il 36,5% dei contribuenti ha un reddito da 0 a 10.000 euro. Oltre la metà dei contribuenti (il 52,7%) ha un reddito da 0 a 15.000 euro. Una povertà economica che spesso inficia la possibilità di avere un’abitazione dignitosa, un ambiente riscaldato o climatizzato, l’accesso alle cure in un sistema sempre più privatizzato, la possibilità di fruire di eventi culturali e sociali, nonché la possibilità di garantire percorsi di studio e formazione ai propri figli”.

Le dichiarazioni ottimistiche del sindaco e i numeri che contano

Questo nulla toglie agli sforzi dell’amministrazione ma è bene avere il quadro realistico della situazione. Di conseguenza, sembrano troppo ottimistiche le dichiarazioni del sindaco: “L’economia messinese regge. Il saldo effettivo tra imprese iscritte e cessate nell’ultimo anno è positivo: +34. Quando, a fine gennaio, furono pubblicati i dati del 2023 sulle imprese in città e in provincia, era stato creato un allarmismo ingiustificato. Ritengo che i dati prima di pubblicarli si devono sviscerare e analizzare molto bene. E infatti due mesi dopo Infocamere fotografa un dato positivo. Escludendo le imprese cessate d’ufficio, perché inattive da anni, il saldo da negativo si trasforma in positivo. Il mondo del lavoro cambia e va rielaborato e rigenerato, anche dagli imprenditori, con i quali comunque c’è sempre un confronto collaborativo e costante”.

In realtà, il dato relativo a imprese che chiudono e che aprono conta fino a un certo punto. Bisognerebbe pure conoscere nei dettagli le caratteristiche delle singole aziende. In ogni caso, i numeri che contano davvero sono quelli legati all’emigrazione, al reddito povero, alla disoccupazione, all’occupazione precaria e a quella, spesso una chimera, stabile.

Il compito dell’amministrazione è di rafforzare le condizioni affinché, ed è uno degli obiettivi di Basile, s’investa di più nel territorio con imprese nazionali e internazionali. E, al tempo stesso, vanno valorizzate le aziende locali che riescono a nascere e durare qui. La burocrazia, e speriamo in un uso proficuo dei nuovi assunti al Comune, può giocare un ruolo favorevole in questo contesto, se efficiente e al passo con i tempi. Ma il punto di partenza è quello di guardare in faccia la realtà.

Un lavoro precario e povero caratterizza una Messina in crisi

Mette sempre in luce la Cgil: “Aumenta l’occupazione ma il lavoro è precario e povero. I dati Istat relativi all’occupazione del 2023 segnalano un aumento di occupati, anche in virtù dell’aumento degli attivi. Si registrano 176.000 occupati sul territorio di Messina (107.000 uomini e 69.000 donne), 7.000 unità in più rispetto al 2022. Non c’è però da gioire – osserva la segretaria confederale Stefania Radici – perché come registra l’Osservatorio Inps sui nuovi rapporti di lavoro, solo il 13,9% viene assunto con un contratto a tempo indeterminato. Il 56,5% dei nuovi assunti nel 2023 ha firmato un contratto a termine; il 22,2% ha avuto un contratto stagionale, il 3,1% in apprendistato, il 2,4% un contratto intermittente e l’1,8% in somministrazione.Si è venuto a creare un lavoro precario, che non dà la stabilità per immaginare e costruire percorsi di vita autonomi”.

Si confermano pure l’altissima disoccupazione femminile nel territorio messinese e i più alti tassi dei cosiddetti neet tra i 15 e i 29 anni. Ovvero coloro che non studiano e non lavorano.

Che fare, allora? Lo ribadiamo: servono un’identità produttiva dai contorni definiti, puntando sulla città universitaria e sulle sue potenzialità; la qualità dei servizi; l’innovazione tecnologica, nel digitale e nelle infastrutture, con un potenziamento in tutto il Mezzogiorno; la mobilitazione fattiva di tutta la classe politica; la progettazione europea e nazionale; le Zone economiche speciali (Zes): queste sono le strade. Servono posti di lavoro e disegni imprenditoriali ad ampio respiro.

