L'orrore e la rinascita: i testi della III B "Manzoni - Dina e Clarenza" su un articolo di Tempostretto

L’orrore e la rinascita: i testi della III B “Manzoni – Dina e Clarenza” su un articolo di Tempostretto

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L’orrore e la rinascita: i testi della III B “Manzoni – Dina e Clarenza” su un articolo di Tempostretto

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domenica 24 Dicembre 2023 - 15:51

Le impressioni suscitate dalla lettura della storia di Giovanna Cardile, che ha visto all'età di 5 anni la madre e la nonna uccise dal padre

MESSINA – La terza B dell’Istituto comprensivo “Manzoni – Dina e Clarenza” ha letto in classe un articolo di Tempostretto: “A 5 anni ho visto mio padre uccidere mia madre e mia nonna. Ma sono rinata grazie all’adozione”. La docente di Lettere Giusi La Fauci ha stimolato il dibattito e studentesse e studenti della terza media hanno raccolto in un breve testo le loro impressioni.

Per l’occasione, ringraziamo per l’attenzione la professoressa La Fauci e la dirigente scolastica Concetta Quattrocchi.

In primo piano la storia di Giovanna Cardile

Reputo un grande direttore Marco Olivieri, per aver condiviso la storia di Giovanna Cardile, una donna con un passato tristissimo che non merita di essere ricordato ma che è stato migliorato da due persone dal cuore d’oro. Io provo molta stima per la sua mamma biologica che ebbe il coraggio di allontanarsi da quel soggetto pericoloso, che non si può chiamare “padre”. Secondo me, dopo queste separazioni provocate dalla violenza, si dovrebbe tutelare maggiormente la sicurezza delle madri, dei figli e dei parenti. Ripensando alla storia di Giovanna, non ho parole per descrivere la sofferenza di lei, figlia, nel vedere la madre e la nonna uccise da colui che avrebbe dovuto amarle, ma la gioia di aver incontrato i suoi genitori adottivi è riuscita a colmare, in Giovanna, quella parte del proprio cuore portata via, come uno spiraglio di luce in una vita che si rivelò buia a soli 5 anni, ma che con il passare del tempo é migliorata. Con le sue 5 lauree e tutti i suoi successi sicuramente ha reso fiere sua mamma e sua nonna che guardano Giovanna da Lassù.

Sofia Russo III B

Oggi, in classe, abbiamo riflettuto sulla storia di Giovanna Cardile, una donna che è riuscita ad andare avanti dopo un’esperienza che la segnerà per tutta la vita. Nella Messina del 1985, Giovanna con sua madre, suo fratello e sua nonna erano in casa senza notizie del padre quando, inaspettatamente, l’uomo entra in casa e in quel momento comincia l’atrocità che vedrà morte della madre e della nonna. Giovanna, all’inizio, pensava di non riuscire a vivere senza la mamma, ma rinasce quando lei e suo fratello vengono adottati da una coppia per bene che offre loro una famiglia unita e comprensiva. Lei ora ha 43 anni, 5 lauree, ha scritto un libro e vive la sua vita con successo. Giovanna, oggi, considera di avere due madri e un padre che le hanno dato il meglio che le potessero dare. Secondo me, è una donna fortissima che aiuta gli altri bambini che si trovano nella medesima situazione. Credo che un padre e un marito per non fare il padre e il marito debba essere accecato dall’odio, dalla gelosia e da “amore” malato. Io non posso sapere cosa voglia dire perdere la madre ma sono certa, leggendo di lei, che non porta rancore né odio ma soltanto amore per tutto non sottovalutando nulla. Vivere guidati dall’odio non porta niente di buono e la sua storia ne è la prova.

Giada Mastronardo

“Una mattina emozionante”

La mattina del 16 novembre 2023, insieme alla nostra prof, la professoressa La Fauci, siamo entrati nei particolari di alcuni articoli, tra cui uno sul femminicidio.

Ancora oggi ci sono uomini che maltrattano e uccidono donne innocenti perché vogliono che queste appartengano a loro, possessivi e vendicativi.

Giovanna Cardile è una donna che ha vissuto un trauma, cioè l’omicidio della madre e della nonna compiuto dal padre. Lei, bambina di 5 anni, si mise tra i genitori per proteggere la madre ma il padre la spostò violentemente e finì ciò che aveva iniziato. Giovanna e suo fratello vennero adottati entrambi dalla stessa famiglia, insieme continuarono a vivere e a raccontare la loro storia. La ragazza ormai adulta afferma, sempre con affetto, di avere un padre e due madri: la madre biologica e quella adottiva e il padre adottivo, l’unico suo vero padre da cui prese il cognome e che le fece ritrovare, anche nella sua situazione, l’amore e la speranza.

