Ufficio stampa della Regione, il giudice dà ragione a Crocetta

Ufficio stampa della Regione, il giudice dà ragione a Crocetta

Rosaria Brancato

Ufficio stampa della Regione, il giudice dà ragione a Crocetta

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giovedì 10 Gennaio 2013 - 16:24

Il Giudice del lavoro respinge il ricorso presentato dall'Assostampa contro i 21 licenziamenti dei giornalisti dell'ufficio stampa della Regione. "Non era un lavoro subordinato ma basato su un rapporto fiduciario" si legge nella sentenza che legittima i provvedimenti nei confronti di 21 giornalisti assunti senza concorso e con qualifiche di redattore capo. "Neanche il Corriere della Sera ne ha così tanti" ha dichiarato il governatore dopo le elezioni

Il primo round sull’ufficio stampa della Regione l’ha vinto Crocetta.

Il giudice del lavoro di Palermo ha infatti rigettato il ricorso presentato dall’ Assostampa per comportamento antisindacale del governatore in seguito al licenziamento dei 21 giornalisti dell’Ufficio stampa della Regione avvenuta poco dopo l’elezione di ottobre. Il giudice ha dato ragione a Crocetta sottolineando: "Quello tra giornalisti e Regione non era un rapporto di lavoro subordinato, ma una collaborazione professionale fondata sulla 'fiducia'", in sostanza la tesi sostenuta dal neo Presidente e cioè che i 21 giornalisti assunti in era Cuffaro a tempo indeterminato e senza concorso, in realtà non potevano essere considerati in organico ma in servizio solo sulla base del rapporto fiduciario con gli organi istituzionali eletti. Cambiando i vertici possono legittimamente cambiare anche quanti sono stati chiamati proprio in virtù di un rapporto fiduciario.

Pertanto, secondo il Tribunale di Palermo, il licenziamento dei 21 addetti stampa della Regione siciliana voluto dal presidente Crocetta è “legittimo”. Questa la sentenza emessa ieri dal giudice del lavoro Gianfranco Pignataro che ha deciso sul ricorso presentato dall'Assostampa (sia regionale che di Palermo) contro lo smantellamento dell'Ufficio stampa di Palazzo d'Orleans.
Secondo il sindacato dei giornalisti il governo regionale avrebbe seguito una condotta “antisindacale” non rispettando quanto previsto dal Contratto nazionale di lavoro giornalistico. In particolare sarebbe stato violato l’art.34 che riguarda i diritti del Comitato di redazione (ovvero i rappresentanti sindacali) ed i poteri tra i quali la prerogativa di esprimere una serie di pareri. Secondo l'Assostampa, ogni procedura di licenziamento sarebbe dovuta passare attraverso la concertazione col comitato di redazione. Ma il giudice del Lavoro lo ha respinto dal momento che non ritiene il rapporto instaurato a Palazzo d’Orleans come “subordinato”, ma appunto solo di collaborazione professionale su base fiduciaria. I giornalisti non possono considerarsi a tutti gli effetti dei “dipendenti” della Regione. “Tale rapporto – si legge nella sentenza – non assume le vesti di un lavoro subordinato (tanto meno a tempo indeterminato), bensì di una collaborazione professionale eminentemente fiduciaria, che esclude che i giornalisti facciano parte dell'organico del personale della Regione”.

Il Giudice Pignataro ribadisce proprio l’aspetto della “fiduciarietà” del rapporto, che è sempre stato alla base, anche alla Regione, degli incarichi affidati dai vertici della giunta ai giornalisti e che solo negli ultimi anni, si era tramutato in un contratto a tempo indeterminato indipendentemente da chi venisse o meno eletto.

“Il rapporto del giornalista addetto all'Ufficio stampa della Regione- si legge ancora- si fonda, oltre che sul requisito indefettibile dell'idoneità professionale, su un particolare elemento di fiduciarietà intercorrente tra il soggetto incaricato e gli Organi di vertice della Regione. Non a caso, infatti, l'Ufficio stampa è stato posto funzionalmente 'alle dirette dipendenze del Presidente della Regione'. Il rapporto che si instaura, quindi, non ha natura di lavoro alle dipendenze della PA, bensì di collaborazione professionale esterna”.

L’unico anello di collegamento con il Contratto nazionale, paradossalmente, secondo il giudice era l’aver parificato il trattamento economico dei 21 giornalisti a quello fissato per il redattore capo, fatto questo che è stato uno dei motivi che maggiormente hanno spinto Crocetta a prendere la decisione. “Neanche il Corriere della Sera ha 21 redattori capi di se stessi”, disse appena insediatosi, dichiarazioni che hanno aperto lo scontro con l’Assostampa.

Il Tribunale ha dato ragione a Crocetta sui contenuti del rapporto professionale e sulla legittimità del licenziamento.

“ Per questo motivo la Presidenza della Regione ha ritenuto – conclude la sentenza – nella sua piena discrezionalità riconosciutale dalla legge, di non proseguire il rapporto professionale con i giornalisti già addetti all'ufficio stampa”.

Rosaria Brancato

6 commenti

  1. Nino Principato 10 Gennaio 2013 17:07

    1, 10, 100, 1000, 10000, 100000…Crocetta, uomo onesto, corretto, un vero siciliano che vuole veramente il progresso civile, sociale, economico e soprattutto il rispetto della legalità
    Nino Principato

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  2. HANNO AVUTO IL CORAGGIO DI FARE RICORSO? MANGIAFRANCHI A TRADIMENTO!!!!

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  3. E’ giusto così. Sono fiero di avere un Presidente come Crocetta e su questa scia, mi piacerebbe anche che fosse così il prossimo Sindaco di Messina. Un uomo che non guarda in faccia a nessuno, senza inciuci e senza manciugghia come ha detto lo stesso Crocetta, in occasione dell’incontro con la stampa messinese a Palazzo Zanca.

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  4. VADANO A LAVORARE! Questa è gente che è stata messa lì senza concorso e che fino ad oggi è stata pagata con soldi NOSTRI. Bravo Crocetta, continua così! Ora manda a casa altri burocrati inutili!

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  5. Questi hanno la faccia come il ****!!!
    Già la loro “collaborazione” era illeggittima, il loro compenso illeggittimo, così come appare VERGOGNOSA la difesa d’ufficio dell’Assostampa, quando in altri casi ben più ecltanti non hanno mosso neanche un dito per la difesa degli interessi allora sì – leggittimi- di alcuni giornalisti licenziati ingiustamente!!!

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  6. ASSOSTAMPA con la difesa di questi signori sta perdendo quel pò di credibilità che le era rimasta…

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