L'alluvione nelle Marche tredici anni dopo Giampilieri

L’alluvione nelle Marche tredici anni dopo Giampilieri

Marco Olivieri

L’alluvione nelle Marche tredici anni dopo Giampilieri

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sabato 17 Settembre 2022 - 08:02

La messa in sicurezza del territorio rimane una priorità nazionale

Fiumi straripati. Bombe d’acqua e piogge in quantità spropositata. Colate di fango. Allagamenti. Zone isolate. Niente elettricità e linee telefoniche. Morti e distruzione. Ancora una volta, in questo caso nelle Marche, assistiamo a temporali fuori dalla norma che si trasformano in disastri ed emergenze. Emergenze su emergenze. Il pensiero non può che andare all’alluvione dell’1 ottobre 2009 a Giampilieri, con 37 vittime. E agli altri disastri che, anno dopo anno, si sono susseguiti in un Paese nel quale la messa in sicurezza del territorio rimane una priorità.

Su Tempostretto le analisi di un esperto di valore come Daniele Ingemi raccontano da anni i fenomeni meteo estremi che caratterizzano il nostro territorio. Scrive Ingemi in un suo excursus storico: “Anche le aree del messinese tirrenico, ciclicamente, sono state duramente colpite da eventi meteorologici cosi estremi, ma rapidamente dimenticati dalla memoria corta degli uomini, da mettere sott’acqua interi centri abitati, interrando paesi e abitazioni”.

In relazione all’ultimo episodio nazionale, osserva il nostro meteorologo: “È davvero un temporale autorigenerante brutto quello che ha interessato il nord delle Marche, scaricando veri e propri nubifragi sulle stesse zone. Il sistema si nutre dell’umidità fornita dal flusso di vapore entrato sul Mediterraneo centrale dall’Atlantico tropicale”. 

In questo parallelo Sicilia/Marche, il vero tema è dunque operare per una tempestiva e solida messa in sicurezza di territori troppo fragili. Territori soggetti a disastri continui tra clima impazzito e incapacità a ripensare davvero in modo strutturale luoghi e angoli di un’Italia piccola piccola.

Dissesto idrogeologico e cambiamenti climatici, nel ricordo indelebile di Giampilieri

Come evidenzia la vicesegretaria generale della Cgil Gianna Fracassi, “quanti altri morti dovremo ancora piangere per capire che il dissesto idrogeologico e i cambiamenti climatici rappresentano per l’Italia problemi di notevole rilevanza che purtroppo continuano ad essere gravemente sottovalutati?”.

Dal presente al passato, la nostra redattrice Alessandra Serio così commentava ieri sui social l’inevitabile parallelo Sicilia/Marche: “Per me Giampilieri non è stata una cronaca come le altre. Ha cambiato per sempre il mio modo di lavorare, di scrivere, anche di vivere. Quel giorno io e qualche altro collega ci svegliammo con addosso l’impotenza e la frustrazione di chi è davanti al disastro annunciato, e ancora non avevamo visto niente….Oggi, la tragedia delle Marche è un altro schiaffo di sconforto”.

Chi deve spezzare, nel tempo ma facendo in fretta, se non la politica e le istituzioni, questa catena di fango e distruzione?

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Un commento

  1. Ma come si fa a prevedere l’imprevedibile? Se siete capaci di farlo, fatelo voi!

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