Noi, grazie alla prof La Fauci, siamo riusciti a parlare con Marco Olivieri, direttore del giornale on line “Tempostretto”, che ci ha raccontato dell’incontro con Giovanna, cioè un incontro intenso ed istruttivo, pieno di sentimenti nonostante la crudeltà subita, ma anche con un grande desiderio: aprire un centro per i figli di vittime del femminicidio.

Giacomo Drago

Questa mattina a scuola abbiamo avuto il piacere e l’onore di conoscere, attraverso una chiamata telefonica in vivavoce, il direttore del celebre giornale online “Tempostretto”, Marco Olivieri, che ci ha parlato di alcune procedure da eseguire prima di scrivere un articolo. È stata una mattinata a tragedia fenomeni più oscuri della società: il femminicidio e la violenza sulle donne. Abbiamo citato due dei casi più estremi del passato, quello di Giovanna Cardile, una bambina che non ha avuto nemmeno il tempo di esserlo, dovendo diventare donna troppo in fretta, e purtroppo attraverso la violenza. A soli 5 anni dovette assistere all’uccisione della madre e della nonna, uccise da suo padre.

Poi abbiamo parlato di Angela Bottari, recentemente scomparsa, una donna molto forte, cresciuta, come si suol dire, tra pane e politica, che dedicò la sua vita alla lotta contro la violenza sulle donne, sia fisica, sia psicologica. Queste sono due donne che bisogna sempre ricordare non solo per il loro trascorso, ma soprattutto per il loro coraggio nell’affrontare temi e problematiche così importanti, esponendosi, senza mai arrendersi pur sapendo che, ahimè, non avrebbero potuto cambiare il mondo perché spesso lasciate sole nella loro lotta, ma rimangono donne esemplari. Giovanna Cardile ha vissuto la tragedia della violenza, Angela Bottari ha speso la sua vita perché donne come Giovanna, come sua madre, come Giulia Cecchettin possano avere il rispetto che meritano e con il loro esempio si possa fermare questa violenza.

Vittorio Tortorella

Oggi in classe abbiamo parlato della cruciale storia di Giovanna Cardile, una donna di 46 anni che ha visto con i suoi occhi la morte di due colonne portanti della sua vita, la nonna e la mamma. Anche se nella sua infanzia prevalse l’odio, lei fu sempre portatrice d’amore. Ho cercato di immedesimarsi in questa bambina che a soli cinque anni vedeva ogni giorno un mostro che violentava e abusava ogni giorno di più di sua moglie. L’odio di quest’uomo si spinse così tanto che portò alla morte di due persone innocenti. La prima vittima fu la nonna della piccola, quando fu sparato il primo colpo colpì la nonna che portò un vuoto immediato nella madre e il secondo colpo fu indirizzato a sua moglie che non morì sul colpo. Prima che un altro colpo venisse sparato contro la madre, la piccola Giovanna si mise in mezzo alla madre e a quel mostro accecato dall’odio. La piccolina non aveva paura di morire perché, se fosse morta sua madre, sarebbe morta pure lei.

L’amore che le legava portava in cielo due anime, una mamma e la figlia, che dopo la morte rimase vuota, priva di sentimenti. Ma Giovanna si fece forza e andò avanti; grazie ai suoi genitori adottivi riuscì a capire e consolidare sentimenti d’amore e ribadì sempre che fin dal primo momento li riconobbe come veri e propri genitori. Abbiamo anche sentito il parere di Marco Olivieri, il direttore di “TempoStretto”, che è rimasto altrettanto scioccato da questa storia. La povera madre di Giovanna quando firmò le carte del matrimonio con quel mostro firmò una condanna a morte.

Asia Vitale

Oggi, in classe, abbiamo parlato di un avvenimento che mi ha reso sempre più convinto sulla mia idea che mi sono fatto sul mondo attuale: un mondo senza futuro, dove, ogni giorno, centinaia di donne e uomini perdono la vita per motivi raccapriccianti. In occasione del 25 novembre, la professoressa ci ha fatto conoscere Giovanna Cardile, una donna che a soli 5 anni visse un’esperienza inimmaginabile: sua madre veniva continuamente maltrattata dal marito, che per ovvie ragioni non chiamerò “padre”. Un giorno quest’”uomo” entrò in casa armato, pronto ad uccidere sia la moglie sia la suocera. Non riesco a concepire le urla di una madre sofferente e di una figlia così piccola che, nonostante tutto, inutilmente provò a proteggere la sua mamma. Incredibile pensare come una bambina di 5 anni possa conoscere questa crudeltà.

