Via all'udienza preliminare dell'operazione Tysandros, il blitz di Cc e Gdf a marzo scorso
Messina – Si delineano diversi tronconi processuali per l’operazione Tysandros, l’inchiesta su un vasto giro di droga tra Messina e Catania sfociata in un maxi blitz di Carabinieri e Guardia di Finanza. Trentanove le persone arrestate il 13 marzo scorso, mentre oggi la giudice Tiziana Leanza ha aperto il vaglio preliminare per tutti gli indagati, poco meno di cinquanta (leggi qui TUTTI I NOMI).
Udienza preliminare al via
Dopo una lunga parentesi dedicata alle richieste preliminari, la Gup Leanza ha aggiornato l’udienza e riconvocato tutti per il prossimo 14 gennaio. Ha tempo fino a quel giorno, adesso, per decidere sulle tante richieste pervenute dal nutrito collegio difensivo. Soltanto dopo il vaglio preliminare dell’inchiesta entrerà nel vivo. Intanto tre indagati hanno chiesto che la loro posizione venga stralciata e mandata al giudice di Catania perché competente per territorio: secondo i difensori, i reati contestati ai tre sono stati infatti commessi in quell’area. Per un altro indagato è stato invece invocato il difetto di notifica. Il grosso delle persone coinvolte ha invece anticipato la richiesta di processo abbreviato: mirano a chiudere il processo già in questa fase preliminare, senza aspettare il dibattimento. Altre richieste in questo senso potrebbero essere avanzate alla prossima udienza, prima che la giudice si pronunci su tutto.
L’operazione Tysandros e l’inchiesta Car wash
L’inchiesta, condotta dalla Procura di Messina insieme a quella Di Catania, prende il via da due diverse operazioni, battezzate Tysandros e Car wash ed ha portato a quasi 40 arresti tra Messina, la città etnea e la zona jonica a cavallo delle due province. Un’area, è questa l’ipotesi della Direzione distrettuale antimafia, stabilmente spartita tra i clan catanesi dei Cintorino di Calabiano e i Brunetto.
“Rispetto al passato questa operazione, condotta grazie alla collaborazione con gli inquirenti catanesi, fa emergere un dato importante: i clan catanesi non operano episodiche incursioni nell’area jonica del catanese ma la controllano stabilmente”, aveva spiegato la procuratrice aggiunta Rosa Raffa, al lavoro sul caso con le sostitute Liliana Todaro e Antonella Fradà.
L’ascesa di Pedicone a Giardini Naxos
L’inchiesta complessivamente svela il quadro dei rapporti di forza nella zona, a cavallo tra il 2020 e il 2021, mettendo in luce la figura di Riccardo Pedicone come nuovo reggente dei Cappello nell’area di Giardini Naxos e Calatabiano. Per controllare più da vicino il territorio, nel 2020 Perricone si era trasferito ad abitare nella cittadina jonica del messinese, subentrando negli affari principali, estorsioni e droga, a chi prima ne tirava le fila, dopo gli arresti dell’operazione Isolabella.
I nomi dei 48 indagati
Riccardo Pedicone (45), Renato Alfonso (44 anni), Antonio “Bob Marley” Cacciola (26), Letterio “Lillo” Ciprone (50), Cirino Giovanni (72), Salvatore Crimi (56), Carmelino Antonino D’Amore (54), Carmelo Le Mura (52), Giuseppe Leo (40), Manuel Leo (33), Rosario Mangialli (62), Alessandro Manuli (26), Marcello Manuli (57), Giuseppe “Il malese” Mazzullo (48), Rosalinda Mirabile (45), Francesco “Ciccio” Musolino (34), Annamaria Sicari (38), Maria Luana Statella (42), Anna Tremante (45) di Giardini Naxos. Raneri “Il Negus” Giuseppe, detto anche Peppe Castelmola (53), Giuseppe Ariosto (47), Salvatore Cantarella (50), Giuseppe Concetto Di Stefano (46), Alessandro Galasso (47), Gianfranco Nassi (30), Roberto Paparo (52), di Calatabiano. Fabio “mappina” Bolzano (40), Alessandro Curcuruto (70), Fabio Purrazzo (38), Rosario Raneri (48), Giuseppe Ruggeri “Spaccalegna” o 31 corna” (60) di Taormina. Antonio Calà (43), Piero Lombardo (57), Giuseppe Mansueto (42), Massimiliano Rizza (56), Carmelo Sessa (48), Carmelo Sicali (59), di Catania; Arianna Cardillo (29), Rosario Noce (35), Nicolino Pagano (58), Carmelo Riolo (62) di Gaggi. Maurizio Carmelo Chisari (57) di Motta Camastra; Matteo Fortunato Mario Crimi (45), Francesco Cristaldi (54) di Gravina di Catania; Edy Fazio (31) di Castelmola; Salvatore Ferrara (50), Vincenzo Ronzisvalle (51) di Zafferana Etnea; Nicola Russo (42) di Castiglione di Sicilia.
Le basi dello spaccio
Le principali basi dello spaccio erano il deposito cimiteriale di Giarre e una officina vicino lo svincolo di Giardini Naxos, dove veniva custodita cocaina ma anche skunk, ufficialmente intestata a un soggetto con la fedina penale immacolata ma al cui interno operava un pregiudicato di Calatabiano. Come base dei rifornimenti gli spacciatori hanno utilizzato anche un bed & breakfast della stessa zona.