L’emigrazione economica è il vero problema

Partiamo da qui, sapendo che, allo stato attuale, le attività industriali, commerciali e nei servizi sono asfittiche. Il numero vero che va invertito è quello dell’emigrazione economica. Finché questo dato sarà crescente, e il numero di pensionati s’innalzerà, la situazione reale sarà drammatica. Tutto il resto è superfluo. E, per poter sognare e progettare, abbiamo bisogno di un bagno di realtà come punto di partenza.

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10 commenti

  1. Eppure si punta ad una nuova economia.
    Magari quella che c’è e fatica, si toglie così non dà noia.
    Non si risolve ma si abolisce, è più facile.
    Magari chiudendo strade, restringendole, facendo cordoli, isole, multe.
    Economia, commercio, soccorsi, persone con disabilità.
    Tutto apposto

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  2. Buonasera farebbe bene a stare zitto che De Luca 1 e poi De Luca 2 hanno dato il colpo di grazia finale

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  3. DamyRocknRoll 27 Marzo 2024 18:51

    “Non è certo responsabilità dell’amministrazione”… Non totalmente, ma sicuramente loro hanno dato il colpo di grazia che mancava ad attività e cittadini! Chi dice il contrario o è stupido o è in malafede… o fa parte dell’amministrazione!

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  4. Sono molto gravi le dichiarazioni del sindaco il quale, essendo persona intelligente, sa bene qual è la realtà del territorio ma mente perché ritiene, voglio essere garantista, di dare speranza. Come l’orchestrina che suonava mentre la nave affondava, giusto il richiamo dell’ottimo autore dell’articolo.

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  5. Ogni volta che la politica gioca la carta della statistica contro quella della realtà, riporta la fiducia dei cittadini nei suoi confronti all’anno zero.
    Non ce la fanno a non dire che va tutto bene, oramai è il loro mantra.

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  6. “Magari chiudendo strade, restringendole, facendo cordoli, isole, multe.”
    Non mi meraviglia il fatto che certe attività siano destinate a chiudere .
    Basta leggere i commenti di chi ancora difende lo stampo del messinese da parcheggio in sosta vietata d’avanti ai negozi , viale s martino e viuzze limitrofe ingolfate d’auto, corsie dei bus con auto parcheggiare in doppia fila etc etc.
    Tralasciamo il discorso dei soccorsi , inserito stile “putrisino ” , come se a chi piazza l auto ovunque senza rispetto per disabili (anche loro citati ) e non , interessi minimamente dei soccorsi .
    Le teorie evolutive valgono anche in ambito commerciale
    “Non è la più forte delle specie che sopravvive , né la più intelligente, ma quella più reattiva ali cambiamenti ”

    Tempo al.tempo .

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    1. Peccato che la “sopravvivenza” non è rispetto al mercato, perché è innaturale che venga alterato da scelte di viabilità così invasive.
      Quanto alla lotta contro le auto, dimostra pura ideologia.
      Sarebbe più utile trovare un modo di convivenza tra trasporto pubblico e privato
      A meno che obiettivo unico sia eliminare le auto a tutti i costi, anche creando difficoltà a chi necessità o vuole essere libero di usarla.
      E qui mi fermo, perché i motivi dei disagi sono palesi.

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  7. Molto bene, con questo articolo ci avete aperto gli occhi…nessuno se ne era accorto che la città sta naufragando; e soprattutto le soluzioni che si pongono, sempre in questo articolo, sono davvero “brillanti”.

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  8. Come sempre, la task-force dell’Amministrazione mette il pollice verso ai commenti sgraditi alla stessa. Sarebbe il caso che Tempo stretto non lo consenta più accettando e pubblicando solo i commenti.

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  9. questa amministrazione è composta da un pugno di peppinappa

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