Dal tunnel dell'inauguratite si può uscire. Si guarisce, basta volerlo...

Dal tunnel dell’inauguratite si può uscire. Si guarisce, basta volerlo…

Rosaria Brancato

Dal tunnel dell’inauguratite si può uscire. Si guarisce, basta volerlo…

domenica 02 Giugno 2013 - 06:55

Il 30 maggio è stato inaugurato l'aeroporto di Comiso. Un taglio del nastro in pompa magna ma senza aerei.... L'inauguratite è diventato il male del nostro secolo, ma si può guarire: basta pensare che i cittadini non sono babbei. Oggi però il mio saluto va a Franca Rame che ha lasciato una vita piena di battaglie per le donne e con le donne. Nei giorni bui del femminicidio il suo messaggio è un urlo.

La Sicilia è bella anche perché riusciamo a fare cose sorprendenti. Ad esempio, il 30 maggio, la realtà ha superato la fantasia. A Comiso, c’è stata una solenne cerimonia per inaugurare l’aeroporto atteso per anni. E’ stata una bella cerimonia, c’erano i politici in prima fila, i controllori di volo, il taglio del nastro, i santini perché si è in campagna elettorale. Peccato che mancavano gli aerei: non sono stati ancora firmati i contratti con le compagnie. Il 30 maggio siamo riusciti nell’inimmaginabile: abbiamo inaugurato un aeroporto dopo quasi vent’anni, ma senza gli aerei. Siamo abituati ad inaugurazioni bizzarre, basti pensare all’autostrada Messina-Palermo, al porto di Tremestieri,o, per non andare lontano, allo svincolo di Giostra. Dopo aver atteso un’opera per 10, 15, 20 anni, ci stanchiamo e allora “ci portiamo avanti con il lavoro” e tagliamo il nastro anche se manca ancora qualche chilometro di strada, manca una banchina, per entrare nello svincolo devi circumnavigare il mondo e rischiare la vita per immetterti in corsia, mancano anni prima che sia seriamente completa l’opera. Insomma siamo abituati alle inaugurazioni part-time. Ma un aeroporto senza aerei non si è mai visto in nessuna parte del mondo. Arrivi lì coi bagagli, vai al bar, compri il giornale, un souvenir,guardi il tabellone dei voli e, sorpresa: la pista è vuota. Invece che prenderci in giro potevate inaugurarlo dopo le elezioni, magari con un bel volo Comiso-Roma o Comiso-Milano o Comiso-Vattelappesca a prezzi stracciati. Questa vicenda mi ha ricordato una barzelletta che raccontava mio nonno Rosario. Non fa molto ridere, perché lui era un comandante della Marina militare ed era sempre piuttosto rigido, però me la ricordo ancora perché era una barzelletta illuminante.

Un politico straniero un giorno va a trovare un gruppo di colleghi italiani che lo portano in giro per mostrargli cosa hanno fatto di buono per il Paese. Il primo gli mostra un’autostrada striminzita, senza guard-rail, né segnaletica, con le corsie piene di buche. In lontananza c’è una casetta con un giardino. “Ecco, vedi, quest’autostrada l’ho fatta fare io- dice impettito- e quella casupola è della mia famiglia, sono riuscito a farla restaurare”. Il secondo politico mostra invece quello che dovrebbe essere un porto ed anche in questo caso le opere sono rabberciate, fatte male, incomplete. In lontananza c’è la solita casetta di famiglia. Il terzo politico porta il collega straniero in aperta campagna, in un luogo dalla vista bellissima e gli mostra un paesaggio mozzafiato, con vista sul nostro mare ed una maestosa villa con alberi, giardini, piscina, campo da tennis “Ecco, guarda questa bellissima autostrada che sono riuscito a realizzare”. E gli indica il panorama intorno. Dell’autostrada nessuna traccia perché l’unica cosa che svetta è il villone del politico. Il collega straniero dice timidamente “Ma io non vedo nulla…”, “Appunto”, replica l’altro. Io non ridevo mai a questa barzelletta perché non la capivo. Se fosse ancora vivo penso che invece il nonno riderebbe leggendo gli articoli dell’aeroporto senza aerei. Due anni fa è stata messa la prima pietra nel cantiere di Cannitello per il ponte ed è stata una cerimonia in pompa magna. Due anni dopo non mi pare abbiano messo molte pietre. C’è chi ha il vizio del fumo, chi quello del gioco, chi alza il gomito, chi esagera con la Nutella e chi si dà all’inauguratite. Il guaio è che se entri nel tunnel di questa malattia difficilmente ne esci, neanche con le terapie di gruppo. Se malauguratamente entri nel gruppo degli inauguratisti anonimi e ti scappa durante la riunione la frase: “Ho inaugurato una stazione senza treni”, c’è il rischio che ti fanno Presidente ad honorem e ti fanno la ola. La vita è lunga ed in Sicilia ne trascorriamo la maggior parte ad aspettare la realizzazione delle opere pubbliche. Almeno risparmiateci la presa in giro. Vorrà dire che inganneremo l’attesa prendendo l’aereo da Catania o da Palermo. Ma non trattateci da babbei.

