Le quattro Ballate di Chopin “raccontate” da Giuseppe Miseferi

Le quattro Ballate di Chopin “raccontate” da Giuseppe Miseferi

giovanni francio

Le quattro Ballate di Chopin “raccontate” da Giuseppe Miseferi

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lunedì 03 Aprile 2023 - 09:40

Il concerto del pianista messinese al Palacultura per la stagione musicale dell’associazione "V. Bellini"

Un singolare concerto, dal titolo “Romanzo pianistico”, è stato rappresentato sabato scorso al Palacultura, per la stagione musicale dell’Associazione V. Bellini. Protagonista il pianista messinese Giuseppe Miseferi, che ha proposto le celeberrime quattro Ballate di Fryderyk Chopin, correlandole ognuna con singoli poemi di Adam Mickiewicz, scrittore romantico polacco, amico di Chopin, ai quali il musicista pare si sia ispirato.

Il pianista ha fatto precedere l’esecuzione di ogni Ballata con la narrazione di un poema dello scrittore polacco, sposando la tesi che le Ballate (tranne l’ultima, come vedremo) abbiano inteso rappresentare in musica tali poemi, indicando anche i più salienti momenti dei racconti di Mickiewicz, ai quali corrispondono i vari temi contenuti nelle Ballate, accennando durante la spiegazione i singoli temi al pianoforte, prima di eseguire per intero il brano.

Con le quattro Ballate, quattro capolavori assoluti nella storia della letteratura pianistica, Chopin praticamente inventa un nuovo genus musicale (la Ballata), essendo stato il primo a usare tale termine per composizioni pianistiche. Sono brani caratterizzati da molti elementi in comune: vi troviamo infatti l’alternarsi di temi dolci e malinconici ad altri violenti e appassionati; ogni Ballata si caratterizza per la scrittura pianistica complessa ed elaborata, ognuna è densa di pathos, e annovera temi fra i più belli e famosi usciti dalla penna del polacco; tutte le Ballate, infine, si concludono con una coda tumultuosa e drammatica. Si suppone, ma non esistono conferme ufficiali certe, che le quattro Ballate si ispirino ai quattro poemi dello scrittore romantico polacco Adam Mickiewicz, amico di Chopin.

La prima, in Sol minore op. 23, famosissima, ha una parte centrale (il secondo tema, prima espresso con toni lirici, poi drammatici e appassionati) che, secondo il critico Belotti, “è una delle concezioni più sublimi di Chopin”. Per gli appassionati di cinema, è il brano suonato da Wladyslaw Szpilman davanti al generale nazista, in una delle scene memorabili del film “Il pianista” di Roman Polanski. Nella narrazione di Miseferi, la Ballata in sol minore evoca un poema in cui il protagonista, rapito da piccolo e portato in un villaggio, non conosce la propria identità, ma diventa col tempo il capo del villaggio stesso, e, riscoperta la propria identità tramite il racconto di un menestrello, si vendica con il popolo che lo aveva rapito, dichiarando guerra ad un villaggio vicino, e mandando così a morire gli abitanti del proprio villaggio.

La seconda, op. 38 in Fa maggiore, uno dei brani prediletti dallo stesso Chopin, è dedicata all’amico Schumann, per ricambiarlo della dedica che il musicista tedesco gli aveva fatto componendo “Kreisleriana”, ed offre straordinarie arditezze armoniche per l’epoca.

Nella narrazione del pianista, la Ballata rappresenta un altro poema di Mickiewicz, ove un villaggio viene assalito da un altro popolo, vengono uccisi tutti gli uomini, mentre le donne eran fuori presso un lago nella foresta. Le donne allora pregano affinchè vengano trasformate in ninfe del bosco, e vengono esaudite, sfuggendo così agli aggressori.

La terza, op. 47 in La bem. maggiore, si distingue per la deliziosa cantabilità, per il ritmo di danza che la pervade, e per un carattere complessivamente meno drammatico e più sereno rispetto alle altre sorelle; di questa Ballata fu scritto, in una recensione dell’epoca, “è poesia tradotta – superlativamente tradotta – in suoni”.

La Ballata rappresenterebbe un’Ondina che, trasformatasi in fanciulla, incontra un uomo che le giura amore. Lei, per metterlo alla prova, a sua insaputa riprende la sua veste originaria di ondina, e rivede l’uomo che anche a quest’ultima giura amore. L’ondina, per punirlo del tradimento, lo fa morire trascinandolo sottacqua.

Per quanto sia probabile che le Ballate abbiano trovato ispirazione dai poemi di Adam Mickiewicz, non convince, a mio modesto avviso, una corrispondenza così precisa fra gli episodi narrativi e quelli musicali, tale da trasformare la musica di Chopin quasi in musica a programma. Chopin, a differenza di Liszt, che compose autentici Poemi sinfonici per pianoforte, dal titolo esplicito, aveva una concezione assai distante da questo tipo di composizione, per lui la musica era pura espressione interiore, ed infatti i brani, oltre le Ballate, per i quali taluna critica ha voluto attribuire un significato preciso, con dei soprannomi – si pensi allo Studio op. 10 n. 12, soprannominato “La caduta di Varsavia”, o il Preludio op. 28 n. 15 “La goccia d’acqua”, per fare degli esempi – sono brani ai quali Chopin non attribuì mai alcun titolo.

Proprio la quarta Ballata, op. 52 in Fa minore, sicuramente la più bella e complessa, sembra confermare questo assunto, e anche l’ottimo pianista ha ammesso che questo capolavoro è tutto di Chopin, non potendo essere ricondotto ad alcun poema. Per il critico Gavoty la quarta Ballata “è la più bella, la più ricca di sostanza, la più polifonica, la più commovente e anche la più sottile”. Trattasi in effetti di un immenso capolavoro, armonicamente ricchissimo e assai complesso, ove i temi subiscono continue trasformazioni, da lirici ad agitati e inquieti, anche in canone, fino alla impetuosa coda conclusiva. Citando ancora Belotti: “Nessun’altra sua opera ha raggiunto un grado così elevato e così intenso di estasi lirica”.

Miseferi ha spiegato in maniera assai esaustiva la struttura del brano, prima di eseguirlo.

Buona l’interpretazione delle Ballate da parte del pianista, che ha dato il meglio di sé proprio nell’esecuzione della quarta, sebbene sia indubbiamente la più complessa sia dal punto di vista tecnico che interpretativo, mentre qualche incertezza si è avvertita per quanto riguarda la prima e la terza.

Complessivamente un concerto molto interessante, soprattutto per l’eccezionale qualità dei brani eseguiti.

Miseferi ha ricordato, che proprio il primo aprile del 1873 nasceva Sergei Rachmaninov, del quale ha voluto celebrare il 150° anniversario della nascita con un incantevole bis: Il preludio Op. 23 n. 4, assai gradito dal pubblico.

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