Il segretario Antonio Currò si sofferma sulle novità a Messina nell'edilizia residenziale pubblica e sulla "priorità dello sbaraccare"
MESSINA- Antonio Currò, segretario dell’Unione inquilini di Messina, un tema centrale per Messina è quello dell’edilizia residenziale pubblica, con il nuovo bando…
“Abbiamo visto un aumento esponenziale di domande. Questo dipende da due fattori. Negli ultimi trent’anni, non c’è stato alcun investimento sugli alloggi popolari e sulle politiche abitative strutturali. Parliamo della classica edilizia residenziale pubblica in cui si paga la casa 52 euro per la propria condizione economica. Ci sono molti poveri in Sicilia e a Messina. E le case non ci sono”.

E il secondo fattore?
“Con la legge nazionale 560 del 1993, e quella siciliana del 1994, si è verificato il riscatto degli alloggi popolari. E, negli ultimi trent’anni, più case sono state vendute e meno case sono state costruite o acquistate sul mercato o ricavate da autorecupero (in quest’ultimo caso i lavori sono concordati e i soldi spesi tolti dal canone, n.d.r.). Da qui un calo dell’offerta. Prova ne sia che gli ultimi tre bandi Erp del Comune – 2012, 2017 e 2025 – hanno messo a disposizione un centinaio e anche meno di abitazioni”.
Questo che cosa attesta secondo lei?
“L’assenza di una politica per la casa. In più, strutturalmente, mancano le risorse nei bilanci comunali per dare attuazione alla legge 457 del 1978. Nei Comuni, mancano soldi per l’edilizia residenziale pubblica. E tutto questo si ripercuote, dal nazionale ai locale, sui cittadini che hanno bisogno”,
Altro argomento caldo è quello del risanamento. E di recente, per via di un incendio, si è parlato del rione Taormina…
“Per quanto riguarda le emergenze, come quella del rione Taormina, bisogna intervenire subito. Si mette a disposizione un hotel, o Bed and breakfast, per qualche giorno, e poi c’è l’assegnazione della casa. Ma lì i fondi ci sono per il risanamento”.
Ecco, affrontiamo il tema del risanamento...
“Ma prima mi faccia dire che sta per partire una campagna a favore di una proposta d’iniziativa popolare. La richiesta è di modificare la Costituzione, inserendo nella Carta il diritto alla casa. Così verra esplicitato, modificando alcuni articoli. Quanto al risanamento, il dibattito si è concentrato sulle fragilità. E noi siamo contenti perché sempre abbiamo sostenuto che bisognava dare priorità ai fragilissimi e ai disabili gravissimi. Però, allo stato attuale, con questa legge speciale voluta dal centrodestra e dal centrosinistra, pur essendoci qualche stortura, bisogna concentrarsi sull’obiettivo principale. Ovvero, lo sbaraccamento”.
Ma come si contemperano l’esigenza di velocizzare nello sbaraccamento e quella fondamentale di dare priorità ai fragili, liberandoli “dalla gabbia delle baracche che li circondano”, come dice lei stesso?
“Noi siamo convinti che ai disabili gravissimi, la cui condizione può peggiorare a causa della permanenza dentro le baracche, va data subito la casa. E sono poche persone. La permanenza dentro la baracca peggiora la condizione psico-fisica. In questo caso, dunque, la deroga è sacrosanta. In generale bisogna concentrarsi percentualmente nel lotto, tra le aree di risanamento, in cui le tre categorie individuate dal sub commissario Trovato siano più presenti. Chi vive condizioni gravissime dentro le baracche deve uscire subito per non morire, come è già successo tante volte, senza avere ottenuto la casa popolare”.
Si legge nell’ordinanza del sub commissario che le categorie ad avere priorità “sono invalido civile al 100% con indennità di accompagnamento (legge 1 febbraio 1980). 2-invalido civile al 100%.
3-beneficiario dell’art. 3, comma 3, legge 104/92. I soggetti risultanti in altre categorie di disabilità saranno da considerare in regime ordinario”.

La casa non è un diritto ma un sacrificio che intere famiglie fanno per loro o per i loro figli. Quello che voi chiamate diritto per molte famiglie è una vita di stenti con mezza pizza al mese e un viaggio ogni decennio, per potersi pagare un mutuo. Nessuno vi dice di costruire baracche e ancora oggi se ne vedono spuntare nell’indifferenza delle istituzioni. Dei diritti di chi paga mutui esorbitanti cresciuti alle stelle o di coloro che quel mutuo vogliono farlo e non riescono a causa di istituzioni che pensano a regalare le case invece di incentivare ad acquistarla.