Vorrei dedicare il pensiero finale di quest’articolo a Franca Rame, che non c’è più. Aveva 84 anni. Figlia di una famiglia di burattinai, calcò le scene sin da bambina e non ne scese mai. Bellissima, dedicò tutta la sua vita alle battaglie nel sociale, impegnandosi al fianco delle donne, negli anni del primo femminismo, della legge 194 sull’aborto. Era un’icona per i sessantottini, girava l’Italia per raccogliere fondi, utilizzando tutti i palcoscenici possibili, tv, teatri, piazze, per dire no alla mafia ed alla violenza. Fu rapita e violentata nel ’73 da un gruppo di neofascisti che furono arrestati 25 anni dopo. Ma il reato era caduto in prescrizione. Quando lei denunciò lo stupro (ci scrisse anche un bellissimo monologo), i suoi detrattori dissero che lo faceva per farsi pubblicità. Fu eletta al Senato, nel 2006, ma lasciò due anni dopo: “Sono stanca di votare contro coscienza”. Con Dario Fo ebbe quel rapporto pieno di amore e di vita che definirono insieme in un testo: “Coppia aperta, quasi spalancata” e che gli è stato accanto fino al suo ultimo respiro. Malata da tempo aveva chiesto al figlio Jacopo che se l’agonia fosse durata a lungo l’avrebbe dovuta portare in Svizzera “per chiudere la vita con dignità”. Aveva anche descritto la cerimonia laica per il suo funerale: “Donne, tante donne, tutte quelle che ho aiutato, che mi sono state vicino, amiche e nemiche. Tutte vestite di rosso che cantano Bella ciao”. Certe vite dovrebbero raccontarle a scuola, insieme ai libri di greco, latino, insieme alla storia della Rivoluzione francese e dell’Unità d’Italia. Perché le vite personali sono pezzi di storia incancellabili. Se vuoi capire cosa è stato il femminismo delle nostre nonne devi conoscere la vita di Franca Rame e capire da cosa nasce la tua libertà di oggi. Non nasce dal nulla, nasce dalle sue parole e dalle sue lacrime, dal sangue che le hanno fatto versare con lo stupro, dalle botte che ha preso e dalla forza delle sue denunce. Oggi più che mai questa sua storia è da studiare, un messaggio per quelle adolescenti che si stanno affacciando ad una vita fatta di luci ed ombre dove la fragilità si veste di forza. Ci stanno ammazzando come le mosche, ogni settimana ci sono due casi di femminicidio o di violenza sulle donne. Ogni giorno, ogni secondo si consuma un altro tipo di violenza, che non lascia tracce visibili perché ormai è una violenza culturale e di costume. Passa silenziosamente attraverso gli schermi e i manifesti, passa attraverso “il corpo delle donne”,passa attraverso un nuovo modo di essere che non è affatto libero come quello di Franca Rame ma che si è convinto di esserlo. Ciao Franca, a nome di tutte noi.

Rosaria Brancato

2 commenti

  1. dolcestilnuovo 2 Giugno 2013 07:53

    Perfettamente s’accordo su Franca Rame e su quasi tutto ciò che hai detto. Dobbiamo però, con onestà, ammettere che c’è stato in passato chi, pur vivendi di proclami roboanti, ha avuto indubbie capacità di risolvere le cose in tempi brevi e bene.
    Purtroppo era la persona sbagliata, e di questo ne abbiamo pagato tutti le conseguenze, ma non dimentichiamoci che, nei dieci-quindici anni che hanno preceduto la guerra, intere città cono state costruite o ricostruite… Messina ne è un esempio. Tutto ciò che ci circonda, è stato realizzato in quel periodo. Con i politicanti di adesso, Messina non esisterebbe…. ma le inaugurazioni si sarebbero susseguite con cadenza annuale….

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  2. Infatti vi raccomando quando andrete dietro un urna per apporre la famosa x…. Facciamoci prendere ancora in giro….

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