La splendida musica di Vivaldi di scena all’Atrio della Cattedrale.

La splendida musica di Vivaldi di scena all’Atrio della Cattedrale.

giovanni francio

La splendida musica di Vivaldi di scena all’Atrio della Cattedrale.

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lunedì 30 Agosto 2021 - 12:07

Una vera e propria “full immersion” nel mondo musicale di Antonio Vivaldi, in occasione del 280° dalla morte (1741), è stata offerta, sabato u.s., dall’Associazione Orchestra da Camera di Messina, presieduta da Pippo Arena, con direttore musicale il violinista Antero Arena, e direttore artistico, l’etnomusicologo Mario Sarica, il quale ultimo si è adoperato fortemente per realizzare l’evento e ospitare a Messina il celebre mandolinista Carlo Aonzo. L’Ensemble Barocco di Messina, diretto da Carmelo Chillemi, ha infatti eseguito, con la partecipazione di eccellenti solisti, ben otto concerti del compositore veneziano, in una location davvero incantevole e del tutto nuova nella storia concertistica della città: l’Atrio della Cattedrale, inaugurato quest’anno dai concerti organizzati dall’Associazione musicale V. Bellini.

I concerti sono stati preceduti da una brillante ed esaustiva presentazione da parte della musicista Giusi La Fauci, esponente dell’Associazione, che ha condotto la serata con garbo e professionalità, fornendo anche preziosi dettagli e informazioni sulla vita del “Prete Rosso”, come ad es. la disistima nei suoi confronti da parte del suo contemporaneo Benedetto Marcello, esponente della musica colta del tempo, al quale ancora (e non a Vivaldi) è intitolato il Conservatorio musicale di Venezia.

Il grande musicista veneziano ha composto più di cinquecento concerti, una mole enorme, per cui è inevitabile che molti di essi non costituiscano opere di grande spessore, ma di buon artigianato musicale. Stravinski, che evidentemente non amava il musicista italiano, ebbe a dire che Vivaldi ha scritto cinquecento volte lo stesso concerto; è ovviamente un’esagerazione, ma anche un critico equilibrato come Pestelli ha scritto che si farebbe un’opera meritoria se si individuasse una trentina fra i migliori concerti di Vivaldi (io ci ho provato ma ne ho contato almeno una cinquantina, oltre ovviamente i celeberrimi capolavori di musica sacra, come il Gloria o lo Stabat Mater). Vivaldi è stato comunque indubbiamente il compositore italiano che ha portato alle massime vette il concerto grosso in Europa, insieme a Bach ed Handel, e in ogni caso i migliori concerti di Vivaldi costituiscono senz’altro grandissimi capolavori della musica barocca.

Quasi tutti i concerti proposti dall’Ensemble fanno parte di quella cerchia da annoverare fra i grandi capolavori barocchi, e ciò ha reso la serata davvero entusiasmante per gli amanti della musica barocca, sempre troppo poco frequentata in questa città.

Dopo il Concerto in do magg. per archi e cembalo RV 110, noto e molto eseguito, è entrato in scena l’atteso protagonista della serata, il suonatore di mandolino Carlo Aonzo, uno dei principali interpreti di questo strumento nel panorama internazionale. Vivaldi ha composto diversi capolavori con l’utilizzo del mandolino, fra i quali ricordo il celebre Concerto per due mandolini, lo splendido Concerto per due violini in tromba marina, due recorder, due mandolini RV 532, due chalumeaux, due tiorbe, violoncello, archi e basso continuo in do maggiore RV 558, e il concerto in do magg. per mandolino RV 425, eseguito per l’occasione. Si tratta senz’altro di uno dei capolavori più celebri di Vivaldi, che sfrutta magistralmente tutte le possibilità sonore del mandolino. Il Concerto, come di consueto, è composto da due movimenti veloci, ove, in particolare nel primo, l’incedere ritmico, tipicamente vivaldiano, si manifesta in tutta la sua eleganza ed energia, intervallati da un movimento lento, a carattere meditativo, colonna sonora, come ricordato Giusi La Fauci, del film “Kramer contro Kramer”. Magistrale l’esecuzione di Aonso, padrone assoluto dello strumento, suonato con sorprendente naturalezza, e ben accompagnato dall’Orchestra da camera, che in tutta la serata ha interpretato i brani vivaldiani con precisione e giusta scelta dei tempi, sapientemente diretta da Chillemi, dimostrando professionalità e solido affiatamento.

Dopo il Concerto in re magg. per archi e cembalo “Madrigalesco” RV 129, dal carattere severo e contrappuntistico, è stata la volta del concerto più famoso e popolare forse di tutta la letteratura concertistica barocca: il Concerto in mi magg. per violino “La Primavera” RV 269. Si tratta, insieme alle altre “Stagioni” che fanno parte del ciclo “Il Cimento dell’Armonia e dell’Invenzione” Op. 8, di uno dei concerti più eseguiti in assoluto, uno dei primi esempi – e sicuramente il più celebre – di musica “a programma”, ove il programma è stato scritto in versi dallo stesso Vivaldi, che ha dedicato un sonetto per ogni stagione (quello relativo alla “Primavera” letto da Giusi La Fauci durante la presentazione del concerto). Scritto per violino solista, come tutti i concerti dell’op. 8, è stato eseguito in maniera egregia e diligente dal giovane violinista messinese Joseph Arena, molto applaudito.

Un breve intervallo dopo la prima parte di questo concerto è stato riempito da una gradita esibizione di Aonzo insieme al clarinettista Gemino Calà, ottima anche la sua performance, nell’esecuzione di due deliziosi brani di Giovanni Gioviale, celebre suonatore di mandolino catanese di inizio 900’.

Un altro famosissimo Concerto, quello in sol magg. per archi e cembalo “Alla Rustica” RV 151, dal ritmo irresistibile del primo movimento, ha preceduto un altro celebre capolavoro: il Concerto in re magg. per flauto “Il Gardellino” RV 428. Intitolato dallo stesso autore “Il Gardellino”, il terzo dei sei concerti op. 10, in re maggiore RV 428, fu composto, come gli altri cinque, per flauto solista, archi e basso continuo. Anche questo è un concerto di natura descrittiva (nella fattispecie il flauto mima il canto appunto del cardellino, con un notevole effetto onomatopeico). Splendido e giustamente famoso il secondo movimento “Cantabile”, un canto dolce e pacato dello strumento solista. Eccellente l’interpretazione del flauto solista, il giovane messinese Matteo Scarcella, anch’egli molto applaudito.

La Sinfonia in sol magg. per archi e cembalo RV 146, con quello splendido movimento lento, dal carattere malinconico e meditativo, ha preceduto l’ultimo brano, che ha visto ancora protagonista il mandolino solista. Carlo Aonzo, insieme all’orchestra, ha offerto una interpretazione entusiasmante del Concerto in re magg. RV 93, scritto per liuto – strumento barocco antenato del mandolino – ma eseguito spesso anche con il mandolino o con la chitarra. Il concerto è anch’esso da annoverare fra i migliori di Vivaldi, soprattutto per via del secondo movimento, un dolcissimo “Largo” dal carattere sognante ed introspettivo.

Il bis, richiesto da un pubblico entusiasta e assai numeroso (posti in piedi) non ha deluso le aspettative: ancora Aonzo, questa volta solista in luogo del violino, per l’ultimo movimento de “L’Estate”, brano difficile e virtuosistico, che ha dato modo all’artista di esibire la sua straordinaria tecnica.

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