La musica di Liszt spiegata da Piero Rattalino

La musica di Liszt spiegata da Piero Rattalino

giovanni francio

La musica di Liszt spiegata da Piero Rattalino

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martedì 05 Novembre 2019 - 09:00

Un’interessantissima conferenza concerto, dal titolo “Amore e Morte nella poetica di Liszt” si è tenuta domenica u.s. al Palacultura, per la stagione musicale della Filarmonica Laudamo, a cura del noto musicologo Piero Rattalino, che ha illustrato in una chiave senz’altro originale, alcuni brani di Franz Liszt, eseguiti dalla splendida Ila Kim, pianista coreana, interprete di una performance straordinaria e assai apprezzata dal pubblico in sala. Attraverso un unico filo conduttore, Amore e Morte (Eros e Thanatos), di cui i brani eseguiti sono tutti in vario modo imperniati, Rattalino ha voluto dimostrare che nella musica di Liszt vi è sempre una funzione “morale”, un insegnamento impartito attraverso un racconto, una narrazione in musica. Il rapporto fra Amore e Morte irrompe in tutta la sua tragicità nel primo brano presentato, la Ballata n. 2 S171 in si minore. È una composizione impegnativa ispirata al mito dello sfortunato amore fra Ero e Leandro, che racconta come Leandro, innamorato della sacerdotessa di Afrodite (Ero), fosse costretto ogni sera ad attraversare a nuoto lo stretto dell’allora Ellesponto (oggi Dardanelli), per raggiungere la sua amata, la quale accendeva una lanterna per permettergli di orientarsi. Una notte però una tempesta spense la lanterna, Leandro non riuscì a raggiungere la costa e morì annegato. Al mattino, Ero, alla vista del corpo di Leandro, si tolse la vita. La pianista, prima di eseguire il brano, ha accennato i singoli temi per imprimerli nella memoria dell’ascoltatore: i temi di Leandro, drammatico, con sottofondo del mare in tempesta, quelli dolci di Ero e di Afrodite, quello minaccioso di Poseidone, irato dio del mare che farà annegare Leandro, reo di aver osato sfidare le sue onde. Nel brano di Liszt possiamo percepire l’impeto della tempesta nei minacciosi fraseggi iniziali, come pure la dolcezza dei sentimenti fra i due sfortunati amanti, ed il tragico epilogo. Dopo l’esecuzione del quinto dei Klavierstucke S192 “Sospiri”, brano, come gli altri quattro, molto breve, dal carattere introspettivo, ove il pianismo di Liszt, di solito ridondante e tendente allo più sfrenato virtuosismo, si riduce qui all’essenziale, asciutto e privo di fronzoli, è stata la volta di uno dei brani più felici del compositore ungherese, il celebre sonetto n.104 dei tre sonetti del Petrarca”, tratto da “Anni di pellegrinaggio”, commento lirico e appassionato su uno dei canti più belli del grande poeta, molto amato, come Dante, dal musicista ungherese, che fu evidentemente assai ispirato dagli splendidi versi della composizione poetica, dei quali riporto la toccante conclusione: “Pascomi di dolor, piangendo rido, egualmente mi spiace morte e vita: in questo stato son, Donna, per vui”. Rattalino ha osservato che in realtà il sonetto, nella musica di Liszt, diventa un duetto fra il poeta e l’amata. Il celeberrimo “Mephistowalzer” ha chiuso la prima parte del concerto; la composizione si ispira ad un frammento del “Faust” di Lenau, un festeggiamento nuziale in un’osteria, ove Faust, con l’aiuto di Mefistofele, seduce con successo una ragazza, per poi correre a provarci con la moglie di un fabbro. È evidente che nella storia, raccontata attraverso il brano musicale, l’amore è quello ludico e carnale, ma il rapporto con la morte – il futuro terribile destino di Faust – è sempre immanente. Davvero degna di rilievo la performance di Ila Kim, interprete lisztiana di assoluto livello, sicura tecnicamente anche nei passaggi più ardui, senza tuttavia cedere al virtuosismo fine a se stesso, in particolare nel “Mephistowalzer”, eseguito in modo eccellente. La seconda parte si è aperta con uno dei brani più famosi (e abusati) di Liszt: “Sogno d’amore”, un notturno che Rattalino, nella sua illustrazione, ha voluto riscattare dalle critiche di “sentimentalismo” spesso sofferte dal celebre brano, riscontrando nella composizione la narrazione di una fidanzata, poi moglie e infine vedova, nel triste e rassegnato finale. Difficile immaginare un’opera più strettamente legata al rapporto fra Eros e Thanatos del Tristan und Isolde di Richard Wagner, ed in particolare del suo meraviglioso finale, la morte di Isotta, del quale Liszt ha composto una felice versione per piano. È sicuramente una trascrizione particolarmente riuscita e molto eseguita, sempre di forte impatto emotivo, con uno dei temi più belli ed indimenticabili mai composti in musica, che, grazie anche alla notevole esecuzione della pianista coreana, appassionata e misurata a un tempo, ha riscosso un successo strepitoso (la pianista è dovuta uscire più volte per ricevere gli applausi, acclamata dal pubblico). L’ultimo brano, la “Fantasia quasi Sonata” dal titolo “Dopo una lettura di Dante” descrive il Quinto canto dell’Inferno, dalla terribile figura di Minosse che giudica i dannati, alla “bufera infernal” che trascina incessantemente le anime dannate dei lussuriosi, all’amore tragico di Paolo e Francesca. Rattalino ha acutamente osservato come la misericordia divina ha fatto sì che i due amanti stiano insieme anche all’Inferno, nonostante teologicamente ciò sia inconcepibile, ed ha interpretato il finale del brano, inaspettatamente in tonalità maggiore, un vero e proprio inno, come un auspicio che tutte le anime, anche quelle dannate, ritornino infine a Dio, secondo la dottrina di Zoroastro. Tesi suggestiva e affascinante, ma in realtà non sappiamo affatto se Liszt conoscesse le teorie di Zoroastro; dall’ascolto del brano, così evidentemente rispettoso dei versi danteschi, si potrebbe invece ipotizzare la tonalità maggiore come rappresentativa del sentimento (positivo) di pietà provato da Dante al cospetto dei due infelici amanti “…sì che di pietade io venni men così com’io morisse”. Prezioso il bis offerto da Ila Kim: il delizioso e famosissimo Movimento musicale n. 3, tratto dai sei Momenti musicali D 780, di Franz Schubert, una breve aria russa a ritmo di marcetta, di un’incantevole perfezione.

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