Per fortuna però, Giovanna e suo fratello vennero dati in adozione ad una famiglia che ha protetto e cresciuto questi figli offrendo tutto l’amore che avrebbe potuto dare. Io, personalmente, ho letto troppi omicidi come questo sui giornali, e purtroppo quasi ci faccio l’abitudine, però questo mi ha colpito più degli altri, mi ha colpito il modo in cui Giovanna, nel corso della sua vita, ha cercato di superare l’accaduto, nonostante sapesse che una tragedia come questa sia impossibile da dimenticare.

Cristiano Gazzara

Giovanna Cardile, secondo me, è una donna molto forte perché già a soli cinque anni le è passata la vita davanti agli occhi, quando vide suo padre uccidere sua madre e sua nonna, le donne più importanti della sua vita. Ciò che mi ha sorpreso è stato il momento in cui Giovanna si è messa davanti a sua mamma e sua nonna per proteggerle: non le importava di morire perché dentro di sé si sentiva già morta. Inoltre, un’altra cosa che mi ha colpito è stato il coraggio e la forza che ha avuto nel superare l’accaduto. Lei, in tutto ciò, prova amore, cosa un po’ complicata dato che ha visto l’amore distruggersi davanti ai suoi occhi. Questa donna, nonostante ciò che ha vissuto, ha trovato una vera famiglia anche se un pezzo del suo cuore sarà sempre spento.

Simona Miano

Giovanna Cardile è un esempio vivo di rinascita. Purtroppo, all’età di soli 5 anni, per colpa di un femminicidio commesso dal padre perse la madre e la nonna, così la piccola e il fratello vennero portati in una casa-famiglia fin quando, un giorno, uno spiraglio di luce cominciò ad intravedersi nel cuore dei due piccoli. Una coppia di giovani signori, facendosi carico del duro passato dei due bambini, li aiutò a lenire gradualmente il dolore di quell’enorme ferita. Giovanna, nel suo libro, scrive che per essere buoni genitori non bisogna essere collegati da un piano biologico. Inoltre, parla del bellissimo rapporto che si è instaurato con il padre adottivo e di come quest’ultimo abbia ricoperto in maniera impeccabile questo ruolo che, purtroppo, nessuno prima di quel momento aveva rivestito. La donna scrive molto spesso che lei possedeva due madri ma un solo padre.

I genitori adottivi sono morti da alcuni anni ma è proprio grazie a loro che lei e suo fratello hanno avuto la possibilità di vivere in un contesto familiare sano. Ad oggi, Giovanna Cardile si è sposata, ha avuto una figlia e lavora come insegnante di sostegno, ma il suo sogno è un altro, ovvero, quello di aprire un centro per i bambini vittime di femminicidio. Questo perché lei è stata fortunata ed ha avuto la possibilità di rifarsi una vita, ma ci sono bambini meno fortunati che si trovano nella sua stessa situazione ma non vengono sostenuti dallo Stato. Infatti, non avendo il supporto economico non si può garantire un percorso psicologico ben strutturato. La donna raccomanda inoltre di andarsene al primo segno di allarme e non continuare a subire e ci tiene anche a precisare che lei a sua figlia, quando questa sarà più grande, racconterà la verità e le insegnerà la lezione “nulla è perduto se prevalgono la cura, l’attenzione, l’affetto e la generosità. Non bisogna rassegnarsi mai.”

Questa testimonianza mi ha colpito particolarmente perché Giovanna Cardile, anche con il suo terribile passato, è riuscita a trovare del positivo facendolo diventare un punto di forza e diventando così lei un esempio vivo di rinascita.

