Uno dei maggiori inviati del giornalismo italiano racconta l'Afghanistan dall'interno, italiano fra gli afghani, afghano tra gli italiani. Un autore unico, il cantore dell'Irpinia: Stato in luogo di Franco Arminio. L'autore di Terracarne, raccoglie qui un'accurata selezione del meglio della sua produzione lirico - narrativa
Il rapporto tra Ettore Mo, uno dei nostri più celebri e premiati corrispondenti di guerra, e l'Afghanistan, terra ferita da decenni di guerre intestine e interessi armati delle potenze mondiali, assomiglia a una storia d'amore dolce e sofferta, di quelle che durano anni e sopravvivono alla lontananza, che invece le rende più tenaci e più salde. Vi arriva nel '79, appena diventato corrispondente per il «Corriere della Sera». Ma in quella terra torna periodicamente.
Nel frattempo tiene un diario, dove annota tutto: la terra, le facce, le persone che incontra, le amicizie che stringe, come quella con Ahmad Shah Massud, il Leone del Panshir, terrore ei sovietici e dei talebani, che insegna ai suoi uomini la guerra, ma anche la poesia.
I flash narrativi di Ettore Mo, come in ogni mémoire che si rispetti, non seguono una linea rigidamente cronologica ma si dispongono come lampi emotivi, istantanee che si accordano perfettamente alle fotografie di Luigi Baldelli, uno dei principali cantori per immagini dell'Afghanistan.
Ettore Mo, inviato del Corriere della sera dagli anni '70, riceverà il 28 aprile 2012 il premio alla carriera al Festival del giornalismo di Perugia. Il libro ha il patrocinio di Reporter Senza Frontiere.
pp. 112 – €10
