Il sequestro dei mezzi che scaricavano nel greto del torrente, i dettagli dell'inchiesta
BARCELLONA – Mesi di osservazione, appostamenti, palette alzate e controllo dei documenti, per documentare come due torrenti, il Mela e il Patrì, erano stati “scambiati” per discariche da 66 persone. Tra loro titolari di imprese edili, ditte di vario genere, carrozzieri, ma anche ristoratori e semplici cittadini, che anziché liberarsi dei rifiuti come richiesto dalla legge, preferivano scaricare tutto sul greto, a cielo aperto. Senza preoccuparsi, scrive il giudice, del fatto che sono proprio loro ad essere i primi a subire le possibili conseguenze negative, dal rischio idrogeologico a quello di incendi, passando per l’inquinamento dei terreni e l’aria dove loro stessi lavorano, vivono, operano.
Incuranti dei rischi

“Ad aggravare ancora di più il significato antisociale delle condotte di aggressione ambientale occorre la circostanza (…) per cui le condotte accertate (…) sono da ascrivere a soggetti che, a diverso titolo, operano nelle immediate adiacenze del bacino del torrente, totalmente insensibili alla salvaguardia di un patrimonio naturalistico nel cui ambito pure essi vivono”, scrive il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Sidoti, che ha firmato il decreto di sequestro dei 14 mezzi di lavoro filmati dalle telecamere dei carabinieri mentre si liberavano dei rifiuti nel torrente Patrì, alla fine dello scorso anno. E’ proprio il focus sul Patrì il centro dell’inchiesta del sostituto procuratore Dora Esposito, dove sono stati documentati gli episodi più gravi, che riguardano 22 indagati
I nomi

Giovanni Sofia (commerciante nel settore del legno, sospeso dall’attività) , Sebastiano Bilardo, Giuseppe Murgo, Ignazio Rosina, Domenico De Pasquale, Antonino Perdichizzi, Mariano Perdichizzi, Petre Costantin, Bartolo Bisignano, Antonino Caliri, Salvatore Lo Monaco, Giuseppe Cappellano, Bernardino Lanza, Nita Costache, Cati Costache, tutti di Barcellona. Felice Munafò di Terme Vigliatore; i catanesi Antonino Drago, Diego Giuffrida; le società Smib, Gicap, Sant’Anna derivati agrumi, GV Trasporti.
A loro i carabinieri sono arrivati identificando le targhe dei camion osservati nel corso delle indagini ad andare e venire dal torrente, scaricare di tutto. Altri sono stati fermati dalle pattuglie, i documenti controllati, nessuno di loro aveva fogli attestanti il trasporto e scarico del materiale appena depositato. Fogli che ovviamente non potevano esserci, visto che lo smaltimento in entrambi i torrenti è vietato.
