Cronaca

L’agguato fallito a Cuscinà, resta tentato omicidio l’accusa per Gatto e Cutè

Resta tentato omicidio in concorso l’accusa per Paolo Gatto e Giuseppe Cutè, arrestati nel settembre scorso per l’agguato ai danni di Francesco Cuscinà, ferito a Giostra il 25 agosto 2018. I carabinieri della Compagnia Messina Centro, ai comandi del Capitano De Alescandris, hanno concluso gli accertamenti e la Direzione distrettuale antimafia, letto il materiale raccolto anche dopo l’arresto di entrambi, ha concluso le indagini e notificato ai due il relativo avviso di conclusione, che cristallizza l’accusa da cui dovranno difendersi.

Agli interrogatori di garanzia, qualche giorno dopo essere finiti in carcere, Gatto aveva scelto di non rispondere, mentre Cutè si era discolpato, dichiarandosi innocente e chiamandosi fuori dal delitto non consumato. Ma evidentemente il magistrato titolare del caso – l’aggiunto Rosa Raffa – non gli crede. Contro di lui ci sono soprattutto due elementi: un sms scambiato tra i due la mattina del ferimento, ma soprattutto le molte conversazioni intercettate tra madre e figlio a casa Gatto e sul telefono della donna, la moglie del boss “Puccio”, oggi ancora al carcere duro.

L’avviso di chiusura delle indagini non contiene altri indagati: nessun altro, quindi, viene chiamato in causa nella vicenda. Adesso i difensori del figlio del boss e del complice, gli avvocati Salvatore Silvestro e Alessandro Billè, dovranno decidere quali altri passi compiere, in particolare se attendere le prossime mosse della Procura o tentare un’altra carta, con un ulteriore confronto col giudice.

Intanto lo scorso 20 dicembre Cutè è stato coinvolto anche nel blitz antimafia della Polizia battezzato Predominio sugli affari degli ex pentiti che tentavano di riorganizzarsi all’interno del clan di Giostra. Anche il fallito agguato a Cuscinà a Giostra è stato “sistemato” dagli ex pentiti, nel corso di un vertice avvenuto alla trattoria “Il sikulo” di Largo Seggiola.