"Macchine come me", superiorità e limiti dell’intelligenza artificiale

“Macchine come me”, superiorità e limiti dell’intelligenza artificiale

Pierluigi Siclari

“Macchine come me”, superiorità e limiti dell’intelligenza artificiale

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martedì 25 Febbraio 2020 - 07:55

Macchine come me, ultimo romanzo dello scrittore britannico Ian McEwan, si concentra sul tema dell’intelligenza artificiale. Come caratteristico in questo tipo di narrativa, a contare non è tanto il come queste macchine possano funzionare – dinamica comunque affrontata con scrupolosità – ma il rapporto tra esse e l’uomo. Ragionando sulla loro natura, infatti, l’uomo non può fare a meno di riflettere sulla propria.

L’ambientazione

Macchine come me è ambientato nel 1982, un 1982 però molto diverso da quello che si è realmente svolto quasi quaranta anni fa. Kennedy è sopravvissuto all’attentato a Dallas, i Beatles si sono riuniti, l’Inghilterra si appresta a perdere la guerra con l’Argentina per le Isole Falkland. Soprattutto, la tecnologia si è sviluppata molto rapidamente, ed è allo stesso livello dei giorni nostri. Anzi, anche più avanti, in quanto sono stati appena messi sul mercato venticinque androidi perfettamente identici agli esseri umani. Dodici esemplari maschili e tredici femminili, chiamati rispettivamente Adam e Eve, in modo forse scontato ma sicuramente d’effetto.

L’io narrante

Charlie, il protagonista narratore della storia, riesce ad acquistare un Adam – anche se avrebbe preferito una Eve. Può permetterselo grazie all’eredità materna appena ricevuta, e, pur consapevole che con la stessa somma potrebbe comprare un appartamento in una zona migliore di Londra, non resiste alla tentazione.

Queste macchine, del resto, sembrano unire le grandi passioni di Charlie: l’antropologia e l’informatica. Charlie è un uomo istruito, non solo nei settori di cui sopra. Ma ha anche una lunga serie di fallimenti alle spalle. Diventato avvocato specializzato in diritto tributario, ha dovuto lasciare la professione dopo aver subito una condanna per truffa. Da allora non ha mai svolto un regolare lavoro d’ufficio. Si è impegnato in varie iniziative d’affari, guadagnando discrete somme per poi perderle negli affari seguenti. All’inizio della storia si mantiene col trading on line, mettendo insieme mensilmente l’equivalente di uno stipendio appena al di sotto della media nazionale.

Non è solo la curiosità scientifica a spingere Charlie all’acquisto dall’androide. Il protagonista, infatti, è innamorato di Miranda, sua vicina di casa, e ritiene che coinvolgerla nella gestione di Adam li avvicinerà. Prima dell’avvio della macchina, i proprietari devono selezionare numerose voci relative alla sua personalità, e dividere questo compito in due, secondo Charlie, è qualcosa di molto vicino a mettere al mondo un figlio.

Le macchine

Gli Adam e le Eve sono estremamente diversi dai precedenti esperimenti sull’intelligenza artificiale. Non sono meri contenitori di un enorme numero di informazioni. Hanno naturalmente capacità di apprendimento incomparabili rispetto a quelle umane – in poche ore, per esempio, Adam può leggere e immagazzinare tutta la produzione di Shakespeare, o comprendere il funzionamento del mercato azionario – ma le conclusioni a cui giungono sono influenzate dal contesto in cui vivono, dalle esperienze fatte dal loro avvio, e dalle impostazioni scelte dagli acquirenti.

Con una propria autonomia di pensiero, è impossibile però prevedere davvero il comportamento di ogni macchina. In breve, Adam può passare tranquillamente per un essere umano, e durante la sua prima uscita pubblica le persone con cui parla non notano niente di strano. Si innamora di Miranda, componendo per lei migliaia di haiku. Aiuta Charlie con gli investimenti, aumentando in maniera esponenziale i profitti del protagonista.

Andando avanti, la storia da un lato segue uno sviluppo inquietante legato al passato di Miranda, dall’altro continua a concentrarsi su Adam. La macchina si convince della superiorità dei propri simili rispetto al genere umano. È una presa di consapevolezza pacata, priva di ostilità. Il romanzo, infatti, a differenza di opere con tema simile, non proporrà mai una lotta generale tra l’uomo e la macchina. Adam vuole sinceramente bene a Charlie e Miranda, li reputa suoi amici, ed è davvero dispiaciuto per la loro inferiorità.

Le previsioni di Adam, però, non tengono conto di tutte le dinamiche in ballo. Le macchine hanno capacità di apprendimento superiori a quelle umane, ma anche dei limiti. Per iniziare, non attraversano la fase dell’infanzia, e nel corso della loro esistenza – prefissata in venti anni – non guarderanno mai al mondo con gli occhi del bambino. Inoltre, non possono comprendere le sfumature tra giusto e sbagliato, vero e falso. Non possono distinguere tra un vero inganno e una piccola bugia che evita l’imbarazzo di un amico, né tra la giustizia in senso naturale e il letterale enunciato di una norma. Infine, per loro sono intollerabili quelle storture del mondo – iniqua distribuzione delle risorse, alta mortalità dovuta a malattie che potrebbero essere curate, violenze ingiustificate – con cui noi, per fortuna o purtroppo, riusciamo a convivere.

La capacità di riconoscere e interpretare le sfumature, e l’importanza del buon senso, e il saper venire a patti con ciò che non funziona come vorremmo, giocheranno un ruolo fondamentale nel finale della storia. Macchine come me, oltre a essere una lettura piacevole grazie alla padronanza dello stile e del ritmo di McEwan, ricorda come la buona letteratura non dia risposte ma suggerisca domande.

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