Giulia Tribodo lll B

Nel 1985 una bambina di soli 5 anni, Giovanna Cardile, ha visto con i propri occhi uccidere la madre e la nonna per mani di suo padre. Un reato a dir poco scioccante che ci fa riflettere molto. Non oso immaginare la scena, sicuramente sarà stato un vero incubo e un dolore immenso. Fortunatamente lei e suo fratello vennero adottati da due genitori che li ameranno per tutta la vita. Crescendo, non significa che dimenticherà questo delitto, perché il suo cuore rimarrà nel profondo spezzato. Si definisce lo stesso morta perché, senza una mamma, la vita non è la stessa. I nuovi genitori hanno fatto tutto il possibile per non farle ricordare il passato. Ha conseguito cinque lauree, anche una in Psicologia. Si è sposata, è diventata madre di una bambina. Il suo sogno è quello di aprire un “centro di bambini vittime di femminicidio”. È fiera dei suoi genitori che l’hanno supportata e non fatta rimanere prigioniera del suo dolore. Oggi, dice alle donne di scappare al primo “schiaffo” e di non arrendersi mai.

Andrea Smorti

La scorsa settimana, con la professoressa di italiano, abbiamo parlato di una storia orrenda, cioè quella di Giovanna Cardile. Quando Giovanna aveva solamente cinque anni il padre uccise la nonna e la madre della piccola. Giovanna cercò di proteggere la madre mettendosi davanti, ma il padre la spostò con forza e riuscì ad uccidere la moglie. In seguito questa bambina, insieme a suo fratello, è stata adottata da una famiglia che le ha voluto molto bene. Io penso che questa storia sia tremenda e che se fosse accaduta a me non saprei come avrei reagito perché la nonna e la mamma sono due figure molto importanti nella vita di ognuno di noi.

Safiria Rani

Oggi abbiamo parlato della storia di Giovanna Cardile e penso che tocchi davvero il cuore. La cosa che mi stupisce di più è il suo coraggio nell’affrontare questo terribile evento, raccontarlo, e soprattutto come, mentre racconta il tutto, non si percepisca neanche un po’ d’odio nei confronti del “padre”, che non definisce più tale. Un momento del genere non dovrebbe viverlo nessuno, soprattutto una bimba di 5 anni, insieme al fratello di 7. I bimbi, a quell’età, dovrebbero vivere la loro vita felici e spensierati, con la famiglia, e non vedere davanti ai loro occhi morire la madre e la nonna, per colpa del loro padre. Questo, mentre sua figlia cercava di difendere la mamma, la spostò bruscamente per poi sparare anche alla donna. E se un padre fa così significa che non prova amore neanche per sua figlia, perché le sta uccidendo la donna più importante della sua vita. Ma, per fortuna, una coppia dal gran cuore decise di adottare Giovanna e il suo fratellino: un gesto davvero bello.

Adesso Giovanna si è sposata ed ha anche una figlia. Ora sicuramente vivrà più felice, anche se quel terribile ricordo le rimarrà per sempre impresso nella mente.

Isabel Da Campo

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Un commento

  1. Giacomo Gugliandolo 27 Dicembre 2023 15:29

    Ritengo davvero pregevole il lavoro svolto dagli alunni della classe III B della “Manzoni”, sapientemente coordinati dalla Prof.ssa La Fauci che è meritoriamente riuscita a catturare l’interesse dei ragazzi su una questione molto complessa e di grandissima attualità qual è quella del patriarcato e del femminicidio.
    Un’analisi approfondita merita, a mio giudizio, il denominatore comune di tutti questi episodi: l’efferata e bieca violenza.
    “L’uso della violenza serve solo a rendere il mondo un luogo più violento, introducendovi ulteriore violenza”. Lo scrive la filosofa Judith Butler ne “La forza della nonviolenza”, evidenziando quanto sia difficile circoscrivere e delimitare la violenza, separando nettamente i contesti in cui è preparata e legittimata, per esempio le guerre, e i contesti in cui è vietata e sanzionata: le relazioni tra le persone e tra i sessi. La violenza è il tremendo contenuto di un vaso di Pandora che, una volta aperto, si diffonde e contamina tutte relazioni, generazione dopo generazione.
    Da Virginia Woolf a Rosa Luxemburg, da Lidia Menapace a Michela Murgia, la consapevolezza del continuum della violenza fa parte da sempre del pensiero e delle pratiche del femminismo, nel quale la lotta al patriarcato va di pari passo con la lotta al militarismo, come facce complementari della stessa medaglia, fondata sul primato della violenza in quanto strumento regolatore tanto delle relazioni interpersonali quanto di quelle internazionali.
    A partire dalle lotte delle suffragiste inglesi per la conquista del diritto al voto “le donne si trovano regolarmente in prima linea nell’ambito dei movimenti di resistenza civile” in vari paesi del mondo, scrive la ricercatrice Erica Chenoweth, dando forza, radicamento e creatività alle campagne di resistenza civile contro tutte le forme di oppressione.

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